lunedì 19 luglio 2010
STASERA GABRIELE LAVIA AL FESTIVAL DELLA VALLE D’ITRIA CON ENOCH ARDEN DI RICHARD STRAUSS
Sono tre i concerti interamente dedicati al repertorio del XX secolo, e che formano il ciclo “Novecento e oltre”.
Stasera, alle 21.00, atrio del Palazzo Ducale di Martina Franca, è in programma il primo concerto della serie, che si affida al magistero attoriale di Gabriele Lavia (nella foto), ospite d’eccezione del Festival della Valle d’Itria, che con il pianista Pietro De Luigi, darà voce al melologo in due parti, di durata diseguale, Enoch Arden di Richard Strauss (1864-1949).
Enoch Arden rappresenta alle soglie del Novecento un ritorno alle suggestioni autentiche dei cantori della classicità. Strauss terminò il 26 febbraio 1897 il suo lavoro sull’omonimo poemetto di lord Alfred Tennyson, già pubblicato nel 1864 e divenuto presto un best-seller. E, alla maniera di Omero, accompagnandosi però al pianoforte, ormai vessillo dell’età romantica, raccontava questa storia “strappalacrime”, che ha per scenario un porto, e che è anch’essa a suo modo, un’odissea per mare. Il soggetto, “quintessenza del clima vittoriano” ed espressione del Romanticismo europeo fin de siècle, segue un modello collaudato: un esordio idilliaco, cui fanno seguito difficoltà, gesti nobili e drammatiche rinunce, tutto rigorosamente immerso tra le brume dei mari del nord.
Sulla spiaggia, tra anime umili, nasce altrettanto semplicemente una storia di mare e d’amore: si narra di come Philip Ray, unico figlio del mugnaio del posto, ed Enoch Arden, duro e scontroso figlio di marinaio, ancora fanciulli s’azzuffino per Annie. Il vero scontro è rinviato all’età matura, quando la volontà dell’Uomo-Enoch non basterà a vincere una congiura ordita contro di lui dalle forze alleate del mare e del destino. Partito infatti per riscattare le difficoltà finanziarie della sua famiglia, e trattenuto da eventi imprevisti, tornerà sì a casa, ma troppo tardi per riprendersi l’idillio di molti anni prima. Annie infatti avrà intanto ceduto alle gentili e amorevoli lusinghe del suo antico contendente, Philip, e a Enoch resterà l’unica consolazione di rivedere, seppure a distanza, sua moglie e i suoi figli vivi e sereni.
Nella migliore tradizione del Melodrama germanico, il pianoforte illumina significati, allude a ciò che non è semplicemente detto, suggerisce e contraddice, in un gioco di raffinati rimandi e sottolineature, anche laddove gli interventi del pianoforte si limitano a poche folgoranti battute musicali, e davvero qui la scrittura pianistica straussiana penetra nei significati del testo con una pregnanza che sembra rivaleggiare con l'incomparabile modello dei Lieder schubertiani. La serata prevede l’esecuzione della versione integrale del capolavoro, nella bella ed efficace traduzione italiana di De Luigi stesso.
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