Ieri sera sono stato a Molfetta, cittadina del nord barese ricca di storia e smaglianti bellezze, per seguire un concerto organizzato dal Liceo Musicale “Richard Wagner” (uno dei rari esempi italiani, va detto, di Liceo Musicale) nello stupendo Palazzo De Luca. Da un paio d’anni il maestro Gianluca Altomare insieme ad un manipolo di eroici musicisti ha dato vita ad una associazione culturale – intitolata ambiziosamente Parnasus – che gestisce una breve stagione concertistica di cinque appuntamenti, parallela all’attività più propriamente didattica del suddetto Liceo. Un progetto difficile, anzi difficilissimo, anche perchè sino ad ora ha lasciato abbastanza indifferenti gli Enti Locali (Comune di Molfetta, Provincia di Bari e Regione Puglia: i soldi per qualcuno non ci sono mai, salvo a non mancare invece per i “Grandi Eventi” di parenti, amici e naturalmente “amici degli amici”), tant’è che a quanto mi riferisce lo stesso Altomare “se non avessimo potuto contare sulla generosa attenzione di alcuni sponsor privati, non sarebbe stato possibile organizzare un bel nulla”. Tutto il mondo è paese. A Molfetta le cose non sono – ahinoi - troppo diverse dal resto della Puglia e dell’Italia. Ieri sera in programma, per esempio, c’era un recital del pianista Filippo Balducci, uno dei più apprezzati pianisti pugliesi (anche) a livello internazionale. Vincitore, sin da giovanissimo, di importanti concorsi nazionali (Primo premio ad Osimo, Lamezia Terme e Caserta) ed internazionali (Senigallia, Pinerolo, Cincinnati), Balducci ha avviato una carriera concertistica significativa che è lodevolmente costretto in parte a sacrificare per i suoi impegni di docente (tra l’altro, apprezzatissimo) di “Pianoforte Principale” presso il Conservatorio Nicolò Piccinni di Bari. L’impaginato programma di ieri sembrava appositamente pensato, va detto, da un giovane Pollini. Erano infatti accostati a due fondamentali Sonate della tarda maturità del titanico Beethoven (l’op.109 e l’op.110), i 12 Studi op. 10 di Chopin: insomma, tre cavalli di battaglia del mitico “Maurizio della Musica”. Purtroppo, l’indiscutibile valore del pianista Balducci è stato parzialmente minato da un pianoforte (un anonimo Krauss) che sarebbe andato benino per una serata di allegro piano bar, ma che con Beethoven e Chopin aveva evidentemente ben poco da spartire. Certo, se ci fossero stati i soldini per prendere un decoroso Steinway, le cose sarebbero andate assai meglio. Nonostante ciò però, il bravissimo Filippo ce l’ha messa tutta per regalare ai settanta appassionati molfettesi (e non) presenti nel salone del Palazzo De Luca tre egregie letture di altrettanti capolavori della letteratura pianistica mondiale, oltre a tre applauditi bis. Prova ne sia il volto, a dir poco estasiato, di un giovane allievo di Filippo, che alla fine del concerto gli si è prudentemente avvicinato con la penna in mano e gli ha chiesto l’autografo sussurrando: “Maestro, mi creda, non ho parole…”
Nessun commento:
Posta un commento