Dopo
il successo della TOSCA di Puccini ,
dello scorso anno, l'Associazione Curci, ritorna con una nuova proposta di lirica, dando spazio ad un altro grande protagonista
della Storia dell'Opera : Gioacchino Rossini, con il debutto a Barletta di una delle sue opere più belle e
rappresentate: «IL BARBIERE DI SIVIGLIA»,
opera che
forse non è stata mai allestita all'interno del Curci.
Il Barbiere di Siviglia andò in
scena il 20 febbraio del 1816 al Teatro Argentina di Roma, quando Rossini non
aveva nemmeno compiuto il quarto di secolo. La prima fu un fiasco clamoroso -
probabilmente pilotato proprio dai sostenitori di Paisiello, offesi da tanto
osare - ma già a partire dalla seconda rappresentazione l'opera si risollevò
trionfalmente e nel giro di pochi mesi venne riconosciuta come simbolo del
genere buffo.
Uno
spettacolare allestimento, giovedì 5 gennaio, con porta alle ore 20, 45 e
inizio alle ore 21,15
,vedrà nel golfo mistico la famosa
Orchestra Sinfonica di Chernivsty, una delle più famose in Ucraina, che ha
collaborato con i più grandi artisti di fama mondiale, diretta da Luca Testa,
musicista apprezzato in tutto il mondo per la sua raffinata tecnica. La regia è
stata affidata al poliedrico Carlo Torriani e sul palcoscenico un cast di grandi cantanti che
hanno già dato prove superbe nel repertorio rossiniano : Il conte
d’Almaviva è il tenore Carlo
Giacchetta,
Don Bartolo è interpretato con la solita verve comica da Carlo Torriani,
Rosina sarà interpretata, con quel tocco
di ingenuità misto a malizia, dal contralto Camilla Antonini. Ad interpretare
il celeberrimo Figaro, sarà Pedro Carrillo, baritono che non ha bisogno di
presentazioni , al basso Graziano Della Valle
saranno affidati i panni del divertentissimo Basilio , il maestro di musica di Rosina, nonché alter-ego
dello stesso Rossini; che vestirà anche i panni di Fiorello, mentre il soprano Libera
Granatiero sarà Berta.Un cast di
solisti di eccezione , che si esibiscono
su tutti i più importanti palcoscenici del mondo con famose orchestre e
direttori di fama internazionale. L'allestimento curato in tutti i particolari,
le voci del Coro di Lecce, le bellissime scenografie dei vari atti, insieme
alla stupenda vocalità dei solisti, rendono questo attesissimo ritorno della
Lirica nel Teatro Curci, un appuntamento di altissimo livello.
Tratta dall’omonima
commedia di Beaumarchais, ma ricchissima di originale ispirazione, l’opera è
considerata per brio e stile impeccabile, oltre che per l’agile e
coloritissima strumentazione, il capolavoro di Rossini nel genere giocoso. Arie
e duetti quali Largo al factotum, All’idea di quel metallo, Io son Lindoro, Una
voce poco fa e La calunnia, ma anche i godibilissimi recitativi e la splendida
Overture, ne hanno decretato un trionfo destinato a ripetersi
continuamente sulle scene liriche di tutto il mondo. Sul Barbiere,
in quasi due secoli, tutto è stato detto e fatto. Non è, infatti, solo
un’opera, è una sorta di mito. Nobili travestiti da poveracci, fanciulle in fiore,
vecchi marpioni smaniosi, servi astuti e gran bailamme. Poi l'immancabile
"tutto è bene quel che finisce bene". Questa è l'opera buffa, a
partire dagli intermezzi settecenteschi, che mettevano in scena inghippi,
intrighi e chi più ne ha ne metta per far ridere il pubblico. Perfetto. Però il
Barbiere è qualcosa di più. Va bene la tresca dei giovani amanti, vanno
bene gli stratagemmi per beffare chi non sa stare al proprio posto e va
benissimo pure il lieto fine. Ma qui c'è dell'altro. La pregnanza psicologica
dei personaggi, ad esempio, poi la fitta interrelazione tra libretto e musica,
che sprigiona la travolgente ironia rossiniana, senza dimenticare l'acuta
analisi della società, con il confronto tra classi, con la supremazia assoluta
di "quel metallo", che altro non non è se non il denaro, con la
vittoria dell'intelligenza; insomma, il Barbiere porta sulla ribalta
tante succose novità, così da assumere il ruolo di prototipo dell'opera comica
moderna. Quindi via la risata sguaiata, via le caricature eccessive, spazio
invece al sorriso e alla comprensione vera dei personaggi, bizzarri sì, ma anche
profondamente umani e coerenti, mai fuori luogo a dispetto dell'apparenza.
Nella partitura, come era consueto all'epoca e non solo per Rossini,
confluiscono spezzoni, arie, brani d'assieme scritti in precedenza per altre
sue opere; prassi appunto consolidata e, se vogliamo, indispensabile, specie in
questa occasione, in cui Rossini ebbe appena due mesi di tempo per comporre la
sua opera.
Per
informazioni tel. 0883/528026 - 380 3454431 info@culturaemusica.it ;
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