giovedì 15 novembre 2007

Il Werther di Gaetano Pugnani riletto dal Collegium Musicum di Bari


Fu eccellente violinista e buon compositore. Allievo di Giovanni Battista Somis, a sua volta maestro di un altro Giovanni Battista celebre come Viotti, ricoprì diversi incarichi presso la corte e il Teatro Regio di Torino. Intraprese lunghi viaggi per tenere concerti a Parigi, Vienna, San Pietroburgo e Londra. Vi sto parlando, se non lo aveste ancora capito, del torinese Gaetano Pugnani, del quale martedì sera ho potuto ascoltare al Kursaal Santalucia di Bari il misconosciuto Melologo “Werther”, nell’esecuzione del Collegium Musicum diretto da Rino Marrone (nella foto), con la partecipazione in qualità di voce recitante dell’attore Fausto Russo Alesi. Lavoro della durata di oltre novanta minuti (per un totale di 1400 battute in musica) che conta ventidue brani divisi in due parti distinte ed è stato ricostruito dal musicologo Alberto Basso, con la revisione e messa in partitura di Ruggero Magrini. Pagine che risuonarono, pare con vivo successo, nel Burgtheater di Vienna nel 1796, come ricorda lo stesso Basso nelle note del programma di sala, tratte dal booklet di un cd dell’etichetta Opus 111. Il riferimento del testo è naturalmente quello del celebre romanzo epistolare di Wolfgang Goethe. La musica ne sonorizza e scandisce con puntuale spirito settecentesco i momenti salienti. Sembra a tratti di ascoltare il fascinoso, arcadico respiro di un Gluck o il sereno andamento ritmico di una sinfonia di Haydn, ma non può nemmeno sfuggire la linea melodica quasi profetica del Largo-andante della prima parte (denominato “Proprio innanzi al villaggio è una fontana”) che pare anticipare uno dei temi più belli della Sinfonia Pastorale di Beethoven. Il testo è letto con ispirata, talora troppo viscerale partecipazione emotiva da Fausto Russo Alesi, mentre il Collegium Musicum in formazione più ricca del solito (26 elementi) ha egregiamente riletto sotto l’attenta, a tratti vibrante, guida di Rino Marrone le pagine musicali di questa sorta di sinfonia wertheriana. Spesso si dice che certi recuperi siano inutili, e se tanta musica è rimasta inascoltata o addirittura seppellita per dei secoli nelle biblioteche di mezzo mondo è perché, in effetti, non valesse un granchè. Pugnani non fu certo né Haydn, nè Mozart, ma fu noto soprattutto come eccelso virtuoso dell’archetto. Questo Werther però scivola all’ascolto in modo scorrevole e apprezzabile. Alla fine il pubblico ha mostrato anche di averlo assai gradito. Che si può volere di più?

1 commento:

  1. Sto ascoltando adesso le Ouvertures in otto parti (in pratica, sinfonie) di Pugnani e trovo ingiusta la taccia di scarsa originalità appioppata con sufficienza al compositore qua e là da ignoti recensori. Di musica preclassica e di contemporanei di Haydn e Mozart, non lo dico per vantarmi, ne ho sentita parecchia in vita mia (è il mio periodo preferito) e queste sinfonie di Pugnani hanno tratti singolari e personali più di altra musica coeva e confrontabile. Un recupero è senz'altro meritato. Ho sentito anche il Werther, per il quale valgono le stesse considerazioni.

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