Alan Stanley Curtis è un celebre musicologo e direttore d’orchestra americano, tra i massimi esperti ed esecutori di musica antica, noto per essere stato tra gli indiscussi protagonisti della cosiddetta Renaissance haendeliana e vivaldiana di questi ultimi decenni.
Ho trovato questa sua intrigante risposta ad un giornalista del mensile "Musica" che gli chiedeva cosa pensasse della critica musicale. Ve la riporto: “Fare recensioni deve essere un'arte. Quando Andrew Porter era il critico musicale del New Yorker mi sono abbonato a quella rivista soltanto per leggere i suoi articoli! Ogni settimana c'era una recensione di una o più recite o concerti nella quale egli dava informazioni incredibili, che non si trovavano in nessuna enciclopedia. Non scriveva subito, la notte stessa, come spesso si fa. La recensione era il frutto di giorni di studio e normalmente usciva una settimana dopo la recita o il concerto. Questa è vera arte. Non sorprende poi che le sue recensioni siano state raccolte in vari volumi.” Una dichiarazione che spero faccia riflettere i direttori responsabili dei quotidiani e dei mass-media in genere; alcuni dei quali in questi ultimi anni hanno cancellato o ridotto al lumicino la figura del critico musicale all'interno delle loro redazioni, riducendo di conseguenza all’osso le recensioni (ma non, purtroppo, i barbosi resoconti sulla mondanità e/o le curiosità del “chi c’era” e “chi non c’era” alla Prima della Scala o del Massimo di Palermo) ai concerti e agli allestimenti più significativi di opere liriche. Non voglio fare la Cassandra di turno, ma sarà o non sarà colpa anche di questi signori se tra venti,trent’anni l’opera lirica e la musica classica tramonteranno definitivamente in Italia, condannate come sono a non avere più un pubblico (almeno sufficiente a riempire la metà dei teatri e degli auditorium esistenti) di cultori ed appassionati? Che ne dite?
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