giovedì 22 marzo 2018
Beatrice Rana ottiene un successo trionfale al Petruzzelli.
Beatrice Rana (nella foto) è una pianista straordinaria. A ventitrè anni si è imposta con passione e perfezionismo tecnico sulle piazze internazionali più importanti del mondo. Stasera ha messo in luce tutto quanto andiamo dicendo da anni. Cresciuta in una famiglia di musicisti, ha iniziato lo studio del pianoforte a soli quattro anni, debuttando come solista ad appena nove anni! Ha percorso ad ampie falcate una strada di sorprendenti successi, che ha mantenuto con una maturazione stupefacente sino ad adesso. A Bari al Petruzzelli ieri sera ha riscosso un grande successo con un programma che è patito da Schumann, con i "Blumenstuck" e i meravigliosi "Studi Sinfonici" immersi in una tecnica stratosferica, dove ha mostrato tutte le qualità innate del suo percorso pianistico, e si è poi cimentata nel Novecento più ardito ed esemplare con Ravel (Miroirs pour piano) e lo scintillante Stravinskij della Suite del balletto "Oiaseau de feu", nella stupenda trascrizione di Guido Agosti.
Una pianista di classe cristallina indubbiamente, che mostrato tutta la sua sensibilità poetica in una scintillante varietà di emozioni impressionante alla sua ancora giovane età. Bellissimi anche i suoi due bis, che hanno portato il numeroso pubblico ad una standing ovation meritatissima ed entusiasmante. Un concerto memorabile, che ha messo in luce su quanti pianisti di livello internazionale possa contare oggi la Puglia. E Beatrice Rana è a pieno diritto fra questi pianisti, la stella più luminescente e straordinaria.
mercoledì 21 marzo 2018
RADU LUPU TORNA STASERA ALL’UNIONE MUSICALE DI TORINO.
Mercoledì 21 marzo 2018 presso l’Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto di Torino alle ore 21(serie dispari, pari, l’altro suono di abbonamento) torna all’Unione Musicale dopo sei anni di assenza il grande pianista Radu Lupu (nella foto, l’ultima sua apparizione nel cartellone dell’Unione Musicale risale a ottobre 2012). Il concerto di Torino è la prima tappa di un tour italiano che, a seguire, toccherà Milano, Bologna e Firenze.
Nato nel 1945 a Galati, in Romania, Radu Lupu è da sempre un antidivo per eccellenza: non concede interviste, rarissimamente entra in sala di incisione, un uomo che è stato definito “un mistero”, chiuso in un riserbo proverbiale rivelato solo dalla sua immensa musica. Attraverso la sua arte, infatti, ha sempre messo tutti d’accordo: il pubblico, che lo accoglie come uno dei più grandi artisti viventi; la critica, che lo ha premiato agli esordi di carriera con la vittoria ai concorsi Van Cliburn (1966), Enescu International (1967) e Leeds (1969) e, in anni più recenti, con il Premio Internazionale Arturo Bendetti Michelangeli e con due Premi Abbiati; i colleghi come Mitsuko Uchida, che lo ha definito «il musicista più significativo che abbia mai conosciuto», e Daniel Barenboim, che ne ha sottolineato «l’irraggiungibile immaginazione sonora e l’abilità nel creare suoni e impasti orchestrali sul pianoforte».
Superati i settant’anni, il “grande solitario della musica” continua a sorprendere con le sue interpretazioni intime e raffinate, il tocco morbido e leggero, la scelta ristretta di opere e di autori, come Beethoven, Brahms, Mozart, Schubert e Schumann.
Il programma del concerto di Torino è l’essenza della sua arte e della sua poetica: un solo compositore tra quelli prediletti – Schubert - e tre capolavori già molte volte oggetto di approfondita riflessione musicale. Si comincia con i Momens musicals op. 94, sei brevi pezzicomposti a partire dal 1823 e pubblicati nel 1828, riuniti sotto lo steso titolo forse solo per ragioni editoriali e considerati all’origine della fioritura romantica del “foglio d’album” pianistico.
Segue la Sonata op. 143, che risale agli anni 1822 e 1823, i più critici della vita di Schubert per l’insorgere della malattia che costrinse il musicista a un progressivo isolamento e che, in brevissimo tempo, lo portò a morte prematura. La cupa tonalità di la minore e il carattere enigmatico, carico di tristi presagi, pervade l’intera partitura, rimasta inedita fino al 1839 e dedicata dall’editore Diabelli a Felix Medelssohn.
Il recital si conclude con la Sonata in la maggiore D. 959, composta nel 1828 ma pubblicata postuma undici anni dopo, seconda del trittico scritto da Schubert poche settimane prima di morire. Il caratteristico linguaggio del compositore viennese tocca qui una nuova serenità, una dimensione di pace celeste in grado di sublimare le sofferenze patite, forse un presentimento dell’ormai imminente liberazione dalla condizione terrestre.
"Ben Hur" va in scena per la stagione della Compagnia Diaghilev al van Westerhout di Mola di Bari il prossimo 24 marzo.
Con più di trecento repliche in oltre centottanta città, «Ben Hur (nella foto). Una storia di ordinaria periferia» è tra gli spettacoli più amati dal pubblico. Lo hanno già visto oltre centomila spettatori. E anche il film che ne è stato tratto, sulla Roma dei centurioni “impiegati” davanti al Colosseo per sbarcare il lunario con qualche scatto per i turisti, ha avuto uno straordinario successo. I protagonisti sono sempre loro, Paolo Triestino, Nicola Pistoia ed Elisabetta De Vito, attesi sabato 24 marzo (ore 21) al Teatro van Westerhout di Mola di Bari, per la Stagione della compagnia Diaghilev, che produce lo spettacolo in collaborazione con l’Associazione Fiore & Gemano (info e prenotazioni 339.8796764).
L’esilarante commedia, scritta su misura da Gianni Clementi per la coppia Pistoia-Triestino, già applauditi interpreti di «Grisù, Giuseppe e Maria» dello stesso autore, è diretta con realismo ed eleganza dallo stesso Pistoia, che in scena è lo spietato ex stuntman Sergio. In attesa di un risarcimento per un incidente sul set, e nel frattempo caduto in disgrazia dopo un avvio eccellente niente di meno che con Spielberg nel film «Salvate il soldato Ryan», trascina le sue giornate al Colosseo dove, vestendo i panni di un centurione, si presta alle canoniche foto con i turisti. Ma la concorrenza è tanta, e gli affari iniziano a scarseggiare. Male in arnese, divide l’appartamento con sua sorella Maria (Elisabetta De Vito, finalista alle maschere del teatro 2012-13 come attrice non protagonista). Come lui, Maria è separata. Dal carattere isterico, è impegnata in una squallida chat erotica telefonica per racimolare qualche spicciolo. Lavora da casa, in vestaglia, ciabattando tra una stanza e l’altra. Ma nella vita di questi due disperati, nella grigia periferia romana, irrompe - con il candore di chi spera in un futuro migliore - l’ingegnere bielorusso Milan (Paolo Triestino), rigorosamente clandestino, che con la forza di uno tsunami rivitalizza il grigio percorso dei due fratelli, costretti ad una scialba convivenza coatta.
Per mandare soldi alla propria famiglia, Milan si arrangia a far tutto, anche a sostituire Sergio nel ruolo di centurione. E con lui arrivano anche per Sergio e Maria un progressivo benessere, energie nuove, una biga e forse un nuovo amore, tra momenti di riflessione, tenerezza e commoventi risate, tanto da far scrivere a Masolino D’Amico di una «commedia all’italiana buffa, anzi tragicissima». Perché «Ben Hur», questa «storia di ordinaria periferia», è una fotografia di Roma, della Capitale che accoglie e respinge lo “straniero”, oggi sempre più parte della città. Dunque, di una Roma sempre più incattivita, eppure capace di inaspettate generosità. E che questo spettacolo racconta misurandosi con lo scottante e attuale tema dell’immigrazione e delle eterne dinamiche dell’incontro-scontro tra diversi.
martedì 20 marzo 2018
Cresce l'attesa del Don Pasquale di Donizetti alla Scala di Milano dal 3 aprile al 4 maggio.
Cresce l’attesa per la Prima di Don Pasquale di Gaetano Donizetti, che torna dal 3 aprile al 4 maggio alla Scala diretto da Riccardo Chailly (nella foto) in una nuova produzione firmata da Davide Livermore.
Per il Direttore musicale della Scala sarà il primo titolo donizettiano, inserito in un percorso pluriennale di valorizzazione del repertorio italiano che ha già toccato Puccini, Verdi, Rossini e Giordano. Nel sodalizio con Davide Livermore prosegue anche la linea di valorizzazione delle maggiori personalità registiche italiane secondo un modello innovativo ma sempre rispettoso dei valori musicali. Il regista torinese, reduce dal successo in Tamerlano, si prepara ad affrontare con il suo stile ricco di coup de théâtre e suggestioni cinematografiche un classico intramontabile dell’opera buffa. Il cast vocale trova un grande protagonista nel carismatico Ambrogio Maestri, il Falstaff per eccellenza di questi anni, che con Don Pasquale approfondisce un'altra figura sospesa tra commedia e malinconia alle prese con le disillusioni del tempo. Attorno a lui, a ordire una trama ricca di brillanti situazioni comiche e nuance agrodolci, il meglio della nuova generazione del belcanto: Rosa Feola, già incantevole protagonista ne La gazza ladra, René Barbera al debutto scaligero e Mattia Olivieri.
In attesa della Prima, nel mese di marzo sono da non perdere gli appuntamenti di approfondimento dello spettacolo in arrivo, fra cui gli oramai tradizionali incontri della Fondazione Milano per la Scala (20 marzo), della Fondazione Corriere della Sera (26 marzo) e degli Amici della Scala (27 marzo: Prima delle Prime).
giovedì 15 marzo 2018
Il regista Damiano Michieletto torna a Vienna con una nuova produzione di "Sogno di una notte di mezza estate" di Benjamin Britten il prossimo 15 aprile.
Il regista veneto Damiano Michieletto (nella foto) torna per la quarta volta a Vienna, al Theater an der Wien, con una nuova produzione di A Midsummer Night's Dream (Sogno di una notte di mezza estate) di Benjamin Britten, in scena da domenica 15 aprile 2018 alle ore 19.00. Dopo i successi del Trittico di Puccini realizzato nel 2012, dell'Idomeneo di Mozart del 2013 e dell'Otello di Rossini, prodotto nel 2016, è la volta del capolavoro che Britten scrisse nel 1960 su soggetto shakespeariano. Un omaggio del più grande compositore inglese del XX secolo al più grande poeta e drammaturgo della sua patria, realizzato a partire da un libretto – redatto insieme a Peter Pears – fedelissimo al testo originale. “Questo 'Sogno' è il viaggio di Puck - dice Damiano Michieletto – all’interno della parte più oscura del suo passato. Nella mia messa in scena Puck è un personaggio femminile: una bambina, interpretata dalla nota attrice austriaca Maresi Riegner. Il bosco e la notte sono i suoi incubi. Il mondo delle fate costituisce un universo parallelo, che lei costruisce perché non è in grado di affrontare la realtà. Scopriremo alla fine il motivo di questo viaggio notturno, che porterà ad una catarsi: dopo aver sconfitto le angosce dell’animo, tornerà la luce. Il palco sarà quindi popolato di bambini: già Britten scelse un coro di voci bianche per dare corpo e voce alle fate. Nel mio spettacolo anche i comici saranno bambini, che inventano una recita scolastica realizzata solo con la carta. Perché in 'Sogno di una notte di mezza estate' – conclude il regista – è necessario creare l'ambiente adatto al contenuto da commedia, che qui è rappresentata proprio dall'infanzia, dalla fanciullezza e dalla stessa scuola”. Le scene dello spettacolo sono realizzate da Paolo Fantin; i costumi da Klaus Bruns; le luci da Alessandro Carletti. La direzione dell'opera è affidata ad Antonello Manacorda, a capo dei Wiener Symphoniker e del St. Florianer Sängerknaben. Protagonisti sul palco sono Bejun Mehta nel ruolo di Oberon; Daniela Fally in quello di Tytania; l'attrice Maresi Riegner come Puck; Günes Gürle come Theseus; Ann-Beth Solvang nei panni di Hippolyta; Rupert Chalesworth in quelli di Lysander; e Tobias Greenhalgh come Demetrius. Completano il cast Natalia Kawalek (Hermia), Mirella Hagen (Helena); Tareq Nazmi (Bottom), Lukas Jakobski (Quince), Michael Laurenz (Flute), Dumitru Madarašan (Snug); Andrew Owens (Snout) e Kristján Jóhannesson (Starveling). Le repliche di A Midsummer Night's Dream sono in programma al Theater an der Wien fino al 25 aprile. La successiva nuova produzione di Damiano Michieletto sarà il Don Pasquale di Donizetti, in scena all'Opéra di Parigi a partire dal 9 giugno.
mercoledì 7 marzo 2018
Venerdì 9 marzo va in scena al teatro Orfeo di Taranto "Angelicamente anarchici"di Marco Andreoli.
«I lontani, gli esclusi, i reietti del pianeta. L’immaginario di De André era questo. E come potevo io, prete di strada, non esserne coinvolto?». Così scrive Don Andrea Gallo nel suo quinto Vangelo, quello secondo Fabrizio De Andrè (nella foto), che Michele Riondino racconta con una straordinaria prova d’attore nello spettacolo da lui diretto e interpretato, «Angelicamente Anarchici», nel quale dà voce al sacerdote di marciapiede e al suo amico poeta e cantautore per la drammaturgia di Marco Andreoli. Il popolare artista tarantino, reduce dal successo televisivo su Rai Uno come protagonista della fiction «La mossa del cavallo», ispirata ad un lavoro letterario di Andrea Camilleri, presenta «Angelicamente anarchici» nella sua città, al Teatro Orfeo, venerdì 9 marzo (ore 21) nell’ambito della 74a Stagione degli Amici della Musica «Arcangelo Speranza», (biglietti 28/22/18 euro, info 099.730.39.72).
Riondino è in scena da solo, in quest’intenso monologo, anche se in realtà è circondato da altre presenze: prima fra tutte la sua ombra, che si muove in modo autonomo su uno schermo bianco. Il gioco di luci è colorato e articolato sui contrasti. E l’effetto ombra rende i pensieri indipendenti dal corpo: pensieri «anarchici», per l’appunto, con una loro precisa identità, sottolineata dalle musiche di De André eseguite dal vivo da Francesco Forni (autore degli arrangiamenti), Ilaria Graziano e Remigio Furlanut, celati da uno schermo che li rivela al pubblico al termine dello spettacolo, una coproduzione Centro d’arte contemporanea Teatro Carcano e Promo Music.
Dunque, nei panni di Don Andrea Gallo, cappello e sigaro in bocca, morto e in attesa in un limbo, Riondino trasporta il «Vangelo laico» ispirato alla musica di De André in una messa in scena cucita intorno alle canzoni di Faber, del quale si è tanto parlato recentemente dopo il successo del biopic «Il principe libero».
Il repertorio spazia da «Creuza de ma» a «Un giudice», da «La ballata dell’amore cieco» a «Dormono sulla collina», da «Il testamento di Tito» a «Don Raffaè» sino a «Quello che non ho», attraverso le quali lo spettacolo - portavoce del pensiero-contro di De André e Gallo e delle loro rispettive visioni libertarie del Sacro - restituisce il testamento morale e sociale del sacerdote di strada e del cantautore degli ultimi, entrambi genovesi, legati da un’amicizia intima e fortissima basata sul desiderio di giustizia, la cultura ribelle e soprattutto la concezione della vita come cammino e incontro, prescindendo da qualsiasi pregiudizio.
Per comporre il suo «Vangelo laico» don Andrea Gallo scelse alcune delle più belle canzoni di Faber, nelle quali aveva rintracciato il nucleo del messaggio evangelico, penetrante e universale: c’è la coscienza civile, la comprensione umana, la guerra all’ipocrisia e il desiderio di riscatto della condizione umana emarginata, perché «dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior», come cantava De André in «Via del campo», la canzone omaggio ad una delle strade più povere e degradate di Genova, coacervo abitato dai deboli e dagli indifesi. Insomma, dagli esclusi della società, verso i quali i due «angelicamente anarchici» avevano concentrato la loro umana attenzione.
martedì 6 marzo 2018
Mercoledì 7 marzo si presenta al Teatro Traetta di Bitonto il volume della musicologa Maria Grazia Melucci "Sul fiorito melograno. Catalogo delle opere di Pasquale La Rotella".
Traetta Opera Festival: mercoledì 7 marzo si presenta il catalogo delle opere di Pasquale La Rotella, «Sul fiorito melograno».
Mercoledì 7 marzo, alle 18, per il Traetta Opera Festival (ingresso libero, infotel: 080.373.99.12), si presenta al Teatro Traetta di Bitonto il volume della musicologa Maria Grazia Melucci, intitolato Sul fiorito melograno. Catalogo delle opere di Pasquale La Rotella (1880-1963), Edizioni dal Sud, con contributi di Pierfranco Moliterni, Nicola Scardicchio Maria Virno. La pubblicazione è frutto della collaborazione fra Teca del Mediterraneo-Biblioteca del Consiglio Regionale e il Conservatorio “Piccinni” di Bari, ed è dedicata alla ricostruzione dell’archivio musicale del compositore e direttore d’orchestra Pasquale La Rotella, vivace protagonista della vita musicale barese nella prima metà del ventesimo secolo, nonché primo direttore dell'allora Istituto musicale consorziale “Piccinni”, oggi Conservatorio. Nella serata interverranno, con l’autrice, Tommaso Urbano (presidente dell’Associazione Musicale “Traetta”) e Maurizio Pellegrini (Segretario artistico del Traetta Opera Festival). Ci saranno anche i familiari del musicista.
La presentazione sarà poi impreziosita da un interludio musicale con l’esecuzione di composizioni vocali da camera e arie d'opera di La Rotella, eseguite da tre giovani artisti formatisi al Conservatorio di Bari: il soprano Cristina Fanelli, il tenore Cao Pei Yun e il pianista Selim Maharez. Per l’occasione saranno esposte le riproduzioni dei figurini delle opere «Dea» e «Ivan», ritrovate nella Biblioteca del Conservatorio “Piccinni”, che ha dato il suo patrocinio alla manifestazione.
lunedì 5 marzo 2018
Mercoledì tornano all'Unione Musicale di Torino il violista Yuri Bashmet con i Solisti di Mosca.
Mercoledì 7 marzo 2018 (Conservatorio Giuseppe Verdi - ore 21) tornano all’Unione Musicale di Torino dopo sei anni di assenza Yuri Bashmet (nella foto) con i “suoi” Solisti di Mosca.
Russo, classe 1953, il violista Yuri Bashmet è considerato “senza alcun dubbio, uno dei massimi musicisti viventi” (The Times), innanzi tutto perché è stato il primo grande interprete a dare dignità di strumento solistico alla viola, poi perché ha ispirato e invitato molti compositori a scrivere nuova musica per lui, da Alfred Schnittke a Giya Kancheli, da Sofja Gubajdulina a John Tavener fino all’italiana Silvia Colasanti, di cui verrà eseguito il brano Preludio, Presto e Lamento del 2014. «Tutte queste opere – ha dichiarato Bashmet – sono diverse, ma hanno qualcosa in comune. Sono infatti una rappresentazione del mio sentire musicale interpretato dal compositore. Suonare musica contemporanea non ricopre per me un significato particolare rispetto ad altri tipi di musica, come la musica classica, il jazz... Per me esiste musica di qualità o musica mediocre. Si tratta di linguaggi differenti, ma il talento è talento ovunque si esprima». Sentendo l’esigenza di poter ampliare i suoi orizzonti e interpretare una più vasta gamma di composizioni rispetto al solo repertorio per viola, nel 1992 Bashmet ha fondato I Solisti di Mosca, ensemble unico, apprezzato per il suo suono coeso, preciso e raffinato, e per il suo feeling con il fondatore e direttore.
Nei loro oltre 25 anni di attività I Solisti di Mosca hanno realizzato oltre 1700 concerti in più di 50 paesi del mondo; con le loro numerose incisioni hanno ottenuto varie nomination e si sono aggiudicati il Grammy Award 2008 per la registrazione di opere di Stravinskij e Prokof’ev.
Il programma, che presenta alcune delle più affascinanti pagine per viola e archi, profuma di fredde brughiere del Nord: La suite Dai tempi di Holberg è l’omaggio di Grieg a Ludvig Holberg, scrittore vissuto tra il 1684 e il 1754 e ritenuto il Molière del Nord per il suo ruolo centrale nella letteratura del suo tempo. Il brano è composto da cinque sezioni scritte in stile settecentesco per rievocare in forma sintetica il clima storico dell’epoca di Holberg.
I brani di Prokof'ev raccolti sotto il titolo di Visions fugitives sono un insieme di stati d'animo e suggestioni che hanno il sapore dell'intuizione piuttosto che della descrizione.
Vi si ritrova una ricca raccolta di esperienze tecniche e stilistiche, dal dinamismo meccanico al tenero lirismo, fino ai vorticosi e stranianti ostinati che hanno reso universalmente celebre lo stile di Prokof'ev.
Kol Nidrei di Bruch è ispirato alla omonima preghiera penitenziale recitata alla vigilia dello Yom Kippur, una grande festività ebraica. La pagina vede protagonista la voce brunita ed espressiva dello strumento solista, che esegue una serie di variazioni su due antiche preghiere ebraiche.
La fascinosa Serenata per archi op. 48 è uno dei brani che lo stesso Čajkovskij prediligeva; pagina dal gesto ampio e generoso, contiene melodie famose e amatissime come il Valzer, o misteriose e struggenti come l’Elegia, che infondono all’opera l’aura del ricordo e del sogno.
Da segnalare in particolare l’esecuzione di Preludio, Presto e Lamento scritto dall’italiana Silvia Colasanti nel 2014, di cui I Solisti di Mosca e Yuri Bashmet sono dedicatari.
«La viola – ha dichiarato Colasanti in una recente intervista esclusiva per l’Unione Musicale – mi ha sempre affascinato per il suo colore scuro e caldo, e Yuri Bashmet ne è il suo interprete più grande. L’ho conosciuto personalmente quando studiavo in Accademia Chigiana a Siena e ci siamo poi ritrovati per questo lavoro insieme qualche anno fa. Per me resta una figura mitica!
Amo scrivere pensando a un interprete e possibilmente non per gli “specialisti” della musica contemporanea. Tenerlo in mente come una specie di interlocutore, conoscerne lo stile e le caratteristiche, arricchisce notevolmente sia la fase di scrittura sia quella esecutiva: durante la stesura del brano ho spesso pensato a Yuri e alla sua personalità carismatica – passionale e a tratti dolorosa – e questo non ha mancato di condizionare la mia scrittura, ovviamente in senso positivo: la grande “cantabilità”, oltre al virtuosismo, e la duttilità musicale sono i tratti che fanno di lui un interprete di riferimento mondiale.
Il pezzo poggia su una struttura tripartita: un Preludio, ricco di contrasti, che presenta i materiali che saranno sviluppati durante il brano, un Presto caratterizzato da un ritmo ostinato e velocissimo del solista su interventi secchi e sforzati dell'orchestra e un Lamento finale costruito su un tappeto di armonie bachiane e conclude il lavoro dopo un'articolata cadenza».
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