Prossimo appuntamento con i Cameristi il 14 gennaio sempre in Vallisa, alle 18.30. In programma due Trii di Chausson e Ravel. Interpreti: Leonardo Micucci (violino), Federico Bracalente (violoncello) e Francesco Basanisi. (pianoforte).
martedì 18 dicembre 2007
Un Brahms da incorniciare, ma solo per pochi intimi...
Da giovane Johannes Brahms subiva l’ossessivo fascino del rifiuto di ciò che scriveva. Di solito i compositori alle prime armi si producono in pagine brevi. Brahms prediligeva invece, sin dagli inizi della sua luminosa carriera artistica, lavori di ampie, dense, corpose dimensioni. I modelli (Bach, Mozart, Beethoven, Schubert e naturalmente Schumann) erano solo un punto di partenza per sviluppare poi per gradi l’Arte del contrappunto, della fuga, della variazione. Un programma monografico su Brahms poteva forse spaventare gli appassionati (soprattutto italiani) di musica di cinquant’anni fa, non certo quelli di oggi. Eppure ieri pomeriggio al cospetto di due eccellenti artisti come il violoncellista Diego Romano e la pianista Laura De Fusco, impegnati con le uniche due sonate per violoncello e piano (la n. 1 op. 38 e la n.2 op.99) scritte dal grande compositore di Amburgo, solo pochi intimi si sono "avventurati" nel borgo antico di Bari per raggiungere l'auditorium Vallisa, dove per l’appunto si svolgeva il concerto. Si trattava poi, va detto, del primo (importante) appuntamento della nona stagione dell’Accademia dei Cameristi. Stagione che da quest’anno è a pagamento (10 euro l’ingresso, 70 euro l’abbonamento ordinario, solo 40 euro per soci e giovani), ma offre agevolazioni interessanti per diverse fasce d’età. In ogni caso, anche un biglietto da 10 euro non giustifica assolutamente la presenza di appena una cinquantina di paganti all’interno della Vallisa. Si è trattato di un concerto davvero esemplare, dove nonostante l’umidità del contenitore, sia Diego Romano (violoncellista giovane, ma già tra i più dotati ed apprezzati della sua generazione) che Laura De Fusco (pianista e docente di meritata fama internazionale, cresciuta alla gloriosa Scuola di Vincenzo Vitale) hanno offerto un’interpretazione delle suddette due sonate brahmsiane da incorniciare per l’avvolgente bellezza del fraseggio, la delicata cantabilità dell'intimo dialogo tra i due strumenti e l’approccio, talora persino impetuoso, nei momenti più esaltanti delle pagine eseguite. Peccato, davvero peccato per gli assenti…
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