venerdì 23 giugno 2006

Intervista ad Alessio Bax


Il giovane pianista barese Alessio Bax, dopo essersi diplomato a soli 14 anni presso il Conservatorio della sua città, sotto la guida di Angela Montemurro Lentini, si è rapidamente imposto sulla scena musicale internazionale, vincendo numerosi primi premi in prestigiosi concorsi nazionali e internazionali, tra cui quello celeberrimo di Leeds nel 2000, dove diede vita ad una memorabile esecuzione del Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 op. 15 di Johannes Brahms, in “compagnia” (si fa per dire) del grande maestro Sir Simon Rattle, alla guida della Birmingham Symphony Orchestra.
Da allora si è giustamente affermato nel mondo musicale come uno dei pianisti più interessanti e validi della sua generazione. Di recente, l’ho incontrato a Bari, dove ha tenuto dopo molti anni di assenza (vive infatti a Dallas negli Stati Uniti, da più di tredici anni) un paio di superbi concerti. Ecco il frutto di questo incontro.

Quando è nata la tua passione per la musica? Hai in famiglia appassionati (o "melomani") che ti hanno inizialmente stimolato e indirizzato verso lo studio di uno strumento?

“E’ difficile dirlo con certezza. Tra i primi ricordi della mia infanzia ci sono stati un giradischi di colore arancione, che riusciva a fornirmi ore e ore di pura gioia. Ricordo anche il mio amore per il suono dell’organo e per la musica di Bach. In verità il mio amore per la musica nacque proprio con l’organo.
I miei genitori amavano la musica, ma non ebbero mai l’opportunità di suonare seriamente uno strumento. Ho iniziato assieme a mio fratello Boris ad avvicinarmi alla musica; lui per me è sempre stato un grande compagno di “giochi musicali”

Una volta il grande pianista Arturo Benedetti Michelangeli venne fermato dalla polizia ad un casello autostradale. Gli chiesero di mostrare i documenti e gli domandarono che lavoro facesse. Ed egli disse tra il serio ed il faceto:" Vado un po' di qua un po' là". L'agente lo guardò perplesso: "E allora che scriviamo?" Lui: "scriva pure che faccio il girovago". Se succedesse a te, pensi che risponderesti alla stessa maniera?

“Non vorrei mettermi nei guai con un agente di polizia! Probabilmente Michelangeli aveva anche qualche prestigioso avvocato tra i suoi amici, chissà...Comunque sì, è vero, questa professione è un po’ da girovago. E poi credo che la musica sia uno dei maggiori elementi aggreganti tra i paesi e le diverse culture che esprimono. Naturalmente, il pubblico è diverso in ogni paese, ma la musica riesce sempre ad accorciare le distanze, parlando con un linguaggio universale e privo di discriminazioni.”

Quali sono i tuoi compositori preferiti, a prescindere da quelli che abitualmente suoni?

“In linea di massima, sono sempre quelli che suono al momento. Ogni compositore di qualità rappresenta un proprio universo. In alcuni casi (alludo, per esempio, alle sonate per pianoforte di Beethoven) ogni pezzo ha una vita propria. Se si vede la musica in questo modo, bisognerebbe dedicare tutto se stesso durante lo studio e l’esecuzione di una composizione. Diciamo comunque che mi interessano tutti i tipi di musica, purché siano di qualità.”

Ascolti e studi anche musica sinfonica, lirica, jazz, rock, oltre quella pianistica? Se sì, puoi offrirmi qualche esempio?

“Come ho detto, quando ho tempo mi piace ascoltare ogni tipo di “buona” musica. Mi risulta più facile incontrare musica di livello nel mondo classico (se ben eseguita, e’ chiaro!). Ma ascolto spesso jazz (Art Tatum, Ella Fitgerald, Keith Jarrett) e quando posso musica etnica dei paesi che visito.”

Quando hai deciso nella tua vita che avresti voluto - cascasse il mondo - diventare un pianista di professione?

“Mai o sin dall’inizio. Dipende dai punti di vista. Si potrebbe anche dire che la musica ha scelto me, ma credo di aver voluto dedicarmi al pianoforte sin da subito, o almeno da quando il pianoforte ha sostituito l’organo nel mio cuore. Arrivato ad un certo punto, era ormai troppo tardi per tornare indietro! “

Quanto è difficile nel mondo di oggi essere un pianista di "musica colta"?

“E’ difficile per il semplice motivo che oggi c’e’ molta più concorrenza che mai, e anche meno richiesta di musica “colta”. D’altra parte io vedo questo come il mestiere più bello al mondo. Certo, bisogna anche accettare il fatto che non si arriverà mai ad una verità interpretativa ideale, ma allo stesso tempo bisogna essere sempre motivati, giorno dopo giorno, per raggiungerla.”

Hai coltivato anche altre ambizioni o passioni - pianoforte a parte – da ragazzo? Se sì, quali hai mantenuto ancora oggi?

“La cucina e’ sempre stata la mia più grande passione, grazie alla mamma. Se da bambino ero il degustatore ufficiale, ora sono diventato però un vero…cuoco! “

Ritieni che la tua vita privata debba essere solo tua o, anche considerato che sei un artista già abbastanza noto, nonostante la tua ancora giovane età, sei pronto a parlarne liberamente con tutti?

“Penso sia importante che la vita privata resti privata, ma e’ anche importante scambiare e condividere idee con altri, e specialmente con la nuova generazione di giovani musicisti. Per questo cerco sempre di incontrarmi con loro e di tenermi al corrente. Ho anche da poco lanciato un blog su internet a questo scopo.”

E’ difficile per un pianista di talento e molto richiesto come te conciliare la vita privata e la carriera?

“Bisogna avere molta fortuna nella vita privata ed io ne ho avuta veramente tanta. Mia moglie, la pianista Lucille Chung, oltre ad essere una pianista formidabile ed una moglie perfetta, ha un carattere che si concilia perfettamente con il mio. Sono anche convinto che sia una autentica fortuna riuscire a condividere con lei non solo le esperienze di vita, ma anche ogni nota di ogni brano che suono oggi e suonerò per il resto della mia vita.”

Nessun commento:

Posta un commento