mercoledì 11 ottobre 2006
La svolta del Teatro Petruzzelli
Quando sulla ricostruzione (o, se preferite, sulla telenovela infinita) del Teatro Petruzzelli di Bari sembrava che tutto fosse finalmente avviato verso un lieto fine, ecco improvvisa e inaspettata la decisione presa dal Governo Prodi attraverso l’art.17 del decreto legge della Finanziaria, titolato “Nuove norme a favore del Petruzzelli di Bari”. Con questo articolo, entro due mesi il governo attiverà (delegando a tale compito il prefetto di Bari) una procedura di esproprio - dietro il riconoscimento di un congruo indennizzo - del Petruzzelli, di proprietà privata sin dalla sua nascita nell’ormai lontano 1903. Una svolta, come detto, abbastanza sorprendente ed inattesa dopo 15 anni in cui una simile opzione mai era stata seriamente presa in considerazione. Ma anche e soprattutto alla luce di una convenzione siglata a Roma nel novembre del 2002 tra gli Enti Locali (Regione Puglia, Provincia e Comune di Bari), il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e la famiglia proprietaria. Un accordo, meglio, un vero e proprio contratto che prevedeva nelle sue clausole la ricostruzione entro quattro anni a totale carico di Regione, Provincia e Comune. Allo scoccare dei quattro anni poi alla famiglia proprietaria, in cambio dell’utilizzo esclusivo per quarant’anni da parte dell’istituenda “Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari”, sarebbe stato riconosciuto un canone annuo di 500 mila euro (un miliardo delle vecchie lire), oltre al diritto di accesso ad un paio di palchi per gli spettacoli. Ebbene, in questi ultimi quattro anni i lavori appaltati per gradi sono proceduti molto a rilento per una serie di motivazioni (anche tecniche) che non starò certo qui a ricordare (tra cui i problemi legati alla profondità di una falda acquifera sottostante il plesso). Risultato: solo il foyer è stato completato, tra l’altro, in modo eccellente, mentre poco o nulla (consolidamento statico a parte) è stato fatto per il resto. Ci vorranno, ad occhio e croce, almeno altri tre anni per il definitivo completamento. Nel frattempo però, secondo il solenne accordo del 2002, il Comune avrebbe dovuto iniziare già dal prossimo novembre a pagare un canone di locazione, a dir poco esoso, di 500 mila euro a fronte di un teatro ancora allo stato di rustico e quindi inutilizzabile. Chi salva allora questa benedetta Finanziaria? Naturalmente coloro che dovevano versare tale somma annua (e per i prossimi 40 anni: parliamo di 20 milioni di euro complessivi !!!) ai proprietari del teatro. Ed è su questo che in questi giorni si è principalmente concentrata la legittima rivolta della famiglia Messeni-Nemagna che appena dopo quattro anni ha visto cancellata (“con un semplice colpo di spugna”) una convenzione stipulata a Roma dinanzi all’allora Ministro dei Beni Culturali del passato Governo Berlusconi. Una convenzione assai vantaggiosa, dunque, che sfuma di colpo, soppressa per decreto. Lasciatecelo dire, da un punto di vista tecnico, formale niente da dire…ma non vorremmo trovarci, in questo momento, nei panni dei proprietari. In questi giorni, sui giornali locali ne abbiamo lette naturalmente di tutti i colori: politici, intellettuali, avvocati hanno detto la loro ecc. Il Sindaco di Bari, Michele Emiliano ha anche subito proposto ai Messeni-Nemagna di vendere allo stesso Comune prima che scatti l’onta dell’esproprio. Proposta in parte accettata da qualcuno della famiglia, poi respinta al mittente. Chi scrive la pensa realisticamente come il Sindaco, anche perché per il bene della città occorre che un grande teatro Petruzzelli, considerata la sua alta valenza sociale, culturale e civile diventi pubblico a tutti gli effetti. Non sono stati sufficienti 103 anni perché lo diventasse, ma sembra che adesso il fatidico momento sia arrivato. In caso contrario, e cioè ove l’espropriazione avesse il suo corso legale, la “battaglia”nei tribunali – come ha solennemente promesso l’avvocato del 75% della famiglia proprietaria, Ascanio Amenduni - continuerebbe (ancora) all’infinito, con il serio rischio che alla fine il Petruzzelli resti per sempre nelle pietose condizioni in cui si trova. Ci chiediamo e si chiedono probabilmente tutti: Cui prodest?
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