giovedì 9 dicembre 2010
"L'attualità di un genio di nome John" di Giulio Loiacono
"Lennon è morto, viva Lennon... Così potremmo sintetizzare in breve la serata di ieri nella chiesa di Santa Teresa dei Maschi di Bari (gremita all'inverosimile)per la sesta edizione del festival UrtiCanti, rassegna curata sin dal suo nascere dalle musicologhe Raffaella Ronchi e Fiorella Sassanelli, ed incentrata sulla impareggiabile figura del genio di Liverpool. La sua storia ed attività è sin troppo nota a tutti. Umile figlio di quella working class, fatta di silenziosi, frustrati e beoni figli dell'Albione del secondo dopoguerra, incatenato, apparentemente, ad una ingloriosa fine, come tutti i suoi coetanei, genera dal nulla, come una sorta di vulcano sporulante di idee, una nuova forma di musica, sin dalla sua prima esperienza gruppale, coi famosi Quarry Men, gruppo che deve la sua denominazione alla frequentazione da parte del Nostro dell'omonima scuola popolare della città sul Mersey.
Stimolatore di generi stantii del primo periodo degli anni Cinquanta, con il famoso skiffle, un ibrido genere a base di folk statunitense, con primissimi inserimenti beat(il proto Merseybeat)e sconosciuto a lui ancora il vasto mondo del rock, già in quel suo albore artistico, la genialità fu potente in lui e nei suoi sodali che, nel biennio 1957-1958, rispondevano ai nomi di Paul Mc Cartney e George Harrison, tra i tanti altri componenti la sempre nuova e rinnnovata formazione.
Il genio si espresse anche quale inventore di sonorità nuove e strumenti inediti, quali il washboard, costituito da un tavolaccio per il bucato da percuotere con i polpastrelli fasciati da ditali da sartoria. A partire dal 63, tutto cambia e grazie alle sapienti mani organizzative di quello altro genio del marketing, come diremmo noi oggi, di Brian Epstein, nascono, così i Beatles, dopo aver appreso altre sonorità in riva all' Elba, in Germania. Il percorso tumultuoso della pop star è fin troppo noto a tutti, sino ai deliri da novello Cristo ed ai colpi di testa pacifisti, tutte cause di frizioni frequenti con una parte (la più intollerante) della società statunitense, che proprio trenta anni addietro armò la mano di Chapman, il suo assassino.
Ma evviva il genio morto, la cui dipartita ha eternato il mito. Di conseguenza, l' odierna serata arricchita da validi interpreti, accolta con benevolenza dal pubblico, anche nei suoi passaggi meno orecchiabili e famosi, testimonia nel suo importante afflusso a Santa Teresa dei Maschi, che il filo che lega noi al sogno del genio, edificatore di superbe architetture sonore, non potrà mai spezzarsi, neppure tra molti decenni; noi che pure lo conoscemmo e respirammo la sua stessa aria."
GIULIO LOIACONO
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