giovedì 26 aprile 2007
Lucchesini chiude in bellezza la "stagione classica" della Camerata Musicale Barese
Andrea Lucchesini, si sa, è un pianista importante. Lo ha dimostrato ancora una volta suonando a Bari martedì sera per la variegata stagione (siamo già a quota 65: complimenti!) della Camerata Musicale Barese. Un concerto che ha chiuso in bellezza gli appuntamenti che la storica associazione del capoluogo pugliese ha dedicato anche quest'anno, nonostante le solite mille difficoltà a reperire spazi-contenitori adeguati, alla musica classica. In programma, oltre agli annunciati Quattro Improvvisi op.90 di Schubert (nel foto-ritratto) e ai 24 preludi op. 28 di Chopin, il quarantaduenne pianista toscano ha voluto regalare al pubblico barese tre godibili Sonate di Domenico Scarlatti, che hanno, di fatto, introdotto il suo recital al Teatro Piccinni. Qualcuno ha detto e scritto che Lucchesini è sicuramente un pianista assai bravo, ma anche un po' troppo analitico e freddino. La sua è in effetti - e lo si è verificato proprio l'altra sera all'ascolto proprio degli Improvvisi schubertiani (capolavoro di intimo lirismo, sublime raccolta di "lieder senza parole") - una sorta di algida perfezione. Per carità le pagine del sommo Schubert sono state rilette con elegante profondità, ottimo gusto, ma anche con quell' olimpico distacco che lascia a volte un po' perplessi di fronte a chi, d'altro canto, lo considera addirittura erede di Arturo Benedetti Michelangeli e Maurizio Pollini. Andiamoci piano. Lucchesini suona con splendida naturalezza e certosina precisione e sembra davvero nato sullo sgabello del pianoforte, ma da lui mi piacerebbe una maggiore partecipazione emotiva e un'adesione espressiva più sincera, soprattutto quando si cimenta con pagine capitali come gli Improvvisi. Nella seconda parte, alle prese con un'altra colonna portante della letteratura pianistica come i Preludi di Chopin, il risultato mi è personalmente sembrato migliore. La straordinaria tecnica digitale del pianista toscano, unita alla sua sensibilissima, innata classe interpretativa, oltre (è probabile) ad una maggiore frequentazione con lo spartito chopiniano proposto, hanno consentito al pianista toscano di incorniciare una lettura raffinata e, al contempo, esaltante dei Preludi. Il pubblico ha risposto con gratitudine decretandogli calorosi e meritati consensi, generosamente ricambiati da ben tre bis.
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