martedì 4 luglio 2017

Il debutto è fissato il 5 luglio, e non il 6, per il nuovo spettacolo "In arte Molière", per la drammaturgia e la regia di Paolo Panaro nel Chiostro di Santa Chiara a Mola di Bari per la Compagnia Diaghilev.


Dopo l’omaggio a Feydeau, è il momento di Jean-Baptiste Poquelin. La Compagnia Diaghilev, in collaborazione con l’assessorato alla Cultura del Comune di Mola di Bari e della locale Accademia delle Belle Arti, celebra il grande drammaturgo francese con il nuovo spettacolo «In arte Molière», per la drammaturgia e la regia di Paolo Panaro (nella foto), su testi tratti dallo stesso Molière, Goldoni e Bulgakov. Il debutto è in programma mercoledì 5 luglio, nel chiostro di Santa Chiara, a Mola di Bari, con rappresentazioni sino a domenica 23 luglio (tutti i giorni tranne i lunedì e i martedì) che avranno sempre inizio alle ore 19,45, così da poter andare in scena con la sola luce naturale (biglietti euro 10, info 333.1260425). Interpreti sino al crepuscolo di questo divertito affresco sulla vita quotidiana di una compagnia teatrale capitanata da un grande autore, sono Elisabetta Aloia, Altea Chionna, Marco Cusani, Alessandro Epifani, Francesco Lamacchia, Loris Leoci e Giuseppe Marzio.
Com’è successo per Shakespeare, la vita di Molière è divenuta un appassionante soggetto per alcuni dei più grandi drammaturghi dai quali, nei secoli successivi, è stato preso a modello. Per primo, Carlo Goldoni, nel corso del Settecento, realizzò la commedia in versi «Molière». In seguito, Michail Bulgakov mise in scena, durante gli anni del terrore staliniano, il dramma «La Cabala dei Bigotti», incentrato sul conflitto fra la liggi.importanti episodi della vita di Molière e di quanti lo circondarono: la sua amante Madeleine Béjart, l’attrice che gli fu vicino per un ventennio; la figlia di lei, Armande Béjart (Isabella), che sposerà Molière; l’arcivescovo Charron (il bigotto Pirlone), messo alla berlina nel Tartufo; e la devota, avida e onnipresente serva Foresta.
La censura, i premessi reali, le liti fra le primedonne, la saccenteria e la prosopopea degli esperti di teatro, gli eccessivi scrupoli dei religiosi e dei moralisti, concorrevano tutti a rendere la vita quotidiana della truppa di Molière un vero e proprio inferno. Perché poteva anche capitare, e capitava, quando ogni cosa era al suo posto, e la commedia stava per cominciare, che arrivassero le guardie per vietare la rappresentazione. Il pubblico veniva mandato via, gli attori invitati a spogliarsi e struccarsi. E, allora, nella mente del grande drammaturgo si affollavano pensieri. Immaginava quanto sarebbe stato meglio fare l’avvocato, oppure seguire le orme paterne e diventare tappezziere. Ed evitarsi, peraltro, il rapporto con un pubblico sempre incostante. Ed è proprio questo aspetto della vita teatrale di Poquelin, condotta fra mille delusioni e un pugno di miserabili soddisfazioni, ad essere al centro dello spettacolo «In arte Molière». Una pièce che racconta le vicende umane, artistiche e professionali di un gruppo di teatranti di ieri, ma perfettamente uguali a quelle dei teatranti di oggi.

Nessun commento:

Posta un commento