lunedì 8 febbraio 2010
"Successo trionfale per Clemenza di Tito di Mozart in uno scintillante San Carlo di Napoli" di Elena Dandini
"In un San Carlo ritornato al suo antico splendore (dopo intensi lavori di restauro) ed esaurito in ogni ordine di posti, è andata in scena “La Clemenza di Tito” di Mozart, estremo capolavoro operistico del genio salisburghese.
All’aprirsi del sipario, la scenografia di Margherita Palli, affiatata e fedele collaboratrice del regista Ronconi, colpisce per la raffinatezza minimale con cui ricrea gli interni del palazzo imperiale, attraverso pareti di dorato raso capitonné ad effetto bugnato e salottini con varie bergère in stile Luigi XV dove, su tutte, domina quella monumentale, a mo’ di trono, dell’imperatore romano Tito Vespasiano.
In questa ambientazione, svincolata dal reale periodo storico dell’azione, Emanuel Ungaro ci dona la bellezza dei suoi preziosi costumi , realizzati con broccati e velluti dai colori dei topazi, delle ametiste e dei rubini, reinterpretando liberamente la moda delle corti settecentesche, quasi ad avallare l’idea che la vicenda metastasiana non conosca confini temporali, ma possa invece svolgersi in qualsiasi contesto storico, perché l’amore, la gelosia, l’amicizia e il tradimento sono sentimenti insiti nell’uomo sin dalle sue origini, dalla sua Creazione.
Alcuni passaggi salienti dell’opera sono risultati davvero di magica suggestione: si pensi al momento dell’attentato a Tito e del contemporaneo rogo del Campidoglio, simbolicamente risolto da Ronconi con le istantanee fiamme che avvolgono il grande lampadario di cristallo collocato sul palcoscenico; una sorta, dunque, di incendio "da camera” nel più puro stile della "tragédie classique"; oppure, si pensi al momento in cui le pareti del palazzo imperiale vengono lentamente calate sui cantanti a loro volta incorniciati da feritoie; un'immagine che al contempo richiama alla mente, nella sua geometrica linearità, la bellezza classica del Colosseo e l'ardito modernismo dei palazzi dell’EUR di Roma.
Il cast vocale era adeguato all'intelligenza della rilettura dell’opera mozartiana: splendide, in particolare, le prove di Monica Bacelli (Sesto), Gregory Kunde (Tito), Teresa Romano (Vitellia) e Francesca Russo Ermolli (Annio).
La direzione di Jeffrey Tate, complici gli ottimi complessi (Orchestra e Coro) del San Carlo di Napoli, è apparsa di rara pulizia e trasparenza timbrica, con particolare attenzione agli stupendi recitativi dell’opera, talora inopinatamente trascurati, o peggio, tagliati.
Entusiastico il riscontro del pubblico, con ripetute chiamate alla ribalta per tutti gli interpreti, e in particolare per Tate che lascia dopo quest’opera la direzione musicale del San Carlo. A tale proposito, nel clamore degli applausi, si è levata con forza una voce dalla platea, che lo esortava a restare a Napoli: “Maestro resti con noi!” "
ELENA DANDINI
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