giovedì 19 novembre 2009
Il grande Quartetto Emerson suona sabato alla Sapienza di Roma per la IUC
Acclamato ovunque per la perfezione artistica, il rigore stilistico e il dinamismo delle sue interpretazioni, il Quartetto Emerson terrà un concerto per la IUC di Roma il prossimo 21 novembre nell'aula magna dell'Università la Sapienza di Roma. L'ensemble ha ottenuto, com'è noto, una quantità impressionante di riconoscimenti: otto Premi Grammy - di cui due per il miglior album di musica classica, risultato senza precedenti per un gruppo cameristico - e inoltre tre Gramophone Awards e l’Avery Fisher Prize, primo gruppo cameristico a ricevere questo riconoscimento. Ha all'attivo una magnifica serie d'incisioni con la Deutsche Grammophon, a cui è legato dal 1987 da un contratto in esclusiva, ed è invitato dalle istituzioni concertistiche più prestigiose del mondo. L'Emerson è famoso a livello internazionale non solo per le sue esecuzioni dei classici ma anche per l’entusiasmo e la competenza con cui si dedica alla diffusione della musica contemporanea. Che i musicisti suonino in piedi è una particolarità che lo distingue da tutti gli altri quartetti.
Il concerto si apre con Zypressen di Dvorak. In origine era un ciclo di liriche per voce e pianoforte, composto nel 1865, ma vent'anni dopo Dvorak tornò con nostalgica tenerezza su quelle musiche in cui vibravano le romantiche emozioni amorose della sua giovinezza e le trascrisse per quartetto d'archi; sono dodici in tutto e tra esse l'Emerson ne ha scelte sei.
Segue il Quartetto n. 10 in mi bemolle maggiore op.74 di Beethoven, detto "delle arpe" per i passaggi in 'pizzicato' che ricordano il suono dell'arpa e che colpirono molto i primi ascoltatori. Appartiene alla piena maturità di Beethoven ed è contemporaneo al Concerto n. 5 per pianoforte "Imperatore" e alla Sonata n. 26 per pianoforte "Les Adieux", che sono nella stessa tonalità. Fu scritto nel 1809, l'anno dell'assedio e della conquista di Vienna da parte dei francesi, ma il compositore riesce ad astrarsi dalle difficoltà contingenti e scrive una musica di maestosa architettura e dal carattere fondamentalmente sereno, a tratti perfino gioioso.
In chiusura, Le ultime sette parole di Cristo sulla Croce, uno dei massimi capolavori di Haydn, commissionato per i riti del venerdì santo che si svolgevano nella cripta della Santa Cueva di Cadice, costruita in una grotta. La prima versione, del 1785, è per orchestra, ma nel 1787 Haydn la trascrisse per quartetto e nel 1796 ne fece un oratorio. La versione quartettistica, straordinaria per concentrazione dei mezzi e intensità espressiva, è la più frequentemente eseguita: sono sette brevi "adagio", preceduti da un'introduzione e con alla fine un "terremoto", ispirati dal racconto evangelico della passione di Cristo.
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