"Maggio è un mese in cui la Scala guarda con attenzione al Novecento e al nostro tempo. Tre opere, una in scena da sola e due raccolte in dittico, toccano altrettanti nervi scoperti della nostra vita: la tecnologia al servizio del Potere ( 1984 di Lorin Maazel), il carcere come annullamento dell’Uomo ( Il prigioniero di Luigi Dallapiccola), la solitudine come tragedia dell’Amore ( Il castello del Duca Barbablù di Béla Bartók).
La prima opera ad andare in scena è la più moderna. Lorin Maazel finì di scrivere 1984 nel 2004 e la fece debuttare al Covent Garden di Londra nel 2005 dirigendola personalmente come avverrà alla Scala. Il soggetto viene dal libro in cui George Orwell immaginò, già nel 1948, una società totalitaria in cui il Capo, il Grande Fratello, ha milioni di occhi per scrutare e condizionare ogni gesto di ciascun “cittadino”, in ogni ora del giorno.
Dallapiccola compose Il prigioniero fra il 1944 e il 1948, gli stessi anni in cui Orwell immaginava il suo medioevo prossimo venturo. Sebbene ambientato nella Spagna di Filippo II, Il prigioniero è una metafora di ogni Potere che si realizza nell’annientare i suoi simili.
L’opera di Bartók fu invece scritta nel 1910 e andò in scena a Budapest nel 1918. Nel Castello del Duca Barbablù, sette porte misteriose si aprono su sette stanze inquietanti, che conducono la moglie del Duca a una meta che non è l’Amore e nemmeno la Morte.
Dopo la trionfale Salome della stagione scorsa, sul podio di Prigioniero e Barbablù torna Daniel Harding (nella foto sopra di "qualche" anno fa è con Claudio Abbado). Mentre tutti e tre i titoli hanno in comune regie di grandissima forza teatrale: 1984 è firmato dal canadese Robert Lepage, mago delle tecnologie fuse nel palcoscenico; Prigioniero e Barbablù vivono in una nuova, impegnativa produzione della Scala divisa in due totalmente diversi spettacoli ideati dal genio di Peter Stein.
In mezzo, un recital di Edita Gruberova, regina del canto di coloratura, che nessun appassionato d’opera vorrà mancare.
vai al sito »
Nessun commento:
Posta un commento