Alla scoperta del Beethoven meno conosciuto. Non c’è, infatti, il titano dell’Eroica o della Nona, ma l’insolito autore di una vasta produzione di folksongs, al centro del terzo dei sei concerti “obliqui” delle Stagioni dell’Agìmus (Associazione Giovanni Padovano Iniziative Musicali), protagonista l’Ensemble Umberto Giordano con «Le canzoni di Ludwig», spettacolo in programma sabato 18 febbraio (ore 21) al Teatro van Westerhout di Mola di Bari. Dunque, ancora una proposta raffinata, quella dell’Agìmus con le Stagioni dirette da Piero Rotolo all’interno della rete Orfeo Futuro e il sostegno di Regione Puglia e Comune di Mola di Bari.
Lo spettacolo «Le canzoni di Ludwig», nato intorno all’omonimo progetto discografico presentato qualche anno fa con Amadeus in occasione del ventennale della rivista, restituisce un’immagine particolarmente emozionante di Beethoven attraverso il racconto di Giampiero Mancini, noto attore televisivo e voce recitante in uno lavoro decisamente originale all’interno del quale i musicisti dell’Ensemble Umberto Giordano, guidati da Gianna Fratta (nella foto, recente protagonista del Concerto di Natale al Senato), appaiono e scompaiono in base alla narrazione dell’artista, che nei panni del nipote di Beethoven rivela, reduce dal funerale dello zio, gli aneddoti più nascosti della vita del grande compositore tedesco. Attraverso le «canzoni di Ludwig» il pubblico partecipa, così, alle gioie e ai dolori del Titano della musica, vivendo i suoi amori, il dramma della sordità e il rapporto con la scrittura in uno spettacolo che alterna momenti di allegria e malinconia, senza mai lasciare indifferenti.
Con Gianna Fratta si esibiscono il violinista Dino De Palma, il violoncellista Luciano Tarantino, il soprano Ilaria Bellomo e il baritono turco Cüneyt Ünsal. Sono, infatti, scritti per voce e trio questi folksongs che Beethoven compose su richiesta dello scozzese George Thomson tra il 1810 e il 1820, nel periodo che intercorre tra le Sonate 81 (Les Adieux) e 109. Thomson chiese al musicista di Bonn di nobilitare un gran numero di melodie popolari, non solo scozzesi, ma anche gallesi, tirolesi, russe, spagnole e italiane: una massa imponente di canzoni (oltre centocinquanta), pubblicate integralmente molti anni fa dalla Deutsche Grammophon (che non le ha mai più ristampate), e dalle quali l’Ensemble Giordano ha estrapolato ventuno brani, rappresentativi, comunque, della varietà compositiva di Beethoven in un genere che lo rivela agli occhi dei contemporanei in una veste davvero inusuale.
Tra i ventuno brani estratti dalle tre serie di Irish Songs, dalle 26 Welsh Songs, dalle 25 Scottisch Songs e dalle 23 Songs of various nationalities, si sono anche due pezzi in spagnolo e italiano, «Una paloma blanca» e la canzonetta veneziana «Da brava, Catina».
A dare ulteriore valore all’iniziativa, l’esclusività del progetto discografico. Si tratta, infatti, della prima incisione italiana delle canzoni di Beethoven, idea nata interamente da un’intuizione di De Palma. La ricerca è durata oltre un anno. E ha rivelato agli occhi dei musicisti un Beethoven immediato, a tratti persino ironico. Ma subito riconoscibilissimo, pur dovendone analizzare la scrittura in un contesto decisamente atipico.
L’esigenza di fondare a Foggia l’Ensemble Giordano De Palma l’ha, invece, condivisa nel 2004 con Gianna Fratta. A entrambi è apparso subito naturale intitolare la formazione al genius loci. E in questo lustro di attività l’ensemble dauno ha maturato una significativa esperienza concertistica suonando non solo nelle principali città italiane, ma anche all’estero. Si è spinto in Corea e India e si è esibito anche nella magica Carnegie Hall di New York, luogo sacro con oltre cento anni di storia dove si sono tenute «prime» memorabili, da quella della Sinfonia dal Nuovo Mondo di Dvorak al Concerto in fa di Gershwin.
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