Per il quinto appuntamento con la stagione sinfonica della
città di Frosinone cambiano musica e organico orchestrale, il Settecento cede il testimone al Tardo Romanticismo e I Solisti Aquilani
prendono il posto dell’Orchestra Sinfonica
del Conservatorio Licinio Refice .
Il programma di questa serata è, sicuramente, più ambizioso e rivolto ad
un pubblico di raffinati intenditori , infatti i brani eseguiti non compaiono
nei cartelloni concertistici più consueti.
E’ doveroso, prima del resoconto della serata, il mio
ringraziamento al M° Scogna e ai Solisti Aquilani per la loro gentilezza e
disponibilità durante le prove, a cui ho avuto il raro piacere di assistere,
rendendomi conto della loro professionalità e meticolosità nell’affrontare le
partiture in programma, di non agevole lettura.
La Stagione sinfonica di Frosinone prosegue nel suo percorso
affrontando ,questa sera, il tardo- romanticismo, fatta unica eccezione per La
Piccola Musica Notturna ( Eine kleine
Nachtmusik) di Mozart scritta a fine Settecento (1787), un programma,
dunque, tutto incentrato sulla tipologia dell’Andante e su musicalità intimiste
della più pura tradizione romantica.
Il primo Andante
festivo è quello di Jean Sibelius (1865-1957), compositore finlandese appartenente alla generazione di Richard Strauss,
Mahler e Debussy che fu, in ogni senso,
rappresentante del tardo romanticismo ottocentesco, anche se visse fino a metà Novecento, fu
sempre profondamente legato al sinfonismo tedesco e
all’espressività musicale di Ciakovskij. Pur rimanendo fedele ai suoi modelli sinfonici
risentì le influenze della musica popolare finnica. Il suo Andante festivo è
la trascrizione di un precedente quartetto per archi e, come egli stesso disse, doveva essere eseguito “non veloce , ma con umanità”; ne scaturisce una pagina
di grande intensità emotiva nella quale gli archi dispiegano con forza lunghe
frasi melodiche in un'atmosfera di spirituale e serena bellezza.
Dalla Finlandia di Sibelius alla Norvegia di Edward Grieg il passo è breve ed ha
sempre un andamento elegiaco come le sue Due
Melodie op 34 "Herzwunden" (Il cuore ferito) e "Letzer
Friihling" (L'ultima primavera). Nella prima (Allegretto espressivo, do
minore), dopo una sorta di corale introduzione, il canto è affidato al
violoncello, mentre l'orchestra si riserva un ritmato, partecipe
accompagnamento ad enfatizzare la
sofferenza dell’abbandono d’amore . Nel secondo (Andante, sol maggiore) i
violini primi riprendono la loro preminenza melodica con un inizio algido nel
ricordo del periodo invernale. Grieg (1843-1907) è considerato il più grande
compositore norvegese, conosciuto in particolare per il Concerto per pianoforte
in La minore, le musiche di scena per il Peer Gynt di Henrik Ibsen e per alcuni
dei suoi Pezzi lirici ed è quello per il
quale si può più a buon diritto parlare di arte naïf, fresca, ingenua e ,come
Sibelius, inserisce nel proprio stile compositivo la lingua musicale del
folklore locale.
Unico compositore italiano della serata , Giacomo Puccini (1858-1924) con i suoi Crisantemi , un’ elegia per d’archi, una delle poche pagine di
musica da camera scritte dal Maestro di Lucca. Questa pagina breve e poco
conosciuta, nacque nel 1890 in una sola notte, alla notizia della morte di
Amedeo di Savoia, duca d’Aosta. Con un inizio in pianissimo e dolcissimo con un
portamento quasi mahleriano, Puccini infonde nella partitura tutta la mestizia
e malinconia novembrine e i due temi
principali tre anni più tardi, vengono
ripresi nell’ultimo atto della Manon Lescaut.
Per ritornare nell’area nord europea ci si affida
all’ascolto di un compositore contemporaneo estone conosciuto principalmente
dagli “addetti ai lavori”, Arvo Part con
Silouans
Song (1991) brano dalle sonorità nordiche inizia con un “pianissimo” come
un velo impercettibile proseguendo con un “forte” centrale pieno e rotondo ,
tutto di una dolorosa suggestione da Marcia funebre accentuata dal “grido di
dolore” del primo violino. Part inizialmente imparò a comporre con il sistema
classico basato sugli insegnamenti di Rimskij Korsakov, solo in seguito
approfondì lo studio sulla dodecafonia che lo condussero a sperimentare i
sistemi compositivi delle avanguardie dell'epoca. Nonostante questo giunse alla
conclusione che "la sua convivenza con l'atonalità lo stava portando a un
vicolo cieco", così decise di studiare il barocco e il canto gregoriano
conducendo contemporaneamente una ricerca di semplificazione progressiva nella
sua musica, allo scopo di eliminare il "superfluo" e l'esagerazione
dalle sue composizioni, Il risultato fu la creazione (1976 "Cantus in
memoriam Benjamin Britten") di un nuovo stile molto rigoroso ed originale.
Un programma ricco di suggestioni emotive che continua con Sergej Prokofiev (1891- 1953) e il suo Andante. Precocissimo come pianista e compositore fu allievo del
sempre presente Rimskij-Korsakov al Conservatorio di Pietroburgo imponendosi
all’attenzione di pubblico e critica come compositore ardito e come ottimo
pianista. Può considerarsi, altresì, il primo compositore di musiche da film
(Alexandr Nievski, Ivan il terribile, La congiura dei Boiardi del regista
Eisenstein)da cui molti hanno preso spunti , anche il nostro Ennio Morricone. L’Andante eseguito questa sera è la
trascrizione di un quartetto diviso in
tre episodi musicali dal respiro onirico e particolarmente ostico per
l’intonazione strumentale , caratteristica dei lavori del compositore russo,
tanto da essere definito da qualcuno “cubista in musica”.
Ultima voce fuori dal coro quella di W.A.Mozart e della sua Piccola Musica Notturna in Sol maggiore
K 525, un notturno per archi del 1787. Si tratta di uno dei notturni
orchestrali più celebri, una composizione breve di struttura relativamente
semplice ma ricca di idee melodiche portate avanti con grande leggerezza e fluida
continuità, nell’ allegria sprigionata vi è talvolta qualcosa di cupo, di
nascosto come ha sottolineato il critico e pianista Barenboim. La composizione si presenta con quattro movimenti ( Serenade-Allegro; Romance-Andante;
Minuet-Allegretto; Rondò-Allegro) e rientra in questo modo nel canone della
sinfonia viennese.
I Solisti Aquilani,
nati nel 1968 dalla volontà del M° Antonellini, sono una solida realtà nel
panorama musicale italiano ed internazionale pur negli avvicendamenti generazionali e i dodici giovanissimi archi di questa sera
dimostrano tutta la qualità di un organico storico. Flavio Emilio Scogna (compositore e direttore d’orchestra
dall’importante bagaglio di collaborazioni con l'Orchestra Sinfonica Nazionale
della RAI, l'Orchestra dell'Accademia Nazionale di S.Cecilia, l'Orchestra del
Teatro dell'Opera di Roma, l'Orchestra Sinfonica di Stato Ungherese, ,
L'Orchestra dei Pomeriggi musicali di Milano, la Filarmonica Toscanini di Parma
per citarne solo alcune, allievo di Luciano Berio e Franco Ferrara, particolarmente
impegnato nella diffusione della musica contemporanea ), li ha guidati in un percorso non facile attraverso una lettura fedele e curatissima
delle sfumature e dei particolari preziosismi delle partiture con un lavoro,
ascoltato già alle prove, da certosino e cesellatore del pentagramma. Due i bis richiesti con particolare insistenza
dal pubblico, il primo movimento dalla Piccola Musica Notturna e il brano di
Arvo Part. Concludo con una citazione di Scogna ai suoi orchestrali: “La
perfezione è nei particolari, ma la perfezione non è un particolare” e questa sera ne abbiamo avuto tutti ampia
conferma.
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