giovedì 5 maggio 2011
"Un Premio dedicato a Vito Maurogiovanni" di Enzo Quarto*
"L’urgenza più significativa del nostro tempo è saper riannodare i fili spezzati del racconto della vita tra le generazioni. Un'urgenza da cui non possono tirarsi fuori tutti gli uomini e le donne di buona volontà, qualunque professione essi compiano. Trasmettere ai giovani il bagaglio di esperienza di vita è molto di più che un impegno civile e sociale per un comunicatore, é un obbligo morale, qualunque sia la forma del comunicare.
Ricordare Vito Maurogiovanni, cantore popolare della tradizione barese, e cercare di adempiere al compito di legare le generazioni nel racconto del cammino della vita, attraverso la condivisione delle esperienze e dai valori etici che hanno accomunato persone, identità territoriali, popoli interi per secoli e secoli, è l’intento unitario che L’UCSI di Puglia (Unione Cattolica Stampa Italiana) ha voluto attuare con il progetto di un Premio dedicato a Vito Maurogiovanni nelle scuole di Bari e provincia, dal titolo “Come eravamo”.
Ed è in una pagina quella rubrica che Vito Maurogiovanni ha tenuto per anni su La Gazzetta del Mezzogiorno, che troviamo una spiegazione chiara di questo percorso. Sotto il titolo “Ringraziamenti per i miei lettori”, Vito oltre a ringraziare, tra gli altri, l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi, “che ha letto i miei scritti dedicati ai tempi in cui fu a Bari”, riportò uno stralcio di una lunga lettera che aveva ricevuto dal Direttore Generale dell’ANSA, Paolo De Palma, che così scriveva:
“da tempo seguo con interesse, non disgiunto da sentimenti di commozione, le ricordanze di anni lontani, ma non troppo, che lei raccoglie sulla Gazzetta. Il giornale, così, permette a noi anziani di riandare ai nostri ricordi; alla generazione dei nostri figli di riascoltare, come eco della voce dei loro padri, avvenimenti, storie, curiosità di cui sentirono parlare da bambini; ai nostri nipoti, i giovani di oggi, di riproporre valori che, se pur attualmente in gran parte obnubilati, riescono poi alla fine a mantenere intatta la loro suggestione, la loro attualità; la gioventù di oggi, riscoprendoli, potrà essere protagonista di vita in una società del domani, fatta di ordine, di responsabilità, di culto della storia e delle tradizioni”.
Non si può vivere pienamente e coscientemente senza il racconto delle generazioni. Molti mali della nostra contemporaneità derivano da questo filo spezzato nella storia del novecento.
L’immenso dramma di due guerre mondiali con decine e decine di migliaia di morti in pochi anni, più di ogni cosa ha spezzato il racconto. I nostri nonni, i nostri genitori hanno dovuto fare i conti con una violenza subita che non aveva eguali nella storia dell’umanità. Non mi riferisco ovviamente solo alla bomba atomica, di per sé devastante, ma ai lutti che non sono mancati in ogni famiglia nella vecchia Europa, come in Asia, In Africa ed anche nelle Americhe. Un dolore troppo forte da raccontare fino in fondo ai propri figli, che invece si voleva segnati dalla spensieratezza, dalla gioia di vivere.
Ma il passato con cui non facciamo i conti è destinato sempre a ritornare irrisolto. Per moltissimi anni i sopravvissuti all’olocausto, per esempio, non hanno parlato della loro atroce esperienza di morte nei campi di concentramento nazisti. Solo negli ultimi dieci-quindici anni questo è avvenuto con regolarità e libertà, fino ad arrivare alla cosiddetta “Giornata della memoria”. Così le nuove generazioni hanno ripreso a conoscere il dolore dell’umanità del novecento.
Il desiderio di rimozione, pur legittimo per la tanta sofferenza della guerra, dei nostri nonni e dei nostri genitori ha consentito terreno fertile all’inutilità dell’edonismo che dagli anni cinquanta in poi si è affermato con una nuova etica della libertà che ha letteralmente “ubriacato”, fino al nichilismo, le nuove generazioni, consentendo loro di pensare che ogni cosa fosse legittima e degna di essere vissuta.
La liceità dei comportamenti degli anni cinquanta e sessanta, nasce, dunque, anche dal racconto spezzato tra le generazioni. “Tutto nuovo. Ciò che è vecchio non serve”. Eppure l’umanità per millenni ha vissuto con un concetto ben diverso: “Tutto ciò che è servito continua a servire ed è la base per nuove scoperte”.
La società cosiddetta avanzata dell’occidente opulento, in particolare, si é messa alla ricerca del nuovo in assoluto, come unico principio etico di vita. Un nuovo da produrre, da incentivare, da essere motivo delle nostre stesse esistenze, si pensi alla predominanza delle tecnologie, divenute presto iperteconologie, non più strumento ma fine stesso del vivere quotidiano, dimenticando che l’uomo è nella sua essenza relazione, conoscenza, confronto con i suoi simili.
Di qui molti malesseri psicosomatici che affliggono l’umanità globalizzata priva di certezze semplici quanto consolidate nei valori essenziali della vita.
Ma la relazione, la conoscenza, il confronto si imparano, grazie appunto al racconto della vita tra le generazioni, che dia stimoli di pensiero e di agire verso il futuro con fiducia, forza, come solo le radici forti di un albero possono dare alle gemme e alle giovani foglie.
Ecco. Con il concorso “Come eravamo” nelle scuole, condiviso con la Famiglia Maurogiovanni, il Comune e la Provincia di Bari e l’Ufficio Scolastico per la Puglia, vogliamo riaprire il confronto con il già vissuto di chi ci ha preceduto perché ci arricchisca nei sentimenti e nella cultura, perché questi siano la forza per i giovani di guardare con serenità e fiducia al domani, partendo dalla consapevolezza di una vita degnamente condivisa nei suoi valori intimi e sociali con i nostri nonni, i nostri padri, le nostre madri.
Un Premio dedicato a Vito Maurogiovanni, dunque, per cercare nelle tante manifestazioni delle tradizioni popolari del nostro territorio che egli ha saputo così bene raccontare, con viva poesia, le ragioni di un racconto rinnovato che sappia dare stimoli a tutti. Presto sarà noto il bando del premio, che si concluderà in questa prima edizione nella tarda primavera del 2012, e che speriamo possa trovare partecipi molti gruppi di studenti delle scuole di ogni ordine e grado di Bari e provincia."
* Enzo Quarto (Presidente UCSI-Puglia)- articolo pubblicato dalla rivista "ContrAppunti"
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