Passando in agosto da Salisburgo ho potuto toccare con mano quanto sia ancora viva e amata tra la gente la figura del grande Maestro Herbert von Karajan (nella foto). Quest’anno, non a caso, in occasione del centenario dalla nascita dell’illustre cittadino salisburghese il notissimo festival estivo gli ha tra l’altro dedicato ben tre concerti dei Wiener Philarmoniker (sul podio, il nostro Riccardo Muti).
Tra i miei personali ricordi di Karajan ci sono due memorabili concerti a cui assistetti proprio a Salisburgo rispettivamente nel 1978 e nel 1983 (ad appena sei anni dalla sua dipartita). In quelle due straordinarie occasioni ascoltai rispettivamente l’Ottava Sinfonia di Anton Bruckner e il Deutsche Requiem di Brahms: due sublimi capolavori, restituiti da Karajan e dai Wiener con commovente adesione interpretativa e impressionante bellezza.
In questi giorni ho appena terminato di leggere con sommo piacere le oltre duecento densissime pagine (arricchite da un’utile e selezionata discografia) che il musicologo riminese Alessandro Zignani gli dedica nel libro: “Herbert von Karajan – Il musico perpetuo” (Zecchini Editore, Varese, 19,00 Euro).
Zignani traccia un eccellente ritratto biografico del più grande direttore d’orchestra vissuto dal Dopoguerra ad oggi. E lo fa soprattutto con uno stile agile e brillantissimo, dove non mancano la sagace ironia e l'indubbia competenza di chi conosce a fondo la materia, nonché il mestiere più bello del mondo, naturalmente quello di direttore d’orchestra.
Tra i miei personali ricordi di Karajan ci sono due memorabili concerti a cui assistetti proprio a Salisburgo rispettivamente nel 1978 e nel 1983 (ad appena sei anni dalla sua dipartita). In quelle due straordinarie occasioni ascoltai rispettivamente l’Ottava Sinfonia di Anton Bruckner e il Deutsche Requiem di Brahms: due sublimi capolavori, restituiti da Karajan e dai Wiener con commovente adesione interpretativa e impressionante bellezza.
In questi giorni ho appena terminato di leggere con sommo piacere le oltre duecento densissime pagine (arricchite da un’utile e selezionata discografia) che il musicologo riminese Alessandro Zignani gli dedica nel libro: “Herbert von Karajan – Il musico perpetuo” (Zecchini Editore, Varese, 19,00 Euro).
Zignani traccia un eccellente ritratto biografico del più grande direttore d’orchestra vissuto dal Dopoguerra ad oggi. E lo fa soprattutto con uno stile agile e brillantissimo, dove non mancano la sagace ironia e l'indubbia competenza di chi conosce a fondo la materia, nonché il mestiere più bello del mondo, naturalmente quello di direttore d’orchestra.
Karajan viene qui “riletto” alla maniera di un redivivo e mai pago Faust, sempre in lotta contro la solitudine della perfezione e al contempo con l’inevitabile, progressivo declino degli anni. E’ proprio vero: con lui nel 1989 si è spento l’ultimo indiscusso protagonista di un’intera tradizione musicale, ma si è anche aperta la crisi (quasi) irreversibile del mercato discografico “classico”, che da allora non ha ancora trovato analogo Re Mida, capace come Karajan, di incidere con mostruosa continuità tantissimi dischi (magari non tutti proprio superlativi) e soprattutto venderne milioni di copie.
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