venerdì 28 luglio 2017

Il tema naturalistico sarà il protagonista della undicesima edizione di MITO - SettembreMusica dal 3 al 21 settembre. In calendario a Milano e Torino 140 concerti, di cui 69 ad ingresso gratuito.


«Il tema naturalistico dell’undicesima edizione di MITO SettembreMusica – dichiarano i sindaci di Milano e Torino – ci permette di sottolineare quanto il nostro ecosistema non sia fatto solo di terra, acqua e cielo, cioè di cose che vediamo, ma consista anche di uno spazio sonorolo spazio del “sentire”, che è nostro compito proteggere, sviluppare e tenere vivo. Sostenendo la musica, contribuiamo alla varietà, all’armonia e all’equilibrio di questo spazio uditivo, favorendone la biodiversità, poiché convivono nel festival musica antica e moderna, musica classica e nuovi linguaggi, nel consueto spirito di un cartellone che propone solisti e grandi orchestre, gruppi da camera ed ensemble di varia conformazione». Dal 3 al 21 settembre, ritorna a Milano e a Torino il festival MITO SettembreMusica guidato per il secondo anno da Anna Gastel, Presidente e da Nicola Campogrande, Direttore artistico. Per l’undicesimo anno consecutivo dalla fondazione, il festival unisce nel segno della musica le due più grandi città dell’Italia settentrionale, riconfermando il desiderio delle amministrazioni di considerare lo sviluppo della cultura musicale un’imprescindibile forma d'impegno a favore del bene comune. «Il tema di quest'anno è Natura. È una scelta che mi è parsa subito feconda – spiega ildirettore artistico Nicola Campogrande – perché la musica classica è di per sé un inno alla natura; se ci si pensa, è ormai quasi l'unica che si suoni con strumenti prodotti con materiali naturali (il legno, in particolare), e perché il suo repertorio si è regolarmente ispirato ai fenomeni naturali, e continua ancora a farlo nella produzione dei compositori viventi. Così, ascoltare in centoquaranta concerti le infinite declinazioni del tema mi sembra un’esperienza particolarmente affascinante». In calendario 140 concerti (70 per ogni città) dei quali ben 69 ad ingresso gratuito, tutti con programmi appositamente ideati e proposti da alcuni dei più importanti musicisti del panorama internazionale, alternati alle forze musicali torinesi e milanesi di maggior prestigio. Particolarmente apprezzate l’anno scorso, sono confermate le introduzioni all’ascolto – affidate a Gaia Varon e Mattia Palma, a Milano e a Stefano Catucci e Carlo Pavese, a Torino – per offrire al pubblico il piacere di una comprensione più profonda delle esperienze d’ascolto proposte, spesso inedite e comunque sempre originali. I prezzi dei biglietti per i concerti a pagamento sono gli stessi sia a Torino, sia a Milano, e rimangono particolarmentecontenuti. I concerti pomeridiani sono proposti gratuitamente o a 5 euro; stesso costo per i biglietti dei concerti per bambini e ragazzi sotto i quattordici anni. I concerti serali vanno da 10 a 30 euro. I concerti diffusi nel territorio metropolitano sono gratuiti. «Alla luce del grande successo riscosso da MITO Open Singing 2016 – osserva il presidente Anna Gastel – il festival quest’anno raddoppia il numero degli eventi in piazza, sia a Milano, in piazza Duomo, sia a Torino, in piazza San Carlo. I nostri concerti corali a partecipazione pubblica, che si sono dimostrati così efficaci nel raggiungere amanti della musica di ogni genere, dai neofiti ai più musicalmente preparati, saranno seguiti, nelle stesse piazze e durante lo stesso fine-settimana, dall’esecuzione della Nona Sinfonia di Beethoven da parte dell’Orchestra Giovanile Italiana diretta da Daniele Rustioni. È il nostro modo per ribadire l’importanza dell’esperienza musicale “di piazza”, pubblica e condivisa». Come nel 2016 quindi, quando furono più di venticinquemila i cittadini raccolti nei due cori formatisi in piazza del Duomo e in piazza San Carlo, anche quest'anno gli stessi spazi simbolici delle due città del festival si trasformeranno, il 9 settembre a Torino e il 10 a Milano, in un gigantesco palcoscenico per MITO Open Singing: un evento in occasione del quale tutti potranno diventare cantori unendosi al coro-guida (il Coro Giovanile Italiano), e a mille coristi radunatisi in piazza, per intonare – grazie al fascicolo con le partiture distribuito gratuitamente – i brani in programma, sotto la guida del direttore specializzato nella pratica dell’open singing,Michael Gohl. Tali appuntamenti collettivi arriveranno al termine dei due “Giorni dei Cori” in cui oltre trenta cori, provenienti da tutta Italia e dall’estero (come il Choeur National des Jeunes, portabandiera della Francia, o lo sloveno Vokalna Akademija Ljubljana), si esibiranno in diverse zone del tessuto urbano. Puntando nuovamente su questo straordinario momento di condivisione, la programmazione di MITO 2017 rilancia, incrociando negli stessi luoghi – 9 settembre a Milano, 10 settembre a Torino – un momento di ascolto collettivo che sicuramente “rinfrescherà” la percezione collettiva di uno dei capisaldi del repertorio: in programma c’è infatti la Nona di Beethoven eseguita dall'Orchestra Giovanile Italiana, il Coro Maghini e i solisti dell'Accademia del Maggio Musicale Fiorentino diretti da Daniele Rustioni (nella foto). La serata d’apertura del festival, il 3 settembre al Teatro alla Scala di Milano e il 4 al Teatro Regio di Torino, è affidata alla Gustav Mahler Jugendorchester diretta da Ingo Metzmacher con la partecipazione del pianista Jean-Yves Thibaudet. Il concerto, intitolato Quattro paesaggi, introduce al tema del festival proponendo quattro differenti modalità musicali di relazionarsi alla Natura. In programma, la prima esecuzione in Italia di This Midnight Hour di Anna Clyne – compositrice inglese trentasettenne, “in residence” alla Chicago Symphony Orchestra dal 2010 al 2015, vincitrice di numerosi premi e nominata ai Grammy Award – oltre al Concerto per pianoforte di Gershwin, all'ouverture di Dvořák Nel regno della natura e alla suite da Daphnis et Chloé di Ravel, che evoca una Grecia immaginaria. Nei fine settimana si concentra la programmazione per i bambini (dai due anni) con spettacoli e concerti pensati per loro, come l’olandese Cellostorm, in cui si narrano le avventure di un piccione solitario in cerca di amici (9 e 10 settembre); Play (16 e 17 settembre), dedicato alla prima infanzia, e d'Orfeo (in coproduzione con il Festival della Letteratura di Mantova) per raccontare ai più piccoli il capolavoro di Monteverdi nel 450° anniversario della nascita del compositore (16 e 17 settembre). Il programma del Festival percorre un arco temporale di oltre mille anni di musica. I compositori viventi eseguiti sono 115, con 10 prime esecuzioni italiane di Rautavaara, Tan Dun, Clyne, Ducros, Paulus, Korvits, McGowan, Andres, Dessner, Fairouz, che fanno capolino tra il canto ambrosiano, Vivaldi, il Classicismo, il Romanticismo, le scuole nazionali, il Novecento. Sono addirittura 7 le prime esecuzioni assolute, con brani, tra gli altri, di Gianluca Cascioli, diPärt Uusberg, di Virginia Guastella (commissioni di MITO SettembreMusica), di Nicholas Bacri e il battesimo de Il canto della fabbrica di Francesco Fiore, composto su invito della Fondazione Pirelli per il violino di Salvatore Accardo e l’Orchestra da Camera Italiana, dopo la visita del compositore e dei musicisti al Polo Industriale Pirelli di Settimo Torinese dove il brano sarà eseguito e dove Renzo Piano ha progettato una struttura trasparente, denominata “Spina”, in stretto rapporto con l’ambiente e i ciliegi che la circondano. Oltre ai brani di autori viventi inseriti tra pagine di repertorio – una delle impronte caratteristiche di MITO SettembreMusica – il Festival accoglie quest’anno anche la prima esibizione italiana degli Eighth Blackbird, sestetto proveniente da Chicago e considerato una formazione di punta della nuova musica statunitense. Il Festival si chiuderà a Milano il 20 e a Torino il 21 settembre con il concerto Luci, di cui sarà protagonista la Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Chailly, solista Julian Rachlin alla viola, in un programma che si apre con Lontano di Ligeti, che evoca la lenta progressione della luce, quindi propone il Concerto per viola di Bartók, ultimo suo lavoro, intimo e timbricamente oscuro, e in conclusione offre gli sfavillanti colori di Pini di Roma e Fontane di Roma di Respighi. Anche quest'anno, MITO ribadisce la propria natura di festival diffuso in tutta l’area metropolitana, dal centro città ai nuovi centri pulsanti; alcuni degli stessi artisti che si esibiscono nelle sale storiche, come Gauthier Capuçon e Gabriela Montero, saranno infatti protagonisti degli appuntamenti nei nuovi quartieri. Fra i pochi appuntamenti che avranno luogo in un solo capoluogo, anche per la loro radicata peculiarità, il Torinodanza festival (di 4 giorni) e, sempre a Torino, un convegno dedicato alle relazioni tra musica e acqua; e a Milano, la celebrazione di due Messe cantate e l’esecuzione di Vespri dal repertorio sacro ambrosiano, anche al centro di un convegno a Palazzo Reale. ll Festival, con il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, è realizzato da I Pomeriggi Musicali di Milano e Fondazione per la Cultura di Torino grazie all’impegno economico delle due Città, e al prezioso contributo del partner Intesa Sanpaolo,che ha creduto al progetto sin dalla prima edizione, con il sostegno di Compagnia di San Paolo, e degli sponsor Pirelli e Fondazione Fiera di Milano.

mercoledì 26 luglio 2017

L'11 e 12 ottobre inaugura al Comunale di Bologna il Festival Bologna Modern con il dittico Medea/ Medeamaterial che vedrà affiancati l'atto unico composto da Georg Benda e l'opera di Pascal Dusapin. Sul podio ci sarà Marco Angius, mentre la regia è firmata da Pamela Hunter.


Inaugura il festival Bologna Modern l’11 e 12 ottobre (ore 20.00), al Teatro Comunale, il ditticoMedea | Medeamaterial, che vede affiancati l’atto unico composto da Georg Benda nel 1775 e l’opera di Pascal Dusapin del 1992, quest'ultima in prima rappresentazione italiana. Sul podio Marco Angius (nella foto), che in questi anni ha legato il suo nome alle proposte del Comunale dedicate al repertorio contemporaneo. La regia è firmata da Pamela Hunter, per una nuova produzione realizzata da Nimrod Opera Zurich con Dalibor Pyš (video e camera) e Francesco Giomi(suono). Nel ruolo di Medea saranno impegnate Salome Kammer (Benda) – nota al pubblico del grande schermo per la sua interpretazione della violoncellista Clarissa nel film “Heimat 2 – Cronaca di una giovinezza”, diretto dal regista tedesco Edgar Reitz – e Piia Komsi (Dusapin) –soprano finlandese apprezzato in tutto il mondo, da Buenos Aires a New York, per le sue capacità virtuosistiche mentre per entrambe le opere sarà Paul Suter a vestire i panni di Giasone. Orchestra e Coro (preparato da Mario Benotto) sono quelli del Comunale di Bologna.
Lo spettacolo sarà registrato e trasmesso in differita da Radio3.
Ho sempre voluto scrivere un dramma di questo tipo […] In verità, niente mi ha mai sorpreso a tal punto, perché ho sempre immaginato che un pezzo scritto in questo modo risulterebbe alquanto inefficace! Sai, ovviamente, che in esso non c’è canto, ma soltanto recitazione, per la quale la musica è soltanto come l’obbligato per il recitativo. Ogni tanto vengono pronunciate delle parole mentre la musica prosegue e questo ha un effetto splendido.” Così scriveva in una lettera al padre il giovane Mozart dopo aver assistito a una recita della Medea di Benda a Mannheim nel 1778. Melodramma in un atto composto nel 1775 su libretto del poeta e drammaturgo tedesco Friedrich Wilhelm Gotter, narra il tragico mito di Medea ispirandosi a Euripide e a Ovidio. Influenzato dall'estetica di Lessing, Benda elabora una costruzione musicale, dall'alto tasso emozionale, che fa largo uso di temi ricorrenti legati al ricordo.
Pascal Dusapin è uno dei più importanti compositori della scena musicale francese contemporanea, le cui opere sono diventate parte integrante del repertorio. Anch’egli come Benda prende ispirazione dal mito di Medea e nel 1992 compone Medeamaterial, un lavoro che, come spesso accade in Dusapin, fa convergere diverse forme artistiche in modo mirabile: musica, lirismo, letteratura, storia, filosofia, il tutto basato sul testo del grande drammaturgo tedesco Heiner Müller, scomparso nel 1995, tre anni dopo la prima rappresentazione dell'opera.Quest’ultimo si focalizza principalmente sul disturbo psicologico che affligge la protagonista, sul suo manifestarsi e sugli effetti che ha sul suo corpo e su quelli di chi le è vicino. La personalità schizofrenica di Medea viene resa attraverso il raddoppio della sua voce da parte di un quartetto vocale, che trasformano le parole di rabbia e lamento in una sorta di polifonia.
L’idea su cui si basa questa produzione è quella di combinare la grande forza drammatica del mito di Medea raccontato da Benda con l’introspezione psicologica tratteggiata da Pascal Dusapin. Raccontando la lotta interiore che lacera la figlia di Eeta, determinata a compiere la sua terrificante vendetta, il palco viene preparato alla complicata e profondamente introspettiva analisi a cui la protagonista viene sottoposta nell’opera di Dusapin. La musica di quest’ultimo riesce a mantenere un delicato equilibrio tra il terrore generato dall’orribile atto e le emozioni che caratterizzano i personaggi della storia. Utilizzando dei flash-back e degli effetti di “eco visivo”, la psicosi tratteggiata da Dusapin tormenta la Medea di Benda, e i momenti di verità in Benda ritornano come ricordi in Dusapin. Per raggiungere questa “risonanza emozionale” tra le due opere la messinscena è completamente astratta, utilizzando un linguaggio figurato concepito per permettere che le emozioni espresse dalla musica possano produrre il loro massimo effetto.
Medea e Medeamaterial vengono eseguite en suite e senza intervallo, per una durata di circa un'ora e quaranta minuti. Lo spettacolo è realizzato grazie al contributo di Automobili Lamborghini.
I biglietti (da 25 a 10 euro) sono in vendita sul sito www.tcbo.it e presso la biglietteria del Teatro Comunale di Bologna. Eventuali biglietti invenduti saranno disponibili da un'ora e mezza prima dell'inizio di ogni spettacolo al 50% del costo.

Il convegno dedicato a Rodolfo Celletti (1917-2004) si svolgerà il 28 e il 29 luglio alla Fondazione Paolo Grassi di Martina Franca, nell'ambito della 43esima edizione del Festival della Valle d'Itria.


Rodolfo Celletti (1917-2004) è stato musicologo, critico musicale, maestro di canto e organizzatore musicale. Scrittore di grande talento - autore di romanzi di forte impronta autobiografico-letteraria come "Viale Bianca Maria" (1961), "Tu che le vanità" (1981) e "L’infermiera inglese" (1995) - ha svolto un’importante ruolo culturale in qualità di musicologo e storico-critico musicale indirizzato allo studio delle voci, e a un’inedita rilettura della storia del teatro musicale italiano (soprattutto) come evoluzione (e poi involuzione) delle tecniche e del gusto dei cantanti. L’analisi della scrittura vocale unita alla collazione di dati storici (spartiti, cronache, aneddotica e iconografia del tempo) ha permesso a Celletti di far “rivivere” i grandi cantanti dei secoli XVII-XIX, decodificati come portatori di una scienza vocalistica e interpretativa ancora attuale. Collaboratore a varie riviste, autore di saggi e studi monografici tra cui quello sulla storia della vocalità, e di libri fondamentali sul tema tra cui "Le grandi voci" (1964), "Storia del belcanto" (1983-86) e "Il teatro d’opera in disco" (1976 e 1988), Celletti è stato il più importante studioso e attore nella riscoperta e riproposta esecutiva - a scopi eminentemente storici e come conquista drammatica oltre che cultural-letteraria - del mondo e dell’estetica del belcanto, ma anche profondo conoscitore delle diverse scuole vocali e interpretative del Novecento. 
A cent’anni dalla nascita, il convegno «Rodolfo Celletti (1917-2004) - Maestro di scrittura e (censore) di voci» è un omaggio dovuto all’uomo di cultura che ha voluto confrontare il suo “metodo” di analisi critica e storiografica con la realtà didattica e organizzativa moderna. Impegnandosi come direttore artistico del Festival della Valle d’Itria dal 1980 al 1993, Celletti mise a disposizione la propria competenza specifica e diede veste pratica alle teorie storico-artistiche con generosa passione divulgativa. A Martina Franca Celletti svolse anche buona parte della sua opera di maestro di canto, preparando e lanciando giovani esecutori oppure convertendo interpreti già in carriera; diffondendo la grammatica estetica e tecnica imprescindibile nella letteratura belcantistica, ma che poggiava su una disciplina vocalistica necessaria al cantare bene qualunque repertorio. I “suoi” festival furono coerentemente dedicati a titoli emarginati, ignorati o falsati dalla tradizione teatrale ottocentesca per l’assenza di studi non viziati da pregiudizi critici romantici, e per mancanza di interpreti in grado di riproporli con adeguati strumenti tecnici, stilistici e di gusto. Gli incontri che si terranno alla Fondazione Paolo Grassi, sede dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”, saranno quindi l’occasione per fare il punto sul valore e sull’attualità della rigorosa impostazione storiografica e critica e della scienza vocalistico-musicologica di cui Celletti contribuì a definire ambiti e plausibili applicazioni artistiche moderne. 
Le giornate di studio del 28 e 29 luglio 2017 - di cui è prevista la pubblicazione in Atti e nel corso delle quali si presenterà la ristampa della "Storia del Belcanto" - sono state organizzate dalla Fondazione Paolo Grassi nell'ambito della 43ª edizione del Festival della Valle d'Itria, doverosamente dedicata al M° Celletti e nel ricordo del M° Albero Zedda, he assieme a Celletti diresse il Festival della Valle d'Itria nei suoi primi (e decisivi) anni di vita.
Nelle sedute più scientifiche del convegno l’importante lascito di conoscenza dello studioso che ha trasformato, e in parte riscritto, la storia della musica teatrale sarà al centro di una selezionata serie di relazioni affidate a studiosi altrettanto interessati alla “scienza” e al “metodo” senza compromessi storico-estetici di Rodolfo Celletti. 
Nella prima giornata (28 luglio, ore 10.30-13.00), la figura di letterato e scrittore di talento letterario puro sarà indagata da Franca Cella, mentre Giancarlo Landini ricostruirà le genealogie vocali tracciate dal suo lavoro di storiografo delle voci, lasciando a Marco Beghelli la riflessione sulla persistenza del “metodo-Celletti” nell’ambito musicologico di oggi, più propenso a valutare il ruolo dell’interprete in base un’indagine drammaturgicamente pluridisciplinare. 
La seconda mattinata (29 luglio, ore 10.30-13.00) sarà aperta dalla documentazione critica mirata ai giudizi sulle due grandi “rivali”, Maria Callas e Renata Tebaldi affidata da Jacopo Pellegrini. Seguirà la testimonianza diretta di un cantante-teorico e didatta storico (Michael Aspinall), l'intervento di Alessandro Patalini sul tema "Rodolfo Celletti e la scuola del canto" e il pensiero di un giovane critico e studioso d’opera di oggi (Mattia Palma) sul valore e l’interesse che i giudizi storici e il metodo valutativo di Celletti suscitano ancora. 
Completa e arricchisce il programma la tavola rotonda Martina Franca - «Tu che le rarità» (28 luglio, ore 17.00-19.00) dedicata a una riflessione sul significato storico del Festival della Valle d’Itria.L’inedita rassegna belcantistica, prima manifestazione musicale di respiro e spessore culturale inte0rnazionale intrapresa in Puglia, è tuttora attiva, di riferimento e in debito con l’originale impianto critico-pedagogico-esecutivo che Celletti seppe istituire negli anni della sua direzione. Alla conversazione condotta da Angelo Foletto (coordinatore del convegno)  parteciperanno gli attuali responsabili artistici del festival tra cui Franco Punzi, Alberto Triola e Fabio Luisi, con inedite testimonianze, assieme ad amici e collaboratori che lavorarono a stretto contatto con Celletti: Franco Chieco, Carlo Fontana, Franca Cella, Michael Aspinall.
Media partner dell'evento è RADIO CEMAT, che trasmetterà in diretta streaming radiofonica l'intero convegno: 
http://www.radiocemat.org/

INGRESSO LIBERO

Domani sera "Omaggio al Belcanto" in Piazza Ferrarese a Bari con il soprano Anna Schiavulli, il tenore Nicola Cuocci ed il pianista Vincenzo Cicchelli.


Domani, giovedì 27 luglio alle ore 20.30 in Piazza del Ferrarese a Bari il soprano Anna Schiavulli (nella foto), il tenore Nicola Cuocci e il pianista Vincenzo Cicchelli presentano il concerto "Omaggio al Belcanto". All'interno del cartellone "Estate a Bari 2017", i tre artisti portano fuori dalle tradizionali sale dei teatri le melodie del patrimonio culturale che tutto il mondo ci invidia, e offrono al pubblico estivo della Piazza il primo vero e proprio made in Italy, senza dimenticare di strizzare l'occhio ai compositori francesi e tedeschi. Musiche di G. Donizetti, G. Verdi, G. Bizet, G. Puccini, F.P. Tosti, F. Léhar, V. Ranzato, V. Di Chiara, E. De Curtis, E. Di Capua.

martedì 25 luglio 2017

"Mille e una Callas. Voci e studi." Jacopo Pellegrini racconta Maria Callas, con la partecipazione di Angelo Foletto.

In occasione del 43° Festival della Valle d'Itria e come "anticipazione" al convegno di studi sul belcanto dedicato a Rodolfo Celletti (in programma il 28 e 29 luglio), giovedì 27 luglio 2017 alle ore 19.00 è in programma nell'Auditorium della Fondazione Paolo Grassi la presentazione del libro "Mille e una Callas. Voci e studi", a cura di Luca Aversano e Jacopo Pellegrini [Quodlibet, 2017].
Nell'occasione sarà presente Jacopo Pellegrini che, assieme ad Angelo Foletto, racconterà a grandi linee i contenuti del libro da lui curato e dedicato a Maria Callas. [Ingresso libero]

IL LIBRO
Tutti hanno sentito il suo nome, molti hanno udito la sua voce.
La parabola spettacolare di un’artista che conobbe un’ascesa scabrosa benché non avara di riconoscimenti, fino a un culmine breve come tutti i culmini, e una prolungata, malinconica discesa verso una brusca morte misteriosa, ha ispirato romanzi, poesie, testi teatrali e musicali, spettacoli di danza, film, programmi radiofonici e televisivi. Crisalide mutatasi in icona di eleganza femminile, la greco-americana si fece italiana, anzi veneta (di Verona) e poi milanese, per finire francese o quasi: l’essenza internazionale del melodramma italiano non poteva essere sancita in forma più apodittica. Il suo canto, ora osannato ora censurato, il suo stile interpretativo paragonato alle grandi voci dell’Ottocento, le sue riconosciute facoltà di attrice hanno riportato prepotentemente l’opera lirica al centro del dibattito intellettuale, hanno aperto nuovi sentieri nel repertorio, hanno contribuito a rafforzare in Italia il ruolo della regìa operistica.
Maria Callas (1923-1977) è tutto questo. Per la prima volta, filosofi, storici della letteratura, dell’arte, del teatro, del cinema, della danza, della moda, sociologi della comunicazione indagano gli effetti della sua presenza umana e artistica nella sfera dello spettacolo e del costume sociale. Lo studio del lascito artistico è affidato ai musicologi, impegnati anche a delineare possibili metodologie per un terreno di ricerca ancora poco dissodato – almeno in Italia – quale è l’interpretazione musicale. Dei ricordi parlano testimoni diretti e amici del grande soprano.

Scritti di Alberti, Arbasino, Aversano, Bartoletti, Beghelli, Biancorosso, Bono, Camellini, Cesari, Conati, Crivelli, Emanuele, Gamaleri, Gobbi, Guandalini, Henze, Lo Iacono, Matassi, Menduni, Moscati, Nicastro, Orselli, Parigi, Pellegrini, Poli, Puppa, Ruffini, Sala, Scognamiglio, Segre Reinach, Serafin, Serpa, Tommasi, Tosi, Valeri, van Zoggel, Weaver.

Per ulteriori informazioni sul libro:https://www.quodlibet.it/libro/9788822900784

L’ORCHESTRA SINFONICA NAZIONALE DELLA RAI AL ROSSINI OPERA FESTIVAL 2017.


Le siège de CorintheLa pietra del paragone Stabat Mater: sono i tre appuntamenti con i quali l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai debutta come orchestra principale al Rossini Opera Festival di Pesaro. Si inizia il 10 agosto con la prima esecuzione assoluta in edizione critica de Le siège de Corinthediretta da Roberto Abbado (nella foto) e messa in scena da Carlus Padrissa de La Fura dels Baus. Lo spettacolo è replicato il 13, il 16 e il 19 agosto. La seconda opera è  La pietra del paragone, riallestimento della produzione del ROF 2002, diretta da Daniele Rustioni e firmata da Pier Luigi Pizzi, in scena dall’11 agosto con repliche il 14, il 17 e il 20. L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai è protagonista anche del concerto di chiusura del ROF 2017, in programma il 22 agosto, nel quale sarà eseguito lo Stabat Mater di Rossini, con Daniele Rustioni sul podio, le voci di Salome Jicia, Enkelejda Shkoza, Dmitry Korchak ed Erwin Schrott, con il Coro del Teatro Ventidio Basso diretto da Giovanni Farina. Il concerto sarà proiettato in diretta in piazza del Popolo a Pesaro. Le prime de Le siège de Corinthe e della Pietra delParagone saranno trasmesse in diretta su Radio3 Rai, e potranno essere riascoltate sul sito www.radio3.rai.it fino al 22 agosto.

FESTIVAL DI SALISBURGO: LUCA SALSI IL PROSSIMO 6 AGOSTO SARA' PROTAGONISTA DELL’AIDA DI VERDI DIRETTA DA RICCARDO MUTI CON LA REGIA DI SHIRIN NESHAT.


 Per il terzo anno consecutivo torna al Festival di Salisburgo il baritono italiano Luca Salsi, già protagonista dell’Ernani diretto da Riccardo Muti (nella foto) nel 2015, successivamente interprete del ruolo di Briano nel raro Il templario di Otto Nicolai nel 2016, e ora, a partire dal 6 agosto 2017, di quello di Amonasro nell’Aida di Giuseppe Verdi, ancora con la direzione di Muti e la regia di Shirin Neshat.
Considerato baritono verdiano di riferimento, Salsi è originario della provincia di Parma, proprio come Verdi, e collabora frequentemente con Riccardo Muti, con cui ha interpretato Macbeth a Chicago e a Stoccolma, I due Foscari a Roma, Nabucco a Ravenna, Roma e Tokyo, Ernani a Roma e a Salisburgo e Falstaff a Chicago.
Recentemente è stato protagonista dell’Andrea Chénier a Monaco di Baviera e a Parigi, accanto a Jonas Kaufmann e Anja Harteros, e del nuovo allestimento di Rigoletto firmato da Damiano Michieletto ad Amsterdam.
“Sono felice di tornare a Salisburgo, ancora una volta sotto la bacchetta del Maestro Muti, il più grande interprete verdiano di oggi, dal quale ho imparato tutto quello che so di questo grandissimo compositore – dice Luca Salsi – È anche un piacere per me poter interpretare di nuovo il ruolo di Amonasro: uno dei più celebri padri verdiani, troppo spesso pensato come una figura rude e autoritaria, in realtà uno dei personaggi a cui Verdi ha regalato alcune delle sue più belle melodie. Basti pensare al duetto con Aida del terzo atto, nel quale il padre, chiedendo un sacrificio estremo ad Aida, espone una frase musicale di estrema bellezza e drammaticità, che racchiude in sé sia l'implorazione alla figlia, sia la tragedia di un intero popolo.”
Tra i prossimi impegni di Luca Salsi: il debutto come Scarpia nella Tosca al Teatro dell’Opera di Roma, dal 14 ottobre; l’inaugurazione della nuova stagione del Teatro alla Scala, ancora come Carlo Gérard nell'Andrea Chénier diretto da Riccardo Chailly il 7 dicembre; Poliuto al Gran Teatre del Liceu di Barcellona il 10 e il 13 gennaio 2018 e ben tre opere al Metropolitan di New York: Il trovatore (dal 6 febbraio), Lucia di Lamermoor (dal 30 marzo) e Luisa Miller (il 18 aprile).
La nuova produzione dell’Aida - in scena a Salisburgo anche il 9, il 12, il 16, il 19, il 22 e il 25 agosto – è realizzata dall’acclamata artista iraniana Shirin Nashat, al suo debutto nella lirica. Accanto a Salsi sono impegnati Anna Netrebko nel ruolo del titolo, Francesco Meli in quello di Radamès, Ekaterina Semenchuk come Amneris, Roberto Tagliavini nelle vesti del Re d'Egitto e Dmitry Belosselskiy in quelle di Ramfis.

lunedì 24 luglio 2017

Venerdì 11 agosto Michele Mariotti torna ad interpretare "I due Foscari" di Giuseppe Verdi, debuttando per l'occasione al Festival di Salisburgo.


Dopo il successo personale ottenuto al Teatro alla Scala di Milano nel febbraio 2016, il direttore d'orchestra pesarese Michele Mariotti (nella foto) torna a interpretare I due Foscari di Giuseppe Verdi, debuttando per l'occasione al Festival di Salisburgo. Venerdì 11 agosto alle 19.30, con replica lunedì 14 agosto alle 15.30, alla Grosses Festspielhaus della città austriaca, sale sul podio della Mozarteumorchester Salzburg, e guida un cast capitanato dal grande Placido Domingo, impegnato – come già alla Scala nel 2016 – nel ruolo di Francesco Foscari. Con lui, interpreti della tragedia lirica di Verdi, proposta in forma di concerto, sono Joseph Calleja nel ruolo di Jacopo Foscari, Guanqun Yu che interpreta Lucrezia Contarini, Roberto Tagliavini nei panni di Jacopo Loredano, e Bror Magnus Tødenes in quelli di Barbarigo. Il coro, preparato da Walter Zehm, è il Philharmonia Chor Wien.
I due Foscari si inserisce in un mio personale percorso dedicato alla prima produzione di Verdi – dice Michele Mariotti - Sono titoli che ho cercato di pensare indipendentemente dai successivi, escludendo i possibili confronti. Hanno un linguaggio proprio: in Verdi c'è stato un progressivo sviluppo della scrittura musicale, da Oberto fino a Falstaff. Ho cercato di avvicinarmi con onestà a tutte le sue prime opere che ho diretto, cercando di codificarle come tasselli che appartengono a un determinato momento della suo percorso. Bisogna credere nel linguaggio verdiano giovanile, che è certamente semplice, ma è anche sintetico, diretto, e arriva all'ascoltatore in modo estremamente efficace.Quest'opera in particolare è intrisa di violenza, perché violenti sono i rapporti tra gli essei umani protagonisti, che si riflettono nelle tinte scure che la caratterizzano e le conferiscono una grande modernità. Basti pensare all'inizio del secondo atto, al soliloquio di violoncello e viola: un altissimo momento sia per la sua portata intellettuale, sia per il suo contenuto romantico, nel senso più filosofico del termine.
Già alla Scala – conclude Mariotti  ho avuto la fortuna di dirigere Placido Domingo, grandissimo interprete del ruolo di Francesco Foscari, che ha portato in dote al personaggio tutto il suo carisma e un'enorme carica di umanità”


Recentemente insignito del 36° “Premio Abbiati” della Critica Musicale Italiana come miglior direttore d'orchestra del 2016, dopo I due Foscari Michele Mariotti dirigerà a settembre La forza del destino di Verdi per l'inaugurazione della stagione dell'Opera di Amsterdam e a ottobre Lucia di Lammermoor alla Royal Opera House di Londra. Nel gennaio 2017 invece interpreterà La bohéme di Puccini per l'inaugurazione del Teatro Comunale di Bologna, di cui è Direttore musicale.

venerdì 21 luglio 2017

martedì 5 settembre esce il nuovo album del sassofonista Roberto Ottaviano.

Martedì 5 settembre, distribuito in Italia e all’estero da Ird e nei migliori store digi tali, esce ufficialmente Sideralis, nuovo album di Roberto Ottaviano, prodotto dall’etichetta Dodicilune. Dieci brani originali del sassofonista barese affiancato in questo progetto dal pianista inglese Alexander Hawkins e da una sezione ritmica tutta statunitense composta dal bassista Michael Formanek al basso e dal batterista Gerry Hemingway
Quattro giganti del jazz di impronta post-free e di matrice creativa si affrontano in un teatro dell’ipercosmo. Rotte e orbite siderali, linee spezzate, effetti onomatopeici, suoni acidi, idee sminuzzate, forme esplose: eppure tutto resta ripensabile in una struttura coerente e appagante. Un gioco sperimentale a tutta altezza, che cattura e accompagna l’ascoltatore in g alassie inesplorate. Gli stop e i salti all’unisono, i temi frammentati, donano colore e dinamicità ai fraseggi. Il sassofono di Ottaviano è un cono di luce, una torcia che illumina la più oscura distensione, una guida affidabile. Tutto è inquadrato in una compostezza precaria, che pare cerchi nuovi spazi d’espressione. Non tracce compiute, ma esplorazioni sonore, un mondo in divenire alla ricerca del suo ispiratore, quel John Coltrane asceso alle stelle il 17 luglio del 1967. Sideralis è un manifesto di gratitudine a lui, tra i primi esploratori di quello spazio “siderale”. L’infinità della sua ricerca genera tuttora luce. 
Attivo sulla scena jazzistica internazionale da quasi quarant’anni, Roberto Ottaviano ha suonato e inciso con alcuni tra i più importanti musicisti america ni ed europei a cavallo tra diverse generazioni: D. Gillespie, C. Baker, A. Farmer, M. Waldron, R. Workman, A. Mangelsdorff, G. Gaslini, E. Rava, S. Swallow, F. Koglmann, P. Favre, K. Wheeler, K. Tippett, K. Berger, H. Bennink, A. Andersen, T. Gurtu,  H. Drake, e tantissimi altri. Oltre che dirigere proprie formazioni, tra cui Astrolabio con G. Trovesi, G. Ferris e M. Godard, il QuarkTet con A. Hawkins, M. Formanek e G. Hemingway, ed il Trio Griòts con G. Maier e Z. De Rossi, suona con la Minafric Orchestra e con Canto General di Pino Minafra. Si esibisce in Germania, Austria, Svizzera, Belgio, Francia, Danimarca, Norvegia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Yugoslavia, Albania, Romania, Russia, India, Giappone, Messico, Tailandia, Marocco, Algeria, Costa d’Avorio, Senegal, Cameroun, Stati Uniti, Canada, ed ha inciso per Red, Splasc(h), Soul Note, Dodicilune, Hat Art, Intakt, ECM, DIW ed Ogun. Come didatta ha fondato il corso Musica Jazz nel Conservatorio della sua città e di cui ne è coordinatore da quasi 30 anni. Ha condotto e conduce Workshops e Masterclass su varie tematiche in giro per il mondo. Di prossima pubblicazione il volume da lui curato per Stampa Alternativa, “Steve Lacy. Una diversa prospettiva”, nella collana Jazz People diretta da Gianfranco Salvatore. 
Compositore, pianista, organista, Alexander Hawkins si divide tra la passione per il free e un profondo fascino per la composizione. Numerose le sue collaborazioni con musicisti del calibro di Evan Parker, John Surman, Joe McPhee, Mulatu Astatke, Wadada Leo Smith, Anthony Braxton, Marshall Allen, Han Bennink, Hamid Drake, Rob Mazurek, Taylor Ho Bynum, Harris Eisenstadt, Matana Roberts, Shabaka Hutchings. Diversi anche i riconoscimenti e le presenze a festival internazionali. Nel 2016 è stato nominato Instrumentalist of the Year aiParliamentary Jazz Awards.
Contrabbassista del panorama jazz americano, classe 1958, Michael Formanek inizia a suonare negli anni Ottanta al fianco di Freddie Hubbard, Joe Henderson, Dave Liebman, Fred Hersch, Attila Zoller. Il suo album di debutto, Wide Open Spaces, è del 1990, insieme a Greg Osby, Mark Feldman, Wayne Krantz, Jeff Hirshfield. Importante la sua produzione discografica, e numerose le sue collaborazioni: tra le altre, quelle con Jane Ira Bloom, Uri Caine, James Emery, Lee Konitz, Kevin Mahogany, la Mingus Big Band, Scott Fields, Daniel Schnyder, Jack Walrath. È direttore della Peabody Jazz Orchestra e Jazz Bass Instructor al Peabody Conservatory of Music in Baltimore, Maryland. 

Gerry Hemingway è compositore, percussionista, visual artist, didatta. Nato in New Haven, Conn., nel 1955 in una famiglia di musicisti, si avvicina allo studio delle percussioni a dieci anni. A diciassette è già un provetto percussionista jazz e bepop. Dal 1983 al 1994 suona nell’Anthony Braxton quartet. Con Braxton pubblicherà per la Mode Records Old Dogs (2010), quattro album a testimone della storica re in duo. Numerose le sue collaborazioni, i progetti e l’impegno didattico; densissima la produzione discografica e le performance dal vivo. 
L’etichetta salentina Dodicilune è attiva dal 1996. Dispone di un catalogo di oltre 220 produzioni di artisti italiani e stranieri ed è distribuita in Itali a e all'estero da IRD in circa 400 punti vendita tra negozi di disc hi e store. I dischi Dodicilune possono essere acquistati anche online, ascoltati e scaricati su una cinquantina tra le maggiori piattaforme del mondo.

A Fasano per "Selva in Festival" stasera concerto di Harold Lopez Nussa Trio.

A Fasano per Selva In Festival. Culture-Arti-Paesaggi Raccontami una storia, rassegna del Comune di Fasano curata da Vito Bianchi: nell'ambito di “Sotto un cielo di stelle”, al Minareto DOMANI, martedì 18 alle ore 21.20, da Cuba Harold Lopez Nussa trio. Harold Lopez-Nussa (nella foto) al pianoforte, Wade Alune, basso e voce, Ruy Adrián López-Nussa,  batteria e percussioni. Il concerto, in esclusiva per il centro-sud,  (tre sole altre tappe in Italia nei giorni seguenti: Ancona, Venezia, Trieste, prima della prosecuzione del tour in Asia e Stati Uniti) rientra in “Selva In Festival. Culture-Arti-Paesaggi”, la rassegna estiva di appuntamenti teatrali, musicali, letterari ed artistici messa a punto dal Comune di Fasano, da un’idea dello scrittore ed archeologo Vito Bianchi, in collaborazione col Teatro Pubblico Pugliese e, per gli aspetti tecnici, con la locale associazione “Le Nove Muse”. Biglietto d’ingresso 8 euro per posto unico non numerato. Potrà essere acquistato in ogni momento anche in prevendita su www.bookingshow.it o al botteghino del teatro Sociale di Fasano solo OGGI giovedì 13 luglio dalle ore 17 alle 19 e, ancora, ogni giorno al “Barrino” (a Selva di Fasano) ed al "Caffè Bella Napoli (a Fasano) o direttamente martedì 18 luglio al Minareto dalle ore 19.30. Info 393.8975459. Il parcheggio è alla Casina municipale da dove, a partire dalle ore 20 e fino ad inizio concerto, si potrà prendere il bus-navetta gratuito Istituito dal Comune che condurrà al Minareto.  Selva in festival è messa a punto in collaborazione col Teatro Pubblico Pugliese (Tpp) e in sinergia con le associazioni del territorio “Amici di Ernest Verner”, “FAI – Delegazione di Brindisi”, “Le Nove Muse”, “Parco Regionale Dune Costiere”, “Presidio del Libro”, “Pro Selva”, circolo della stampa “Secondo Adamo Nardelli”, parrocchia Maria SS. Addolorata - Trullo del Signore, “Egnazia Corse”.


giovedì 20 luglio 2017

D’Onghia su anniversario scomparsa Borsellino: “L’istruzione e il sapere fondamentali per la lotta alla mafia”


La memoria di Paolo Borsellino insieme a quella di Giovanni Falcone, rappresenta un’importante contributo all’educazione alla legalità. Non possiamo e non dobbiamo mai dimenticare quel periodo drammatico della nostra storia. Per combattere la mafia abbiamo il dovere di diffondere tra le giovani generazioni la cultura della legalità basata sul senso di responsabilità civile e democratica di ognuno di noi”. Così la sottosegretaria al MIUR, senatrice Angela D’Onghia (nella foto), nel  giorno dell’anniversario della morte di Paolo Borsellino di cui oggi ricorrono i 25 anni della strage di via D’Amelio. “Educare al rispetto delle regole ed insegnare ad individuare il male sono tra i compiti della scuola”, prosegue la senatrice. “ E’ da qui che dobbiamo partire per scardinare i poteri criminali, perché è  nella scuola che si impara a diventare i cittadini di domani. Il sapere, l’istruzione, la formazione sono l’unica strada percorribile per una società libera e lontana da soprusi, discriminazioni e illegalità. In tal senso il ruolo chiave della scuola è  proprio quello di diffondere saldamente i valori civili nelle coscienze e nella cultura dei giovani.  “Solo così possiamo potenziare la coscienza civica. Il nostro deve essere un impegno costante e senza tempo dove non c’è spazio per il silenzio. Ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte per costruire una società migliore”, conclude la sottosegretaria D’Onghia.   


Piero Mioli racconta il melodramma romantico fra Rossini, Verdi e Puccini

     
Giovedì 20 luglio alle ore 19.00 nell'Auditorium della Fondazione Paolo Grassi settimo appuntamento con "Mettiamoci all'opera" 2017, il programma di incontri e conversazioni che la Fondazione Paolo Grassi costruisce annualmente nell’ottica di approfondire i temi del Festival della Valle d’Itria e di far crescere il suo pubblico.
Protaginista sarà il musicologo Piero Mioli (nella foto), autore del libro edito da Mursia dal titolo "Il melodramma romantico. Del teatro d’opera in Italia fra Rossini, Verdi e Puccini". Facendo riferimento alle opere in cartellone nel 43° Festival della Valle d'Itria, che attraversano ben quattro secoli di teatro musicale italiano (da Monteverdi a Puccini, passando per Vivaldi, Piccinni, Meyerbeer e Verdi), il Prof. Mioli racconterà i contenuti del suo libro, un saggio completo, godibile, ricco di informazioni sul melodramma romantico italiano, che è stato, e sarà, una componente fondamentale della civiltà e della sensibilità umana.

Piero Mioli vive a Bologna, dove insegna Storia della musica al Conservatorio. È consigliere d’arte dell’Accademia Filarmonica, presiede la Cappella dei Servi, fa parte del comitato di redazione della «Nuova informazione bibliografica» (Il Mulino), scrive per «il Resto del Carlino». Inoltre è socio dell’Accademia Petrarca di Arezzo, partecipa al comitato scientifico per l’edizione dell’epistolario verdiano (Parma), collabora con varie riviste, svolge attività di divulgatore e conferenziere. Ha scritto numerosi saggi su compositori, generi musicali e testi di storia della musica. Con Mursia ha pubblicato Invito all’ascolto di Rossini, Invito all’opera: Don Carlos di Giuseppe Verdi, Invito all’ascolto di Gluck.

mercoledì 19 luglio 2017

La Scala di Milano va in vacanza. Ecco gli ultimi appuntamenti.


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Con un grande exploit di balletto, culminante in quattro recite del lago dei cigni in quattro giorni dal 18 al 21 luglio, il Teatro alla Scala saluta il suo pubblico prima della pausa estiva. Sarà una pausa breve, ricca di tournée internazionali in America e Asia, per riprendere l’attività già a inizio settembre con l’attesa Prima di Hänsel und Gretel, capolavoro di Humperdinck che vedrà in scena gli allievi dell’Accademia che quest’anno hanno lavorato con un grande regista e un grande direttore, Marc Albrecht e Sven-Eric Bechtolf. Il 12 settembre, debutta un’altra importante nuova produzione operistica: Tamerlano di Händel per la regia di Davide Livermore. Grande curiosità anche per il ritorno, da tenore, di Plácido Domingo (12, 19, 22, 25, 27 sett). Lunedì 11 settembre da non perdere l’unica tappa italiana della tournée europea della Sächsische Staatskapelle Dresden guidata da Christian Thielemann, Sui leggii la Sinfonia n.1 di Bruckner e il Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra di Beethoven con solista Rudolf Buchbinder. Nell’augurarti una felice estate ti ricordiamo, inoltre, che la Biglietteria Centrale è aperta come di consueto tutti i giorni dalle 12 alle 18 fino al 5 agosto. La chiusura estiva sarà dal 5 al 20 agosto.

martedì 18 luglio 2017

Mercoledì 26 luglio una leggenda del Jazz si esibirà al Petruzzelli: Charles Lloyd, grande sassofonista afroamericano per l'Associazione " Nel Gioco del Jazz".


E’ una leggenda della storia del Jazz, un mito imperdibile per gli appassionati di questo genere musicale. Charles Lloyd (nella foto), il grande sassofonista afroamericano si esibirà, per l’Associazione musicale “Nel Gioco del Jazz”, in un concerto fuori programma mercoledì 26 luglio, alle 20,30, al Teatro Petruzzelli di Bari accompagnato da altrettanti prestigiosi musicisti: Gerald Clayton al pianoforte, Reuben Rogers al contrabbasso ed Eric Harland alla batteria.
Il concerto sarà offerto gratuitamente a chi si abbona per la prima volta alla nuovastagione musicale 2017/18 dell’Associazione, mentre per i vecchi abbonati è previsto uno sconto del 30%.
Lloyd, ultimo dei grandi sassofonisti ancora in attività, vanta collaborazioni con BB King, Cannonball Adderley, Keith Jarrett, i Doors e i Beach Boys. Dopo una breve collaborazione con il pianista Michel Petrucciani nel 1981 si ritira dalle scene. Riprende ad esibirsi occasionalmente e inizia a registrare per l’ECM, inaugurando una lunga serie di dischi in cui figurano musicisti come Billy Higgins e John Abercrombie.
Il concerto è patrocinato dal Comune di Bari a cui va il ringraziamento dell’Associazione musicale barese. Per l’occasione sarà presente l’Assessore alla Cultura, Silvio Maselli. Parte del ricavato dei biglietti sarà devoluto a favore dell’ADMO Puglia, l’associazione di donatori midollo osseo. 
In occasione del 25°anniversario dalla sua fondazione saranno donati 180 kit salivari per la tipizzazione del DNA. La consegna dei Kit avverrà sul palco del Teatro Petruzzelli prima del concerto alle 20,30.
Costo biglietti: da 11,00 a 37,00 euro (prevendita compresa). 
Proseguono intanto le sottoscrizioni dell’abbonamento alla prossima stagione. Il cartellone 2017/2018 sarà inaugurato il 19 settembre da Paolo Fresu e Uri Cainealla multisala Showville di Bari, seguiranno il 23 settembre Fabrizio Bosso Quartet, il 5 ottobre Enrico Rava, il 27 ottobre Jacob Bro Trio, il 31 ottobre BassDrumBone (RayAnderson/Mark Helias/ Gerry Hemingway), il 26 novembre Melingo, il 1 dicembre Camille Bertault Trio. A gennaio 2018 Tiziana Ghiglioni, Daniele Cavallanti, Roberto Ottaviano, Silvia Bolognesi, Tiziano Tononi, e ancora tra febbraio ed aprile Sarah Jane Morris ed Antonio Forgione (tutti al Teatro Forma a Bari).