mercoledì 25 ottobre 2006

Robert Schumann: chi era costui ?



Di recente ho ricevuto alcune e-mail di giovani che mi chiedevano quanto sia davvero importante nella storia della musica il "signor" Robert Schumann. Ecco di seguito una mia breve introduzione preparata nello scorsa primavera per un concerto-omaggio al compositore tedesco a 150 anni dalla morte. Spero possa essere un primo utile indizio per coloro che mi hanno rivolto questo quesito.
"Fra i numerosi compositori che costellarono l’epoca romantica, Robert Alexander Schumann (Zwickau, Sassonia, 1810 – Endenich, Bonn, 1856) fu forse l’artista che meglio di chiunque altro incarnò compiutamente quel periodo storico così luminoso e variegato per le Arti tutte. Giovanissimo, sentì come il padre - divenuto libraio più per necessità che per scelta - la vocazione di scrittore, ma poi fu la musica a sopraffarlo; mai però nel corso della sua vita dimenticò la febbrile passione che lo legava alla grande letteratura del passato e del presente.
Lettura, scrittura e musica divennero dunque per lui, sin dalla fanciullezza, una sorta di iniziatico pascolo spirituale. La ricca biblioteca paterna gli consentì di leggere con avidità i romanzi di Jean Paul Richter e Walter Scott, i poemi di Lord Byron, i capolavori di Eichendorff e Hoffmann, senza dimenticare il monumentale Faust di Goethe, il teatro shakespeariano, l’ estetica e la romantica filosofia naturalistica di Schelling.
Dal punto di vista squisitamente musicale, dopo i primi rudimenti impartitigli a sei anni dall’arcidiacono Döhner, fu l’organista della chiesa di Santa Maria a Zwickau, Gottfried Kuntsch, ad avvicinarlo definitivamente al pianoforte. Ad appena nove anni il padre lo condusse a Karlsbad ad un concerto del grande virtuoso praghese Ignaz Moscheles. L’impressione che ne ricavò fu talmente esaltante che da quel momento il pianoforte divenne una sorta di imprescindibile chiodo fisso.
Ed è proprio al pianoforte che Schumann dedicherà le pagine più ispirate della sua produzione di compositore. Paladino della nuova musica, egli fondò nel 1834 - parallelamente ai suoi primi importanti lavori musicali - una rivista (la Neue Zeitschrift für Musik) in cui immaginava una “lega dei fratelli di Davide”, unione di appassionati dediti a difendere la nuova musica contro le convenzioni dei “filistei”, considerati alla stregua di ossequiosi tutori di una tradizione ormai obsoleta. Di quella lega Robert immaginò i membri Florestano ed Eusebio, le sue due facce ideali ed estreme, Maestro Raro ( idealizzazione di Friedrich Wieck, con cui inizia seriamente lo studio del pianoforte) e tanti altri in cui si adombrano i musicisti da lui più amati, come Berlioz, Mendelssohn e Chopin.
Senza dimenticare la scoperta “postuma” dell’ultimo Schubert (quello per intenderci della “Grande” sinfonia, delle estreme sonate per pianoforte e dell’enigmatico Quintetto per archi) e il profetico articolo (“Vie nuove”) sul giovane Brahms.
Da buon romantico, egli intraprese viaggi a Lipsia, Dresda, Monaco, Vienna, Praga, Milano, Venezia arricchendo in modo esemplare il suo bagaglio di esperienze umane e artistiche. Ma fu proprio l’incontro con il pianista-didatta tedesco Wieck, padre della futura moglie Clara, a dare - nel bene e nel male - una svolta significativa alla sua vita. Se da un lato Robert ammirava in Wieck la saggezza e l’equilibrio dell’eccellente maestro di musica, dall’altro giunse al punto di odiarlo quando quest’ultimo cercò in tutte le maniere di allontanarlo da Clara. La sofferenza provocata da quegli anni difficili non può non aver influito che negativamente sul suo fragile sistema nervoso, già più volte messo a dura prova dalle numerose tragedie familiari vissute da ragazzo. Eppure, la genialità indiscutibile di molti suoi capolavori pianistici “pre-matrimoniali” non potè non essere in buona parte, alimentata da lutti e sofferenze, contrasti familiari e amorosi troppo spesso rimasti irrisolti."

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