venerdì 30 luglio 2010
"Novecento e oltre" domani sera al 36° Festival della Valle d'Itria
Il concerto di domani sera (31 luglio), al Chiostro di San Domenico, della serie “Novecento e oltre” è dedicato alla musica e alla poesia francese. L’organico scelto, due pianoforti, è utilizzato con finalità espressive e con poetiche compositive assai differenti: di Francis Poulenc (1899-1963) si ascolteranno la celebre Sonata in re e il Capriccio, tratto dal Bal masquè. Marco Tutino (1954), sul testo che Jean Cocteau scrisse per Edith Piaf nel 1940, poi adattato dallo stesso Tutino insieme al regista Pier Luigi Pizzi, nel 2005, ha composto il monologo lirico in un atto Le Bel Indifférent. La prima versione per mezzosoprano e orchestra è stata allestita lo stesso anno allo Sferisterio di Macerata; da questa l’autore ha ricavato una seconda versione, cameristica, per mezzosoprano e due pianoforti, eseguita con esiti lusinghieri in diverse città italiane. Tutino è a tutti gli effetti un compositore per il teatro: il suo nome è legato a ben dodici produzioni teatrali, e la tredicesima, su un soggetto tratto dalla commedia Il Servo di Robin Maugham, gli è stata commissionata dalla Fenice di Venezia e dal Macerataoperafestival. Nel monologo tutta la tensione ricade sulle spalle della protagonista che, sola, si relaziona, con una misteriosa figura presente in scena, ma muta. La musica segue i momenti psicologici della donna e si pone al servizio del teatro, pensando a ciò che deve raccontare, a ciò che accade sulla scena.
Dal punto di vista drammaturgico, la situazione rispecchia molto quella di un’altra celeberrima pièce di Cocteau, La Voix humaine (1930). In entrambe l’attenzione è concentrata su una donna che continua ad amare un uomo che non l’ama più. Ciò che cambia è il contesto scenico: nella Voix humaine la donna rincorre l’uomo al telefono, avvolgendosi nel filo che probabilmente l’ucciderà alla fine, nel Bel indifférent l’uomo le appare di fronte in una camera d’albergo dove lei lo attende, ma è solo una presenza “indifferente”. L’incontro non si traduce in dialogo, e la donna resta sola, disperatamente aggrappata all’idea di un sentimento che non esiste più.
A Raffaele Grimaldi (nato nel 1980, nella foto), giovane compositore che può già vantare una ricca esperienza internazionale, il Festival della Valle d’Itria ha affidato la seconda commissione dell’anno, un mélodrame per voce e due pianoforti sul poemetto Salomè di Apollinaire, testo che rimanda al capolavoro di Cocteau, in un gioco di specchiamenti reciproci tra deliri/nevrosi femminili e indifferenza/ascetismo maschile.
Pianista e direttore d’orchestra, oltre che compositore, Grimaldi ha iniziato gli studi in Svizzera prima di trasferirsi in Italia dove studiato al conservatorio di Salerno. Ha proseguito la formazione all’Accademia di Santa Cecilia sotto la guida di Ivan Fedele e attualmente è compositore ospite fino al prossimo anno all’accademia Schloss Solitude di Stoccarda. Musicalmente tutto è trasposto con la massima delicatezza, facendo leva piuttosto su una forza drammaturgica interna al poema, che evitando il senso di “monologo”, indirizzi le scelte compositive verso il dialogo e la coralità.
Il duo pianistico Papadia/Rana con il soprano Zuzana Markova e il mezzosoprano Giuseppina Bridelli compone la locandina degli interpreti della serata.
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