Il 26 luglio 2007 ricorrerà il centenario della nascita di Gioconda De Vito, celeberrima violinista di fama internazionale e docente di violino all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Nata a Martina Franca, la De Vito fu la prima docente di violino e viola dal 1925 al 1934, presso il nascente Istituto Musicale “Niccolò Piccinni” di Bari, fondato da Giovanni Capaldi. Il maestro Corrado Roselli per una così significativa occasione ha proposto ed organizzato per conto del Conservatorio barese una giornata dedicata alla commemorazione di questa famosa artista pugliese di origine e inglese di adozione, che ha onorato, con la sua luminosa carriera di insigne violinista e straordinaria didatta, il nome di Bari, della Puglia e dell’Italia nel mondo.
Non mancherà in tal senso l’omaggio più bello e cioè quello di alcuni dei migliori allievi di violino del Conservatorio, diplomandi o appena diplomati, che eseguiranno delle composizioni tratte dal repertorio della celebre violinista. L’incontro che si terrà il prossimo 4 luglio presso l’Auditorium della Biblioteca Nazionale di Bari (in via Pietro Oreste, 45) inizierà alle 18.00 con i saluti del maestro Marco Renzi, direttore del conservatorio barese e della direttrice della Biblioteca, Dott.ssa Angela Adriana Cavarra.
A seguire, oltre alle esibizioni dei giovani violinisti, lo stesso Corrado Roselli ricorderà con un’esaustiva prolusione la vita e la personalità artistica della leggendaria Gioconda.
venerdì 29 giugno 2007
giovedì 28 giugno 2007
Il mitico Philip Glass suona sabato a Castel del Monte
Il prossimo 30 giugno a Castel Del Monte, nei pressi di Andria, sarà di scena il celebre pianista-compositore americano Philip Glass, che propone in anteprima assoluta uno spettacolo costruito su alcuni dei suoi lavori più noti, nonchè su alcune nuove composizioni. La grande novità di questo progetto sta nel fatto che tali lavori vengono eseguiti in una formula assolutamente inedita, ovvero in trio con Wendy Sutter al violoncello e David Cossin alle percussioni (già componenti dei Bang on Can, il prestigioso ensemble statunitense che da sempre si cimenta con il grande repertorio contemporaneo statunitense). Nato a Baltimora (Maryland, USA, 31 gennaio 1937) il compositore Philip Glass è unanimamente considerato tra i capofila del minimalismo assieme a Terry Riley, Steve Reich, La Monte Young, John Adams.Dagli anni '80 ha preferito prendere le distanze dal termine, mantenendo nel suo stile una forma iterativa ma ampliando al massimo le possibilità espressive offerte dalla tonalità, in modo da accogliere sempre più suggestioni dalle culture musicali extraeuropee. Un interesse del resto già manifestato all'inizio della carriera grazie alla collaborazione con il musicista indiano Ravi Shankar.
Tra le sue opere compaiono numerosi componimenti musicali di vario tipo, con una certa predilezione per le forme sceniche (teatro, danza, performance) e le colonne sonore di diversi film e documentari. Celebre, in quest'ultima categoria, la serie di film realizzati da Godfrey Reggio a cavallo tra il 1983 e il 2003 e basati su profezie degli indiani Hopi, nota come "Trilogia Qatsi": lo stesso Glass ha portato in tournée anche in Italia concerti live in cui il suo ensemble esegue le musiche direttamente sulle immagini dei film (prima esecuzione integrale: Torino, Settembre Musica, Auditorium "Giovanni Agnelli" del Lingotto, settembre 2005)
Ha poi collaborato con vari artisti del calibro di Brian Eno e David Bowie , e di quest’ultimo ha anche adottato il tema di "Heroes" per comporre l'omonima sinfonia. Glass nasce a Baltimora da genitori immigrati ebrei provenienti dall'Ucraina; il padre possiede un negozio di dischi con una ricca offerta di opere - spesso invendute - di compositori di musica moderna (Paul Hindemith, Béla Bartók, Dmitrij Šostakovič) e musica classica (i quartetti per archi di Ludwig van Beethoven e i due trio per piano di Franz Schubert) che il giovane Glass arriverà a conoscere molto presto. Da bambino studia il flauto presso il Peabody Conservatory of Music e a 16 anni si iscrive alla University of Chicago, dove studia matematica e filosofia. Frequenta successivamente la Juilliard School dove si dedica principlamente alle tastiere; tra i suoi insegnanti di composizione figurano Vincent Persichetti e William Bergsma. Nell'estate del 1960 studia con Darius Milhaud e compone un concerto per violino per una compagna di studi, Dorothy Pixley-Rothschild.
A Parigi studia composizione con Nadia Boulanger (dal 1963 al 1965) analizzando gli spartiti di Johann Sebastian Bach ("Il clavicembalo ben temperato"), Wolfgang Amadeus Mozart (i concerti per pianoforte) e Beethoven. Riferendosi a quegli anni nella sua autobiografia - "Music by Philip Glass", (1987) - Glass racconta che la musica eseguita ai concerti del Domaines Musicale di Pierre Boulez non lo appassionava (fatta eccezione per i lavori di John Cage e Morton Feldman), mentre era molto impressionato dagli spettacoli messi in scena da Jean-Louis Barrault al teatro Odéon e dai film della nouvelle vague francese, di registi come Jean-Luc Godard e François Truffaut.
Dopo aver lavorato in Francia con Ravi Shankar alla colonna sonora del film Chappaqua, Glass nel 1966 viaggia attraverso il nord dell'India, dove entra in contatto con la comunità dei rifugiati tibetani. Diventa buddista e incontra il quattrodicesimo Dalai Lama, Tenzin Gyatso, nel 1972.
Dal lavoro con Ravi Shankar e dalla percezione delle proprietà ipnotiche dei ritmi indiani nasce lo stile compositivo di Philip Glass. Tornato a casa, rinnega i suoi lavori precedenti, scritti con uno stile moderatamente moderno simile a quello di Darius Milhaud, Aaron Copland e Samuel Barber, e inizia a comporre pezzi austeri basati su ritmi compulsivi. Tra questi primi lavori di taglio minimalista figurano le musiche per una commedia di Samuel Beckett (Comédie, 1963) ed un quartetto d'archi (No.1, 1966). Ricevendo poca attenzione dagli esecutori e dagli spazi di esecuzione tradizionali, Glass forma un gruppo nei tardi anni '60 a New York con i suoi ex compagni di studi, tra cui Steve Reich e Jon Gibson, iniziando ad esibirsi all'interno delle gallerie d'arte. Queste gallerie rappresentavano l'effettivo punto di contatto tra il minimalismo musicale ed il minimalismo nelle arti visive, oltre alle amicizie personali tra gli artisti che, avendo interessi artistici simili, supportavano l'attività musicale di Glass e Reich e spesso preparavano i poster per i loro concerti. Il primo concerto della "nuova" musica di Philip Glass è una serata alla Jonas Mekas's Film-Makers Cinematheque nel 1968. In questo concerto vengono inclusi “Music in the shape of a square for two flutes” (un omaggio a Erik Satie, eseguito da Glass e Gibson) e “Strung Out for amplified solo violin”, eseguito dalla violinista Pixley-Rothschild. Gli spartiti sono appesi alle pareti ed i musicisti devono spostarsi durante l'esecuzione. La risposta è entusiasta, anche se il pubblico consiste principalmente di artisti e appassionati di arti visive e performance art, già molto ben disposti verso l'approccio riduzionista di Glass. Oltre all'eseguire la propria musica, Glass lavora come tassista, gestisce con Steve Reich una compagnia di traslochi e fa da assistente allo scultore Richard Sierra. In questo periodo conosce e stringe amicizie con altri artisti della scena di new York, tra cui Sol LeWitt, Nancy Graves, Laurie Anderson e Chuck Close. Dopo alcune divergenze con Steve Reich fonda il proprio Philip Glass Ensemble (mentre Reich fonda il gruppo "Steve Reich and Musicians") in cui entrano le tastiere, i fiati (sassofono e flauto) ed una voce di soprano. Inizialmente il lavoro continua ad essere rigorosamente minimalista, diatonico e strutturato ripetitivamente, come in "Two Pages", "Contrary Motion" e "Music in Fifths" (un omaggio a Nadia Boulanger che trovò delle "quinte nascoste" nei suoi lavori di studente). Col tempo l'austerità viene meno, la musica sempre più complessa e drammatica, come in "Music in Similar Motion" (1969) e in "Music with Changing Parts" (1970). La serie culmina nell'esecuzione della durata di quattro ore "Music in Twelve Parts" (1971-1974), inizialmente concepito come un'unica composizione con dodici parti strumentali e successivamente evoluto in una composizione ciclica che riassume l'opera si Glass e la trascende - nella parte finale la voce soprano canta un tema dodecafonico. Glass continua il proprio lavoro con due serie di opere sturmentali, "Another Look at Harmony" (1975) e "Fourth Series" (1978-79), mentre è la sua musica per le produzioni teatrali a diventare più famosa. La prima opera è una collaborazione con Robert Wilson, una composizione che successivamente Glass identificherà come la prima di una trilogia di ritratti: "Einstein on the Beach" (composta nel 1975 ed eseguita per la prima volta nel 1976), centrata sulla figura di Albert Einstein, in cui figurano il suo gruppo, un violino solista, un coro e gli attori. Il Washington Post lo recensisce con parole entusiastiche. Glass continua a produrre musica per opere teatrali componendo nel 1980 l'opera "Satyagraha", incentrata sui primi anni di vita del Mahatma Gandhi e sulle sue esperienze in Sudafrica. L'opera è anche un punto di svolta per Glass, che scrive per la prima volta dopo 15 anni per un'orchestra sinfonica, anche se le parti principali rimangono riservate a delle voci soliste e al coro.
La trilogia si completa con "Akhnaten" (1983-84), ritratto del faraone Akhenaton, una potente composizione vocale e orchestrale cantanta in accadico, ebreo biblico e antico egiziano. Alla parte cantata si alterna un attore che recita antichi testi egiziani nella lingua del pubblico. I violini spariscono e l'orchestra assume "un suono basso e scuro, che caratterizza l'opera e si adatta molto bene al suo soggetto" (da Music by Philip Glass, 1985).
Nello stesso anno Glass collabora con Robert Wilson alla stesura di un'altra opera, "the CIVIL warS", che debutta all'Opera di Roma. I lavori di Glass pre il teatro in questo periodo includono molte composizioni per la compagnia teatrale Mabou Mines, che ha co-fondato nel 1970, che consistono principalmente in musiche per scritture e adattamenti della prosa di Samuel Beckett, quali "The Lost Ones" (1975), "Cascando" (1975), "Mercier and Camier" (1979), "Endgame" (1984) and "Company" (1984). Backett approvò l'adattamento fatto dalla compagnia di "The Lost Ones", ma disapprovò in maniera veemente la mesas in scena di "Endgame" all'American Repertory Theatre di Cambridge per la regia di Joanne Akalaitis. I quattro brevi pezzi composti per "Company" per quartetto d'archi, destinati ad essere seguiti negli intervalli del dramma divennero successivamente un brano da concerto per orchestra d'archi e vennero anche pubblicati separatemente. A partire dalle composizioni di opere e musiche per il teatro, Glass - specialmente a cavallo tra gli anni '80 e '90 - scrive sempre più per ensembles più accessibili, come i quartetti d'archi e le orchestre sinfoniche, ritornando così in qualche modo verso le radici stilistiche dei suoi studi compositivi. Con questa direzione, i lavori per orchestra e da camera risultano essere scritti con una vena più lirica e poetica. Nei suoi lavori Glass arriva ad impiegare antiche forme musicali come quella della ciaccona, come ad esempio nel "Satyagraha" e nei movimenti lenti del suo "Violin Concerto" (1987) e della "Symphony No.3" (1995). Vi sono inoltre richiami a stili musicali storici (il barocco, il classico, il primo romanticismo e la musica classica di inizio del XX secolo), senza che tuttavia Glass abbandoni la propria cifra stilistica individuale, né a farne un mero pastiche.
Il "Violin Concerto" consiste di tre movimenti quasi neo-barocchi, su cui vengono cantati testi scritti nella lingua di Akhenaton. Nel 1992 il concerto viene eseguito dalla Vienna Philharmonic Orchestra condotta da Gidon Kremer. Ad esso fanno seguito una trilogia Sibeliana ("The Light", "The Canyon", "Itaipu", 1987-1989), "The Voyage", commissionata dalla Metropolitan Opera e altre due sinfonie da tre movimenti ("Low" nel 1992 ed una seconda nel 1994). Glass descrive la sua "Symphony No.2" come uno studio in politonalità comparabile alle musiche di Arthur Honegger, Darius Milhaud e Heitor Villa-Lobos, ma il tono dissonante, oscuro e meditabondo del pezzo evoca maggiormente le sinfonie di Dmitrij Šostakovič.
Centrali nella sua produzione di musica da camera del periodo sono gli ultimi due quartetti d'archi di una serie di cinque scritti per il Kronos Quartet (1989 e 1991) ed il pezzo "Music from The Screens" (1989). Questi lavori mostrano un aspetto molto diverso della produzione di Glass. Con la "Symphony No.3" (1995), commissionata dall'orchesta da camera di Stoccarda, riemerge uno stile orchestrale più trasparente, raffinato ed intimo (rispecchiando la simile evoluzione del lavoro di Steve Reich). Nei quattro movimenti della sinfonia Glass tratta un'orchestra di 19 archi come un'ensemble da camera esteso e sembra evocare il primo classicismo (le sinfonie per archi di Carl Philipp Emanuel Bach e le prime sinfonie di Franz Joseph Haydn), nonché il neoclassicismo di Igor Stravinskij, Béla Bartók e Ravel.
Sin dalla fine degli anni '80 Glass scrive sempre più frequentemente pezzi per pianoforte solo, a cominciare da un ciclo di cinque pezzi (1988) per un adattamento teatrale della "Metamorfosi" di Franz Kafka e proseguendo con il suo primo volume di "Études for Piano" (1994-95). I primi sei études furono originariamente commissionati dal pianista e direttore d'orchestra Dennis Russel Davies. Negli anni tra il 1993 ed il 1996 Glass compone un altro trittico di opere basato sulla prosa e sui film Jean Cocteau ("Orphée" (1949), "La Belle et la Bête" (1946) ed il racconto "Les Enfants Terribles" (1929) adattato a film nel 1950 dallo stesso Cocteau e da Jean-Pierre Melville) che è anche un omaggio musicale ai Les Six, un gruppo di compositori francesi associati a Cocteau. "Orphée" è sia concettualmente che musicalmente ispirata all'opera Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck ed il tema della morte di Euridice si intreccia con la vita privata di Glass, essendo l'opera stata scritta un anno dopo l'inattesa morte della moglie Candy Jernigan, nel 1991. "(...) si può solo immaginare che il dolore di Orfeo debba aver echeggiato quello del compositore" (K. Robert Schwarz, Minimalists, 1996, p.164).
"Les Enfants Terribles" (1996, per voce e tre pianoforti), per essere concepita per un ensemble di pianoforti, è debitrice ad un altro lavoro fondamentale del XVIII secolo: il concerto per quattro clavicembali (o quattro pianoforti) in la minore di Bach, BWV1065. E forse non è una coincidenza che il concerto di Bach fosse parte della colonna sonora del film del 1950 così come l'opera di Gluck fece da colonna sonora al film "Orphée" di Cocteau del 1949.
Molte colonne sonore sono state scritte da Glass, a cominciare (1981-83) da quella per il "Koyaanisqatsi" di Godfrey Reggio, continuando con "Mishima: A Life in Four Chapters" (1985) di Paul Schrader e "Kundun" (1997) di Martin Scorsese. Ha fatto anche una breve apparizione come attore nel film "The Truman Show" (1998). "The Hours" (Stephen Daldry, 2002), "Taking Lives" (2004), e "The Fog of War" (Errol Morris, 2003) sono tra i film più famosi in cui la colonna sonora contiene pezzi di Glass, sia di repertorio che nuovi. La colonna sonora di "Diario di uno scandalo" (2007) ha ricevuto la nomination agli Oscar.
Oltre a lavorare in ambito classico, per il teatro e per il cinema, Glass ha avuto molti contatti con gli ambienti del rock, dell'ambient music, della musica elettronica e della world music. nei primi anni '70 tra i suoi estimatori si annoveravano Brian Eno e David Bowie, colpiti ed influenzati dallo stile poco ortodosso di Glass. Anni dopo Glass, entrato in amicizia con Bowie, orchestrerà alcuni pezzi di Bowie e Eno inclusi negli album "Low" e "Heroes" (scritti a Berlino nei tardi anni '70) trasformandoli nelle proprie prima ("Low", 1992) e quarta ("Heroes", 1996) sinfonia.
Glass ha collaborato anche con cantautori quali Paul Simon, Suzanne Vega e Natalie Merchant, nonché con autori di musica elettronica (Aphex Twin).
La contrapposizione di due stili iniziata con gli "Études" e con "Les Enfants Terribles" riemerge nella colonna sonora del film di Godfrey Reggio "Naqoyqatsi" (2002), nell'opera da camera "The Sound of a Voice" (2003) e, in misura minore, nella serie di concerti scritti a partire dal 2000 e nelle tre sinfonie centrate sullo scambio tra voci e coro e orchestra. Due sinfonie abbastanza simili, la "Symphony No.5" (1999) e la "Symphony No.7" (2004) sono basate su temi religiosi e meditativi, mentre la "Symphony No.6 - Plutonian Ode", commissionata dalla Brucknerhaus Linz e dalla Carnegie Hall in onore del 65° compleanno di Glass, nasce come collaborazione con il poeta Allen Ginsberg per voce recitante e piano (gli stessi Ginsberg e Glass), basata sulla sua omonima poesia. nel primo e secondo movimento di questa opera Glass esplora melodie complicate e dissonanti, solo per tornare col terzo movimento ad una sorta di musica ipnotica ed estatica dal risultato sorprendentemente fresco.
Negli anni di composizione di questa sinfonia Glass si sposa con Holly Critchlow, conosciuta quattro anni prima.
La sua prima opera su grande scala da otto anni, "Waiting for the Barbarians", è basata sul romanzo di J. M. Coetzee col libretto a cura di Christopher Hampton ed ha debuttato nel settembre 2005. Solo due mesi dopo, nel novembre 2005, debutta alla Brooklyn Academy of Music di New York la "Symphony No.8".
Tra le sue opere compaiono numerosi componimenti musicali di vario tipo, con una certa predilezione per le forme sceniche (teatro, danza, performance) e le colonne sonore di diversi film e documentari. Celebre, in quest'ultima categoria, la serie di film realizzati da Godfrey Reggio a cavallo tra il 1983 e il 2003 e basati su profezie degli indiani Hopi, nota come "Trilogia Qatsi": lo stesso Glass ha portato in tournée anche in Italia concerti live in cui il suo ensemble esegue le musiche direttamente sulle immagini dei film (prima esecuzione integrale: Torino, Settembre Musica, Auditorium "Giovanni Agnelli" del Lingotto, settembre 2005)
Ha poi collaborato con vari artisti del calibro di Brian Eno e David Bowie , e di quest’ultimo ha anche adottato il tema di "Heroes" per comporre l'omonima sinfonia. Glass nasce a Baltimora da genitori immigrati ebrei provenienti dall'Ucraina; il padre possiede un negozio di dischi con una ricca offerta di opere - spesso invendute - di compositori di musica moderna (Paul Hindemith, Béla Bartók, Dmitrij Šostakovič) e musica classica (i quartetti per archi di Ludwig van Beethoven e i due trio per piano di Franz Schubert) che il giovane Glass arriverà a conoscere molto presto. Da bambino studia il flauto presso il Peabody Conservatory of Music e a 16 anni si iscrive alla University of Chicago, dove studia matematica e filosofia. Frequenta successivamente la Juilliard School dove si dedica principlamente alle tastiere; tra i suoi insegnanti di composizione figurano Vincent Persichetti e William Bergsma. Nell'estate del 1960 studia con Darius Milhaud e compone un concerto per violino per una compagna di studi, Dorothy Pixley-Rothschild.
A Parigi studia composizione con Nadia Boulanger (dal 1963 al 1965) analizzando gli spartiti di Johann Sebastian Bach ("Il clavicembalo ben temperato"), Wolfgang Amadeus Mozart (i concerti per pianoforte) e Beethoven. Riferendosi a quegli anni nella sua autobiografia - "Music by Philip Glass", (1987) - Glass racconta che la musica eseguita ai concerti del Domaines Musicale di Pierre Boulez non lo appassionava (fatta eccezione per i lavori di John Cage e Morton Feldman), mentre era molto impressionato dagli spettacoli messi in scena da Jean-Louis Barrault al teatro Odéon e dai film della nouvelle vague francese, di registi come Jean-Luc Godard e François Truffaut.
Dopo aver lavorato in Francia con Ravi Shankar alla colonna sonora del film Chappaqua, Glass nel 1966 viaggia attraverso il nord dell'India, dove entra in contatto con la comunità dei rifugiati tibetani. Diventa buddista e incontra il quattrodicesimo Dalai Lama, Tenzin Gyatso, nel 1972.
Dal lavoro con Ravi Shankar e dalla percezione delle proprietà ipnotiche dei ritmi indiani nasce lo stile compositivo di Philip Glass. Tornato a casa, rinnega i suoi lavori precedenti, scritti con uno stile moderatamente moderno simile a quello di Darius Milhaud, Aaron Copland e Samuel Barber, e inizia a comporre pezzi austeri basati su ritmi compulsivi. Tra questi primi lavori di taglio minimalista figurano le musiche per una commedia di Samuel Beckett (Comédie, 1963) ed un quartetto d'archi (No.1, 1966). Ricevendo poca attenzione dagli esecutori e dagli spazi di esecuzione tradizionali, Glass forma un gruppo nei tardi anni '60 a New York con i suoi ex compagni di studi, tra cui Steve Reich e Jon Gibson, iniziando ad esibirsi all'interno delle gallerie d'arte. Queste gallerie rappresentavano l'effettivo punto di contatto tra il minimalismo musicale ed il minimalismo nelle arti visive, oltre alle amicizie personali tra gli artisti che, avendo interessi artistici simili, supportavano l'attività musicale di Glass e Reich e spesso preparavano i poster per i loro concerti. Il primo concerto della "nuova" musica di Philip Glass è una serata alla Jonas Mekas's Film-Makers Cinematheque nel 1968. In questo concerto vengono inclusi “Music in the shape of a square for two flutes” (un omaggio a Erik Satie, eseguito da Glass e Gibson) e “Strung Out for amplified solo violin”, eseguito dalla violinista Pixley-Rothschild. Gli spartiti sono appesi alle pareti ed i musicisti devono spostarsi durante l'esecuzione. La risposta è entusiasta, anche se il pubblico consiste principalmente di artisti e appassionati di arti visive e performance art, già molto ben disposti verso l'approccio riduzionista di Glass. Oltre all'eseguire la propria musica, Glass lavora come tassista, gestisce con Steve Reich una compagnia di traslochi e fa da assistente allo scultore Richard Sierra. In questo periodo conosce e stringe amicizie con altri artisti della scena di new York, tra cui Sol LeWitt, Nancy Graves, Laurie Anderson e Chuck Close. Dopo alcune divergenze con Steve Reich fonda il proprio Philip Glass Ensemble (mentre Reich fonda il gruppo "Steve Reich and Musicians") in cui entrano le tastiere, i fiati (sassofono e flauto) ed una voce di soprano. Inizialmente il lavoro continua ad essere rigorosamente minimalista, diatonico e strutturato ripetitivamente, come in "Two Pages", "Contrary Motion" e "Music in Fifths" (un omaggio a Nadia Boulanger che trovò delle "quinte nascoste" nei suoi lavori di studente). Col tempo l'austerità viene meno, la musica sempre più complessa e drammatica, come in "Music in Similar Motion" (1969) e in "Music with Changing Parts" (1970). La serie culmina nell'esecuzione della durata di quattro ore "Music in Twelve Parts" (1971-1974), inizialmente concepito come un'unica composizione con dodici parti strumentali e successivamente evoluto in una composizione ciclica che riassume l'opera si Glass e la trascende - nella parte finale la voce soprano canta un tema dodecafonico. Glass continua il proprio lavoro con due serie di opere sturmentali, "Another Look at Harmony" (1975) e "Fourth Series" (1978-79), mentre è la sua musica per le produzioni teatrali a diventare più famosa. La prima opera è una collaborazione con Robert Wilson, una composizione che successivamente Glass identificherà come la prima di una trilogia di ritratti: "Einstein on the Beach" (composta nel 1975 ed eseguita per la prima volta nel 1976), centrata sulla figura di Albert Einstein, in cui figurano il suo gruppo, un violino solista, un coro e gli attori. Il Washington Post lo recensisce con parole entusiastiche. Glass continua a produrre musica per opere teatrali componendo nel 1980 l'opera "Satyagraha", incentrata sui primi anni di vita del Mahatma Gandhi e sulle sue esperienze in Sudafrica. L'opera è anche un punto di svolta per Glass, che scrive per la prima volta dopo 15 anni per un'orchestra sinfonica, anche se le parti principali rimangono riservate a delle voci soliste e al coro.
La trilogia si completa con "Akhnaten" (1983-84), ritratto del faraone Akhenaton, una potente composizione vocale e orchestrale cantanta in accadico, ebreo biblico e antico egiziano. Alla parte cantata si alterna un attore che recita antichi testi egiziani nella lingua del pubblico. I violini spariscono e l'orchestra assume "un suono basso e scuro, che caratterizza l'opera e si adatta molto bene al suo soggetto" (da Music by Philip Glass, 1985).
Nello stesso anno Glass collabora con Robert Wilson alla stesura di un'altra opera, "the CIVIL warS", che debutta all'Opera di Roma. I lavori di Glass pre il teatro in questo periodo includono molte composizioni per la compagnia teatrale Mabou Mines, che ha co-fondato nel 1970, che consistono principalmente in musiche per scritture e adattamenti della prosa di Samuel Beckett, quali "The Lost Ones" (1975), "Cascando" (1975), "Mercier and Camier" (1979), "Endgame" (1984) and "Company" (1984). Backett approvò l'adattamento fatto dalla compagnia di "The Lost Ones", ma disapprovò in maniera veemente la mesas in scena di "Endgame" all'American Repertory Theatre di Cambridge per la regia di Joanne Akalaitis. I quattro brevi pezzi composti per "Company" per quartetto d'archi, destinati ad essere seguiti negli intervalli del dramma divennero successivamente un brano da concerto per orchestra d'archi e vennero anche pubblicati separatemente. A partire dalle composizioni di opere e musiche per il teatro, Glass - specialmente a cavallo tra gli anni '80 e '90 - scrive sempre più per ensembles più accessibili, come i quartetti d'archi e le orchestre sinfoniche, ritornando così in qualche modo verso le radici stilistiche dei suoi studi compositivi. Con questa direzione, i lavori per orchestra e da camera risultano essere scritti con una vena più lirica e poetica. Nei suoi lavori Glass arriva ad impiegare antiche forme musicali come quella della ciaccona, come ad esempio nel "Satyagraha" e nei movimenti lenti del suo "Violin Concerto" (1987) e della "Symphony No.3" (1995). Vi sono inoltre richiami a stili musicali storici (il barocco, il classico, il primo romanticismo e la musica classica di inizio del XX secolo), senza che tuttavia Glass abbandoni la propria cifra stilistica individuale, né a farne un mero pastiche.
Il "Violin Concerto" consiste di tre movimenti quasi neo-barocchi, su cui vengono cantati testi scritti nella lingua di Akhenaton. Nel 1992 il concerto viene eseguito dalla Vienna Philharmonic Orchestra condotta da Gidon Kremer. Ad esso fanno seguito una trilogia Sibeliana ("The Light", "The Canyon", "Itaipu", 1987-1989), "The Voyage", commissionata dalla Metropolitan Opera e altre due sinfonie da tre movimenti ("Low" nel 1992 ed una seconda nel 1994). Glass descrive la sua "Symphony No.2" come uno studio in politonalità comparabile alle musiche di Arthur Honegger, Darius Milhaud e Heitor Villa-Lobos, ma il tono dissonante, oscuro e meditabondo del pezzo evoca maggiormente le sinfonie di Dmitrij Šostakovič.
Centrali nella sua produzione di musica da camera del periodo sono gli ultimi due quartetti d'archi di una serie di cinque scritti per il Kronos Quartet (1989 e 1991) ed il pezzo "Music from The Screens" (1989). Questi lavori mostrano un aspetto molto diverso della produzione di Glass. Con la "Symphony No.3" (1995), commissionata dall'orchesta da camera di Stoccarda, riemerge uno stile orchestrale più trasparente, raffinato ed intimo (rispecchiando la simile evoluzione del lavoro di Steve Reich). Nei quattro movimenti della sinfonia Glass tratta un'orchestra di 19 archi come un'ensemble da camera esteso e sembra evocare il primo classicismo (le sinfonie per archi di Carl Philipp Emanuel Bach e le prime sinfonie di Franz Joseph Haydn), nonché il neoclassicismo di Igor Stravinskij, Béla Bartók e Ravel.
Sin dalla fine degli anni '80 Glass scrive sempre più frequentemente pezzi per pianoforte solo, a cominciare da un ciclo di cinque pezzi (1988) per un adattamento teatrale della "Metamorfosi" di Franz Kafka e proseguendo con il suo primo volume di "Études for Piano" (1994-95). I primi sei études furono originariamente commissionati dal pianista e direttore d'orchestra Dennis Russel Davies. Negli anni tra il 1993 ed il 1996 Glass compone un altro trittico di opere basato sulla prosa e sui film Jean Cocteau ("Orphée" (1949), "La Belle et la Bête" (1946) ed il racconto "Les Enfants Terribles" (1929) adattato a film nel 1950 dallo stesso Cocteau e da Jean-Pierre Melville) che è anche un omaggio musicale ai Les Six, un gruppo di compositori francesi associati a Cocteau. "Orphée" è sia concettualmente che musicalmente ispirata all'opera Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck ed il tema della morte di Euridice si intreccia con la vita privata di Glass, essendo l'opera stata scritta un anno dopo l'inattesa morte della moglie Candy Jernigan, nel 1991. "(...) si può solo immaginare che il dolore di Orfeo debba aver echeggiato quello del compositore" (K. Robert Schwarz, Minimalists, 1996, p.164).
"Les Enfants Terribles" (1996, per voce e tre pianoforti), per essere concepita per un ensemble di pianoforti, è debitrice ad un altro lavoro fondamentale del XVIII secolo: il concerto per quattro clavicembali (o quattro pianoforti) in la minore di Bach, BWV1065. E forse non è una coincidenza che il concerto di Bach fosse parte della colonna sonora del film del 1950 così come l'opera di Gluck fece da colonna sonora al film "Orphée" di Cocteau del 1949.
Molte colonne sonore sono state scritte da Glass, a cominciare (1981-83) da quella per il "Koyaanisqatsi" di Godfrey Reggio, continuando con "Mishima: A Life in Four Chapters" (1985) di Paul Schrader e "Kundun" (1997) di Martin Scorsese. Ha fatto anche una breve apparizione come attore nel film "The Truman Show" (1998). "The Hours" (Stephen Daldry, 2002), "Taking Lives" (2004), e "The Fog of War" (Errol Morris, 2003) sono tra i film più famosi in cui la colonna sonora contiene pezzi di Glass, sia di repertorio che nuovi. La colonna sonora di "Diario di uno scandalo" (2007) ha ricevuto la nomination agli Oscar.
Oltre a lavorare in ambito classico, per il teatro e per il cinema, Glass ha avuto molti contatti con gli ambienti del rock, dell'ambient music, della musica elettronica e della world music. nei primi anni '70 tra i suoi estimatori si annoveravano Brian Eno e David Bowie, colpiti ed influenzati dallo stile poco ortodosso di Glass. Anni dopo Glass, entrato in amicizia con Bowie, orchestrerà alcuni pezzi di Bowie e Eno inclusi negli album "Low" e "Heroes" (scritti a Berlino nei tardi anni '70) trasformandoli nelle proprie prima ("Low", 1992) e quarta ("Heroes", 1996) sinfonia.
Glass ha collaborato anche con cantautori quali Paul Simon, Suzanne Vega e Natalie Merchant, nonché con autori di musica elettronica (Aphex Twin).
La contrapposizione di due stili iniziata con gli "Études" e con "Les Enfants Terribles" riemerge nella colonna sonora del film di Godfrey Reggio "Naqoyqatsi" (2002), nell'opera da camera "The Sound of a Voice" (2003) e, in misura minore, nella serie di concerti scritti a partire dal 2000 e nelle tre sinfonie centrate sullo scambio tra voci e coro e orchestra. Due sinfonie abbastanza simili, la "Symphony No.5" (1999) e la "Symphony No.7" (2004) sono basate su temi religiosi e meditativi, mentre la "Symphony No.6 - Plutonian Ode", commissionata dalla Brucknerhaus Linz e dalla Carnegie Hall in onore del 65° compleanno di Glass, nasce come collaborazione con il poeta Allen Ginsberg per voce recitante e piano (gli stessi Ginsberg e Glass), basata sulla sua omonima poesia. nel primo e secondo movimento di questa opera Glass esplora melodie complicate e dissonanti, solo per tornare col terzo movimento ad una sorta di musica ipnotica ed estatica dal risultato sorprendentemente fresco.
Negli anni di composizione di questa sinfonia Glass si sposa con Holly Critchlow, conosciuta quattro anni prima.
La sua prima opera su grande scala da otto anni, "Waiting for the Barbarians", è basata sul romanzo di J. M. Coetzee col libretto a cura di Christopher Hampton ed ha debuttato nel settembre 2005. Solo due mesi dopo, nel novembre 2005, debutta alla Brooklyn Academy of Music di New York la "Symphony No.8".
Continuano i grandi concerti del Miami International Piano Festival a Lecce
Il Miami International Piano Festival in Lecce arriva oggi al suo “giro di boa”. Lo fa proponendo al pubblico leccese il concerto di un enfant prodige americano del pianoforte. Alle 19.00, infatti, il palcoscenico del Teatro Paisiello ospiterà il recital del dodicenne Conrad Tao, nato ad Urbana, Illinois, nel 1995.
Conrad ha mostrato il suo talento per la musica sin da piccolissimo, quando è stato visto suonare delle canzoni per bambini a 18 mesi d’età. Ha iniziato lo studio formale del pianoforte a 3 anni, si è esibito in pubblico per la prima volta a 4 e ha tenuto un recital ad Orlando in Florida all’età di 7 anni. A 8 anni ha tenuto il suo concerto di debutto con la Utah Chamber Music Festival Orchestra suonando il concerto per pianoforte di Mozart in La Maggiore, K414. Conrad ha vinto il concorso pianistico Julliard Pre-College Gina Baucher e il concorso “Prokofiev Concerto” nel 2006 ed ha già dato saggi della sua bravura anche come compositore, tanto che è stato il più giovane vincitore del prestigioso premio della BMI per giovani compositori nell’emisfero occidentale. Conrad ha vinto nel 2004, 2005 e 2006 il premio ASCAP Morton Gould Young Composer e la sua sonata per 2 pianoforti è stata eseguita alla cerimonia di premiazione del 2004. Tao è, inoltre, un pluri-premiato violinista ed è assegnatario di strumenti da parte della Stradivari Society da tre anni. Attualmente suona un violino del 1750 di misura 7/8 di Nicola Gagliano.
Per il suo primo concerto al Festival di Miami a Lecce (Conrad suonerà con l’orchestra il 2 luglio e avrà il pianoforte n. 1 nella serata finale del 4 per 16 pianoforti), Tao ha scelto un ricco programma musicale: nella prima parte eseguirà Sonata in Fa min. K.466 (L.118) e Sonata in La magg. K.39 (L.391) di Domenico Scarlatti, la Sonata n. 21 in Do magg. ("Waldstein") Op. 53 di Beethoven e Gargoyles, Op. 29 di Liebermann. La seconda parte, invece, sarà all’insegna di Chopin (Nocturne Op. 15 n. 2; Nocturne Op. 62n. 1; Ballade n. 3 Op. 47) e della Rhapsodie espagnole (Folies d'Espagne et jota aragonesa) S. 254 di Liszt. Conrad chiuderà il concerto proponendo due brani dalla sua composizione “Seven”, intitolata così perché scritta all’età di 7 anni.
In serata, sempre al Teatro Paisiello, con inizio alle 21.30, sarà di scena la musica da camera in un recital elegante e sofisticato che vedrà come protagonisti il violino e la viola di Igor e Vesna Gruppman, accompagnati al pianoforte dal pianista russo Ilya Itin (che terrà l’atteso concerto solistico di sabato 30 giugno).
I coniugi Gruppman, che si esibiscono spesso in Duo, sono stati soprannominati “gli arcangeli del violino”.
Acclamato dalla critica per la bellezza e la ricchezza del suo stile, il fraseggiare elegante, l’energia, la passione e il virtuosismo, Igor Gruppman gode di una carriera di solista, direttore, primo violino e musicista da camera. Ha lavorato con direttori quali Solti, Rostropovich, Colin Davis, Eschenbach, Gatti e Haitink e attualmente è primo violino alla Rotterdam Philarmonic Orchestra, direttore principale dell’orchestra di Temple Square a Salt Lake City e direttore artistico dell’orchestra da camera del Concerto di Rotterdam. Ha fondato e dirige il Gruppman International Violin Institute con il fine di selezionare e far crescere i giovani talenti del violino di tutto il mondo, usando le più recenti tecnologie di videoconferenza.
Sua moglie Vesna eccelle sia come violinista che come violista ed è stata la prima a vincere sei volte consecutive il National Violin Competition nella nativa Jugoslavia. Le sue registrazioni di musica solista e da camera hanno vinto premi prestigiosi da parte di riviste internazionali quali il Gramophone Magazine, American Record Guide e Classical disCDigest. Attualmente Vesna Gruppman svolge l’attività di co-direttrice nel Gruppman International Institute presso il Conservatorio di Rotterdam.
Il programma musicale del concerto dei Gruppman con Itin prevede la Sonata per 2 violini e pianoforte di Martinu, la Sonata n. 5 per violino e pianoforte “Primavera” di Beethoven, 6 Duo per due violini di Bartók, la Suite per 2 violini e pianoforte di Moszkowsky e, in chiusura, Primavera e Inverno da “Quattro Stagioni di Buenos Aires” di Piazzola.
Per informazioni http://www.nireo.it/
Conrad ha mostrato il suo talento per la musica sin da piccolissimo, quando è stato visto suonare delle canzoni per bambini a 18 mesi d’età. Ha iniziato lo studio formale del pianoforte a 3 anni, si è esibito in pubblico per la prima volta a 4 e ha tenuto un recital ad Orlando in Florida all’età di 7 anni. A 8 anni ha tenuto il suo concerto di debutto con la Utah Chamber Music Festival Orchestra suonando il concerto per pianoforte di Mozart in La Maggiore, K414. Conrad ha vinto il concorso pianistico Julliard Pre-College Gina Baucher e il concorso “Prokofiev Concerto” nel 2006 ed ha già dato saggi della sua bravura anche come compositore, tanto che è stato il più giovane vincitore del prestigioso premio della BMI per giovani compositori nell’emisfero occidentale. Conrad ha vinto nel 2004, 2005 e 2006 il premio ASCAP Morton Gould Young Composer e la sua sonata per 2 pianoforti è stata eseguita alla cerimonia di premiazione del 2004. Tao è, inoltre, un pluri-premiato violinista ed è assegnatario di strumenti da parte della Stradivari Society da tre anni. Attualmente suona un violino del 1750 di misura 7/8 di Nicola Gagliano.
Per il suo primo concerto al Festival di Miami a Lecce (Conrad suonerà con l’orchestra il 2 luglio e avrà il pianoforte n. 1 nella serata finale del 4 per 16 pianoforti), Tao ha scelto un ricco programma musicale: nella prima parte eseguirà Sonata in Fa min. K.466 (L.118) e Sonata in La magg. K.39 (L.391) di Domenico Scarlatti, la Sonata n. 21 in Do magg. ("Waldstein") Op. 53 di Beethoven e Gargoyles, Op. 29 di Liebermann. La seconda parte, invece, sarà all’insegna di Chopin (Nocturne Op. 15 n. 2; Nocturne Op. 62n. 1; Ballade n. 3 Op. 47) e della Rhapsodie espagnole (Folies d'Espagne et jota aragonesa) S. 254 di Liszt. Conrad chiuderà il concerto proponendo due brani dalla sua composizione “Seven”, intitolata così perché scritta all’età di 7 anni.
In serata, sempre al Teatro Paisiello, con inizio alle 21.30, sarà di scena la musica da camera in un recital elegante e sofisticato che vedrà come protagonisti il violino e la viola di Igor e Vesna Gruppman, accompagnati al pianoforte dal pianista russo Ilya Itin (che terrà l’atteso concerto solistico di sabato 30 giugno).
I coniugi Gruppman, che si esibiscono spesso in Duo, sono stati soprannominati “gli arcangeli del violino”.
Acclamato dalla critica per la bellezza e la ricchezza del suo stile, il fraseggiare elegante, l’energia, la passione e il virtuosismo, Igor Gruppman gode di una carriera di solista, direttore, primo violino e musicista da camera. Ha lavorato con direttori quali Solti, Rostropovich, Colin Davis, Eschenbach, Gatti e Haitink e attualmente è primo violino alla Rotterdam Philarmonic Orchestra, direttore principale dell’orchestra di Temple Square a Salt Lake City e direttore artistico dell’orchestra da camera del Concerto di Rotterdam. Ha fondato e dirige il Gruppman International Violin Institute con il fine di selezionare e far crescere i giovani talenti del violino di tutto il mondo, usando le più recenti tecnologie di videoconferenza.
Sua moglie Vesna eccelle sia come violinista che come violista ed è stata la prima a vincere sei volte consecutive il National Violin Competition nella nativa Jugoslavia. Le sue registrazioni di musica solista e da camera hanno vinto premi prestigiosi da parte di riviste internazionali quali il Gramophone Magazine, American Record Guide e Classical disCDigest. Attualmente Vesna Gruppman svolge l’attività di co-direttrice nel Gruppman International Institute presso il Conservatorio di Rotterdam.
Il programma musicale del concerto dei Gruppman con Itin prevede la Sonata per 2 violini e pianoforte di Martinu, la Sonata n. 5 per violino e pianoforte “Primavera” di Beethoven, 6 Duo per due violini di Bartók, la Suite per 2 violini e pianoforte di Moszkowsky e, in chiusura, Primavera e Inverno da “Quattro Stagioni di Buenos Aires” di Piazzola.
Per informazioni http://www.nireo.it/
mercoledì 27 giugno 2007
Mottola Danza in Musica
"E' già partita lo scorso 25 giugno e proseguirà per una settimana la rassegna “Mottola Danza in Musica”, organizzata dal Centro di Formazione Musicale “F. Leuzzi” e dal Centro Studi Danza Royal Ballet, che avrà luogo a Mottola presso Piazzale Di Vittorio, con la direzione artistica di Giuseppe Salatino.
La rassegna, alla sua prima edizione, vedrà protagonisti circa 200 ragazzi, allievi delle due scuole, provenienti da Mottola e paesi limitrofi.
“Essi rappresentano una delle eccellenze produttive per la cultura e nostro compito è promuovere queste esperienze legate alla valorizzazione dei giovani” - ha commentato il direttore artistico - “Una politica che ha portato buoni risultati, secondo i dati delle passate esperienze, con l’obiettivo di diffondere la pratica artistica attiva valorizzando la musica e la danza come fattore di crescita individuale e sociale, stimolo all'intelligenza e alla creatività. Di qui dunque l'idea di dar vita a questa rassegna, coinvolgendo i nostri ragazzi in una settimana di socializzazione artistica tra allievi musicisti e allievi ballerini figli della stessa terra.” Nel corso delle serate del 25, 26 e 27 si esibiranno gli allievi dei corsi di canto e strumento musicale del C.F.M. Il 28 giugno andrà in scena il musical Disney’s Greatest Hits. In un' atmosfera che condurrà gli spettatori nel mondo dei classici Walt Disney's, da Pinocchio a Cenerentola, dalla Bella e la Bestia alla Sirenetta, da Pochaontas a Mary Poppin's, si esibiranno con coreografie le allieve di danza moderna del Royal Ballet, con interpretazione canora dal vivo dei cantanti del C.F.M. A questo progetto, hanno lavorato l'insegnante e coreografa Dalila Bochicchio e l' insegnante di canto Anna Gentile del C.F.M. La serata vedrà la partecipazione di più di cento comparse tra ballerini e cantanti.
La serata del 29 giugno sarà dedicata al Concerto degli Allievi del C.F.M., a cura del M° Pietro Luigi Orsini: i ragazzi potranno accostarsi alla musica leggera e jazz, affiancati da professionisti in diverse formazioni.
Sabato 30 sarà nuovamente in scena il Royal Ballet, che proporrà un balletto sulle musiche del “Lago dei Cigni” di Peter Ilyich Tchaikovsky, con le coreografie di Dalila Bochicchio e l’esibizione delle allieve dei corsi di danza classica. Ospite della serata, il giovane violinista prodigio Gabriele Ceci, vincitore del prestigioso premio nazionale di violino “Bruno Zanella”.
L'ingresso ad ogni spettacolo è libero. Per i posti a sedere è possibile richiedere inviti gratuiti presso la segreteria artistica della rassegna telefonando al numero 0998862879. L'apertura al pubblico è fissata per le ore 21.00 di ogni serata con inizio di spettacolo previsto per le 21.30."
La rassegna, alla sua prima edizione, vedrà protagonisti circa 200 ragazzi, allievi delle due scuole, provenienti da Mottola e paesi limitrofi.
“Essi rappresentano una delle eccellenze produttive per la cultura e nostro compito è promuovere queste esperienze legate alla valorizzazione dei giovani” - ha commentato il direttore artistico - “Una politica che ha portato buoni risultati, secondo i dati delle passate esperienze, con l’obiettivo di diffondere la pratica artistica attiva valorizzando la musica e la danza come fattore di crescita individuale e sociale, stimolo all'intelligenza e alla creatività. Di qui dunque l'idea di dar vita a questa rassegna, coinvolgendo i nostri ragazzi in una settimana di socializzazione artistica tra allievi musicisti e allievi ballerini figli della stessa terra.” Nel corso delle serate del 25, 26 e 27 si esibiranno gli allievi dei corsi di canto e strumento musicale del C.F.M. Il 28 giugno andrà in scena il musical Disney’s Greatest Hits. In un' atmosfera che condurrà gli spettatori nel mondo dei classici Walt Disney's, da Pinocchio a Cenerentola, dalla Bella e la Bestia alla Sirenetta, da Pochaontas a Mary Poppin's, si esibiranno con coreografie le allieve di danza moderna del Royal Ballet, con interpretazione canora dal vivo dei cantanti del C.F.M. A questo progetto, hanno lavorato l'insegnante e coreografa Dalila Bochicchio e l' insegnante di canto Anna Gentile del C.F.M. La serata vedrà la partecipazione di più di cento comparse tra ballerini e cantanti.
La serata del 29 giugno sarà dedicata al Concerto degli Allievi del C.F.M., a cura del M° Pietro Luigi Orsini: i ragazzi potranno accostarsi alla musica leggera e jazz, affiancati da professionisti in diverse formazioni.
Sabato 30 sarà nuovamente in scena il Royal Ballet, che proporrà un balletto sulle musiche del “Lago dei Cigni” di Peter Ilyich Tchaikovsky, con le coreografie di Dalila Bochicchio e l’esibizione delle allieve dei corsi di danza classica. Ospite della serata, il giovane violinista prodigio Gabriele Ceci, vincitore del prestigioso premio nazionale di violino “Bruno Zanella”.
L'ingresso ad ogni spettacolo è libero. Per i posti a sedere è possibile richiedere inviti gratuiti presso la segreteria artistica della rassegna telefonando al numero 0998862879. L'apertura al pubblico è fissata per le ore 21.00 di ogni serata con inizio di spettacolo previsto per le 21.30."
martedì 26 giugno 2007
Preziosi strumenti antichi domani all'asta a Genova
Valentina Peter mi segnala: "Giovedì scorso alle ore 9.00 nelle Sale della Casa d'Aste Rubinacci in Genova è iniziata la mostra degli strumenti musicali che saranno posti all'asta mercoledì 27 giugno alle ore 15.30. Trattasi di 188 lotti che comprendono strumenti ad arco (violini, viole e violoncelli) e relativi archetti, strumenti a fiato, strumenti a pizzico (chitarre, mandolini, liuti), strumenti a tastiera, manoscritti e libri, strumenti etnici e quadri di iconografia musicale. Tra gli strumenti ad arco spiccano importanti autori del '900 (violini di Capicchioni, Sgarabotto, Michetti, Curletto e viole di noti autori napoletani del '700 ed '800). Tra i circa 40 archetti, quelli più importanti sono tutti certificati. Verrà poi, per la prima volta in Italia, posta in vendita una collezione di flauti della scuola francese dalla fine '800, di cui due del capostipite Louis Lot, sino alla fine del '900 con autori quali il barese Alfredo Gardelli e Muramatsu per un flauto in oro. Tra le chitarre spiccano i nomi di Vinaccia, Calace, del fiorentino Ballerini (1880 c.) e del francese Roudhloff (1815). Tra i mandolini - importanti quelli del primo Novecento - spicca quello di Antonio Maraffi, Milano 1770, che è uno dei quattro originali sopravvissuti, ma l'unico a non essere ancora conservato in un Museo. Un esempio di iconografia musicale è poi una copia settecentesca del quadro del 1691 di Pierre Mignard, con una ispirata Santa Cecilia. Ad organizzare il tutto l'unico specialista del settore, il maestro Giovanni Antonioni, che con passione dal 1987 opera per raccogliere e scoprire tanti piccoli e grandi tesori, testimonianze della nostra storia musicale offrendo il tutto a specialisti, commercianti, strumentisti e collezionisti. Oltre ad un catalogo a colori, chi fosse interessato potrà visionare tutto il materiale sul sito http://www.rubinacci.it/ e partecipare all'asta con offerte segrete oppure, direttamente, tramite telefono."
Recital di Gulsin Onay al Miami Piano Festival a Lecce
Ancora un’altra giornata all’insegna della grande musica, quella di oggi al Miami International Piano Festival in Lecce.
Alle 19.00, la pinacoteca del Museo Castromediano ospiterà il concerto per flauto e pianoforte di due giovani talenti salentini, Nicola Morello e Anastasia Barba che eseguiranno Le Merle noir di Messiaen. La seconda parte dell’appuntamento pomeridiano vedrà, invece, al pianoforte l’inglese James Rhodes, che proporrà la Sonata n. 21 in Do magg. ("Waldstein") Op. 53 di Beethoven e di Chopin il Notturno in Si magg. Op. 62/1 e Polacca-Fantasia.
Alle 21.30, al Teatro Paisiello, il Festival di Miami a Lecce presenta un’interprete “suprema e piena di fantasia”: la pianista turca Gülsin Onay (nella foto).
che ha mostrato il suo talento pianistico sin dalla giovanissima età. Ha intrapreso i suoi studi musicali a tre anni e a sei si è esibita per la prima volta per la radio turca. Allieva prediletta di Ahmed Adnan Saygun, si è diplomata a 16 anni al Conservatorio di Parigi vincendo il prestigioso “Premier Prix du Piano”. La Onay ha vinto premi in concorsi internazionali prestigiosi come il “Long–Thibaud” a Parigi e il “Busoni” a Bolzano e ha tenuto concerti in oltre cinquanta paesi in tutti i continenti. La critica ha lodato le sue interpretazioni di Rachmaninoff e l’ha riconosciuta come un’eccellente interprete di Chopin. Ciò le ha fatto conferire la Medaglia di Stato dalla Polonia, terra natia del celebre compositore. Le opere di Adnan Saygun sono sempre presenti sia ai concerti che nelle registrazioni della Onay. Il secondo concerto per pianoforte di Saygun è dedicato proprio a lei, che lo ha eseguito per la prima volta in Turchia e all’estero. Inoltre Gülsin Onay è stata la prima al mondo ad eseguire i concerti di Stuppner e Tabakov e la sua registrazione del primo concerto per pianoforte di Tchaikovsky con la Slovak Philarmonic è stata giudicata una pietra miliare da critici ed intenditori. La Onay, che è impegnata quest’anno in molti eventi organizzati in occasione del centesimo anniversario dalla nascita di Saygun, scomparso nel 1991, oltre alla sua intensa attività per cause benefiche, detiene il titolo di Artista di Stato nella nativa Turchia ed è solista dell’Orchestra Sinfonica Presidenziale di Ankara, città dove, per inciso, insegnò e morì la grande cantante leccese Cloe Elmo.
Per il suo concerto al Festival di Miami in Lecce, la Onay ha scelto un programma che comprende le Variazioni ABEGG Op. 1 di Schumann, le Variations sérieuses op. 54 di Mendelssohn, Smyrna del compositore inglese Elgar (scritta nel 1905 in occasione di una crociera sul Mediterraneo fatta insieme all’amico Franz Schuster) e Andante spianato e Grande Polonaise brillante, Mib magg. Op. 22 di Chopin. Nella seconda parte del concerto, la pianista proporrà il suo consueto omaggio a Saygun, con 2 Preludes on Aksak Rhythms from Op. 45 n.4, 12 e Sonatine op. 15 e chiuderà con Gaspard de la Nuit di Ravel. Per informazioni http://www.nireo.it/
Alle 19.00, la pinacoteca del Museo Castromediano ospiterà il concerto per flauto e pianoforte di due giovani talenti salentini, Nicola Morello e Anastasia Barba che eseguiranno Le Merle noir di Messiaen. La seconda parte dell’appuntamento pomeridiano vedrà, invece, al pianoforte l’inglese James Rhodes, che proporrà la Sonata n. 21 in Do magg. ("Waldstein") Op. 53 di Beethoven e di Chopin il Notturno in Si magg. Op. 62/1 e Polacca-Fantasia.
Alle 21.30, al Teatro Paisiello, il Festival di Miami a Lecce presenta un’interprete “suprema e piena di fantasia”: la pianista turca Gülsin Onay (nella foto).
che ha mostrato il suo talento pianistico sin dalla giovanissima età. Ha intrapreso i suoi studi musicali a tre anni e a sei si è esibita per la prima volta per la radio turca. Allieva prediletta di Ahmed Adnan Saygun, si è diplomata a 16 anni al Conservatorio di Parigi vincendo il prestigioso “Premier Prix du Piano”. La Onay ha vinto premi in concorsi internazionali prestigiosi come il “Long–Thibaud” a Parigi e il “Busoni” a Bolzano e ha tenuto concerti in oltre cinquanta paesi in tutti i continenti. La critica ha lodato le sue interpretazioni di Rachmaninoff e l’ha riconosciuta come un’eccellente interprete di Chopin. Ciò le ha fatto conferire la Medaglia di Stato dalla Polonia, terra natia del celebre compositore. Le opere di Adnan Saygun sono sempre presenti sia ai concerti che nelle registrazioni della Onay. Il secondo concerto per pianoforte di Saygun è dedicato proprio a lei, che lo ha eseguito per la prima volta in Turchia e all’estero. Inoltre Gülsin Onay è stata la prima al mondo ad eseguire i concerti di Stuppner e Tabakov e la sua registrazione del primo concerto per pianoforte di Tchaikovsky con la Slovak Philarmonic è stata giudicata una pietra miliare da critici ed intenditori. La Onay, che è impegnata quest’anno in molti eventi organizzati in occasione del centesimo anniversario dalla nascita di Saygun, scomparso nel 1991, oltre alla sua intensa attività per cause benefiche, detiene il titolo di Artista di Stato nella nativa Turchia ed è solista dell’Orchestra Sinfonica Presidenziale di Ankara, città dove, per inciso, insegnò e morì la grande cantante leccese Cloe Elmo.
Per il suo concerto al Festival di Miami in Lecce, la Onay ha scelto un programma che comprende le Variazioni ABEGG Op. 1 di Schumann, le Variations sérieuses op. 54 di Mendelssohn, Smyrna del compositore inglese Elgar (scritta nel 1905 in occasione di una crociera sul Mediterraneo fatta insieme all’amico Franz Schuster) e Andante spianato e Grande Polonaise brillante, Mib magg. Op. 22 di Chopin. Nella seconda parte del concerto, la pianista proporrà il suo consueto omaggio a Saygun, con 2 Preludes on Aksak Rhythms from Op. 45 n.4, 12 e Sonatine op. 15 e chiuderà con Gaspard de la Nuit di Ravel. Per informazioni http://www.nireo.it/
Il Principe Porcaro di Nino Rota coprodotto da Fondazione Petruzzelli, Teatro Kismet e Conservatorio di Bari sbarca a Birmingham
E' stato presentato venerdì scorso nella splendida cornice della Baia San Giorgio a Bari il prossimo debutto a Birmingham dello spettacolo "Il Principe Porcaro", opera giovanile di Nino Rota (nella foto) coprodotto per l'occasione dalla Fondazione Petruzzelli insieme al Conservatorio "Niccolò Piccinni" e al Teatro Kismet OperA. Alla conferenza stampa hanno partecipato Silvia Godelli, Assessore al Mediterraneo della Regione Puglia, Onofrio Sisto, Vice presidente Provincia di Bari, Giandomenico Vaccari, Sovrintendente Fondazione Petruzzelli, Augusto Masiello, presidente Teatro Kismet OperA, Valfrido Ferrari, Vice Direttore Conservatorio di Bari, Stuart Rogers, Responsabile Birmingham Repertory Theatre Company e Teresa Ludovico, regista dello spettacolo. Il Principe Porcaro che ha debuttato con successo al Teatro Kismet OperA il 9 dicembre 2005 sarà per l'occasione messo in scena con orchestra e coro inglesi (provenienti dalla prestigiosa City of Birmingham Symphony Orchestra) e ad Augusto Masiello, che interpreta Nino Rota, sarà affiancato John Ramm, attore inglese, nel ruolo di Hans Christian Andersen. La tourneè inglese dello spettacolo rappresenta il momento qualitativamente più alto della collaborazione fra le strutture baresi coinvolte. Quando Rota, appena quattordicenne, scrisse Il Principe Porcaro, si ispirò ad una fiaba di Hans Christian Andersen. Tuttavia la musica non rivela in effetti la giovane età dell’autore grazie all'incredibile padronanza del linguaggio musicale. Il melodramma non fu all'epoca mai rappresentato e solo in tempi recenti il maestro Nicola Scardicchio (allievo del compositore e membro del comitato scientifico dell’Archivio Rota presso la Fondazione Cini di Venezia) ne ha personalmente curato l’orchestrazione. L’opera gioca con ironia attraverso i vari registri stilistici: l’alto e il basso, il serio e il faceto, il lieve e il tragico si mescolano nelle vicende di una corte eccentrica e bizzarra che si affianca ad un elegante e divertente “cortile di maiali”. La scena evoca un’enorme lanterna magica da cui nascono immagini incantevoli mentre i personaggi si muovono come figurine di cartone. La regia di Teresa Ludovico non tralascia livelli di lettura troppo profondi e dona un reale spessore drammatico all’azione scenica, grazie ad una stilizzazione dei movimenti.Lo spettacolo, come nella migliore tradizione del melodramma, è incastonato in un prologo, un intermezzo ed un epilogo (quest'ultimo in prosa e scritto personalmente dalla suddetta regista), in cui Andersen e Rota aiutano i più piccoli ad entrare nei meccanismi di una messa in scena pensata principalmente per i bambini.Un progetto musicale, che attraverso il contributo significativo di alcune tra le più importanti forze artistiche e produttive della città di Bari, intende valorizzare le risorse musicali del territorio e potenziare la forza evocativa e lo spessore teatrale dell’opera lirica, tributando il meritato omaggio ad uno dei protagonisti della musica del Novecento, che diresse tra l'altro per ben trent'anni il Conservatorio di Bari, oltre che al celebre letterato danese di cui ricorre proprio quest'anno il bicentenario della nascita.
Info sul website: http://www.birmingham-rep.co.uk/
Info sul website: http://www.birmingham-rep.co.uk/
lunedì 25 giugno 2007
Adam Neiman è davvero il nuovo Horowitz?
Quando la dottoressa Isabella Puccini, attuale agente del giovane pianista americano Adam Neiman (nella foto), mi ha scritto un paio di settimane fa dagli Stati Uniti, pregandomi di intervenire al concerto leccese in programma sabato 23 giugno, vi confesso che sono rimasto un po’ perplesso per una serie di motivi. Il primo, perché oggi giorno attraverso la posta elettronica può arrivarti davvero di tutto (dall’esortazione all’acquisto di un formidabile e risolutivo viagra sino alle vincite milionarie nelle lotterie di mezzo mondo). Secondo, non conoscendo Isabella di persona o di fama, ho persino pensato al tiro burlone di qualche vecchio amico. Quando poi, va detto, sempre la predetta Isabella mi ha garantito che avrei ascoltato una sorta di giovane Vladimir Horowitz redivivo, ho immediatamente sentito come un sussulto per tutto il corpo. Quante volte mi hanno esortato in questi venticinque anni di…“marciapiede” (come direbbe il mitico Paolo Isotta) ad ascoltare “nuovi” Rubinstein, “nuovi” Benedetti Michelangeli, “nuovi” Pollini, “nuovi” Karajan, “nuovi” Kleiber e mi trovavo poi di fronte, se tutto andava bene, solo a pallide imitazioni di quegli ineguagliabili originali. E poi, mi chiedevo: perché voler trovare a tutti i costi i cloni di un compositore, o peggio, di un interprete? Ci saranno ragioni promozionali. Pompiamo, o meglio, enfatizziamo quel tal compositore, pianista o direttore d’orchestra e poi…si vedrà ;-)
Ecco dunque lo stato d’animo con cui sono andato al concerto di sabato scorso al Paisiello. Adam Neiman è senz’altro uno straordinario virtuoso e l’ha dimostrato vincendo prestigiosi concorsi, apparendo nelle sale da concerto più importanti del mondo, incidendo alcuni eccellenti dischi: ma bastava tutto questo per essere già considerato il nuovo Horowitz? No, di certo.
Il programma che ha presentato a Lecce l’altra sera, era poi di quelli da far accapponare la pelle. In sala qualcuno (non faccio nomi, nemmeno sotto tortura) ha sibilato: “Ma chi sarà mai questo pazzo che in una sola sera mette insieme la Suite Inglese n.2 di Bach, Jeux-d’Eau e Sonatine di Ravel, tre Etudes-Tableaux di Rachmaninoff e (udite, udite) i Quadri di un’esposizione di Mussorgsky?”
Ci vuole coraggio e il nostro Adam ha subito dimostrato di averne a iosa. Il suo Bach è stato prodigioso: accarezzato con la perfezione e la maestrìa dei grandi, oltre ad una partecipazione emotiva sempre più rara oggi giorno tra i cosiddetti pianisti “bachiani”; ancor più sensazionale il Ravel del Jeux-d’Eau, con quella straordinaria mano destra che scorreva sui tasti con liquida e plasmata morbidezza. I tre Etudes-Tableaux (numeri 1-2-8 dell’op.39) di Rachmaninov, rivissuti con somma eleganza, hanno evidenziato in lui anche quella naturalezza espressiva davvero disarmante, di cui ho letto in alcune riviste specializzate inglesi e americane. Il piatto forte della serata era però costituito dai Quadri di un’esposizione”, trasformati negli Anni Venti in smagliante capolavoro sinfonico da quell’impareggiabile “Mago del Suono” che era Maurice Ravel. Adam Neiman li ha riletti con fuoco primitivo e la spettacolare ridondanza di una pagina sinfonica. Non stava cioè suonando un pianoforte, ma un’intera orchestra, quella probabilmente di Ravel. Un’interpretazione indubbiamente suggestiva, giocata su forti accenti, improvvisi contrasti, stellari velocità (a tratti quasi parossistiche). C’era tanto temperamento, ma anche una bella dose di sana e ingenua gioventù in quest’esecuzione di Neiman dei Quadri mussorgskiani. Ci può stare, eccome se ci può stare. Chissà, a proposito, cosa ne avrebbe detto proprio lui, se fosse ancora vivo, il “Grande Vecchio degli 88 tasti”? Eppure, scherzi a parte, dopo il concerto, invero applauditissimo, ho scambiato alcune battute con il giovane Adam e mi sono reso conto di avere di fronte una bella persona davvero con una dote straordinaria, che potrebbe portarlo presto vicino ai leggendari virtuosi del passato: l’umiltà. Per cui gli auguro di cuore che tra molti, anche moltissimi anni un giovane studente di pianoforte possa dire al suo insegnante: “Maestro, un giorno mi piacerebbe diventare il nuovo Adam Neiman!”
Ecco dunque lo stato d’animo con cui sono andato al concerto di sabato scorso al Paisiello. Adam Neiman è senz’altro uno straordinario virtuoso e l’ha dimostrato vincendo prestigiosi concorsi, apparendo nelle sale da concerto più importanti del mondo, incidendo alcuni eccellenti dischi: ma bastava tutto questo per essere già considerato il nuovo Horowitz? No, di certo.
Il programma che ha presentato a Lecce l’altra sera, era poi di quelli da far accapponare la pelle. In sala qualcuno (non faccio nomi, nemmeno sotto tortura) ha sibilato: “Ma chi sarà mai questo pazzo che in una sola sera mette insieme la Suite Inglese n.2 di Bach, Jeux-d’Eau e Sonatine di Ravel, tre Etudes-Tableaux di Rachmaninoff e (udite, udite) i Quadri di un’esposizione di Mussorgsky?”
Ci vuole coraggio e il nostro Adam ha subito dimostrato di averne a iosa. Il suo Bach è stato prodigioso: accarezzato con la perfezione e la maestrìa dei grandi, oltre ad una partecipazione emotiva sempre più rara oggi giorno tra i cosiddetti pianisti “bachiani”; ancor più sensazionale il Ravel del Jeux-d’Eau, con quella straordinaria mano destra che scorreva sui tasti con liquida e plasmata morbidezza. I tre Etudes-Tableaux (numeri 1-2-8 dell’op.39) di Rachmaninov, rivissuti con somma eleganza, hanno evidenziato in lui anche quella naturalezza espressiva davvero disarmante, di cui ho letto in alcune riviste specializzate inglesi e americane. Il piatto forte della serata era però costituito dai Quadri di un’esposizione”, trasformati negli Anni Venti in smagliante capolavoro sinfonico da quell’impareggiabile “Mago del Suono” che era Maurice Ravel. Adam Neiman li ha riletti con fuoco primitivo e la spettacolare ridondanza di una pagina sinfonica. Non stava cioè suonando un pianoforte, ma un’intera orchestra, quella probabilmente di Ravel. Un’interpretazione indubbiamente suggestiva, giocata su forti accenti, improvvisi contrasti, stellari velocità (a tratti quasi parossistiche). C’era tanto temperamento, ma anche una bella dose di sana e ingenua gioventù in quest’esecuzione di Neiman dei Quadri mussorgskiani. Ci può stare, eccome se ci può stare. Chissà, a proposito, cosa ne avrebbe detto proprio lui, se fosse ancora vivo, il “Grande Vecchio degli 88 tasti”? Eppure, scherzi a parte, dopo il concerto, invero applauditissimo, ho scambiato alcune battute con il giovane Adam e mi sono reso conto di avere di fronte una bella persona davvero con una dote straordinaria, che potrebbe portarlo presto vicino ai leggendari virtuosi del passato: l’umiltà. Per cui gli auguro di cuore che tra molti, anche moltissimi anni un giovane studente di pianoforte possa dire al suo insegnante: “Maestro, un giorno mi piacerebbe diventare il nuovo Adam Neiman!”
Emanuele Arciuli incanta al Miami Piano Festival di Lecce
L’Orecchio di Dioniso ha disertato i vostri personal computer per alcuni giorni, in modo da raggiungere Lecce e seguire direttamente diversi concerti e incontri di rilievo del prestigioso Miami International Piano Festival, importato nella capitale del Barocco per la terza volta in sei anni. Sono arrivato venerdì scorso in una giornata climaticamente meno infuocata di quella di oggi (a Bari, oggi a mezzogiorno, abbiamo superato addirittura i...46 gradi !!!), accolto con squisita cortesia e simpatia dagli organizzatori del Festival, il maestro Francesco Libetta e il critico musicale Eraldo Martucci. Già nel pomeriggio di venerdì ho assistito all’incontro davvero significativo con il compositore Yehudi Wyner, vincitore nel 2006 del Premio Pulitzer per la musica che ha fatto una brillante prolusione in inglese, in occasione dell’apertura della mostra al Museo Castromediano, sul tema “La memoria del suono”. In bella vista ci sono alcuni rari esemplari di grammofoni, dischi a 78 giri, manifesti, articoli e quant’altro…Tutto molto bello.
A seguire in serata l’atteso recital pianistico di Emanuele Arciuli al Teatro Paisiello, assiduo frequentatore del Miami Festival in America, che ha proposto un eccellente programma in cui si incardinavano alla perfezione in un percorso di evoluzionistica compatezza il Debussy di quel sublime capolavoro che sono i Preludi del primo libro, le “New Fantasies” di Yehudi Wyner (con l’autore naturalmente presente in sala) e i “Phrygian Gates” di John Adams. Al posto di Debussy era inizialmente prevista la Sonata n. 2 “Concord” di Charles Ives, per un omaggio (a trazione integrale) alla musica americana. Invece, la scelta di Emanuele di proporre un “classico” della letteratura pianistica come i Preludi di Debussy invece della Sonata di Ives, ci è parsa più giusta, anche per gustare quanto il geniale compositore francese del primo Novecento sia stato tra i chiari modelli di riferimento di alcuni tra i maggiori compositori americani nati agli inizi del secolo scorso.
Arciuli è stato in grado di cogliere proprio queste preziose analogie anche tra Debussy e gli altri due compositori in programma, attraverso una lettura emozionante dei Preludi, restituiti con classe cristallina e in tutta l’articolata gamma dinamica e agogica prevista dall’autore; senza dimenticare la pura bellezza di quei colori che diventano, poco a poco, sonorità incancellabili nella memoria di chi sa ascoltare con il cuore, più che con la testa, queste sublimi pagine pianistiche. Divertenti i tre lavori di Wyner, mentre grande impressione ha poi suscitato l’esemplare interpretazione di Phrygian Gates in cui il minimalista Adams ha saputo combinare l’arcaico “modo” frigio con una struttura logica, il “gate”, mutuata dall’informatica. Per cui, a tratti il pianoforte pare quasi trasformarsi, soprattutto nell’inarrestabile accelerato finale, in un sintetizzatore. Successo calorosissimo per Arciuli, giustamente poi condito da alcuni preziosi bis.
A seguire in serata l’atteso recital pianistico di Emanuele Arciuli al Teatro Paisiello, assiduo frequentatore del Miami Festival in America, che ha proposto un eccellente programma in cui si incardinavano alla perfezione in un percorso di evoluzionistica compatezza il Debussy di quel sublime capolavoro che sono i Preludi del primo libro, le “New Fantasies” di Yehudi Wyner (con l’autore naturalmente presente in sala) e i “Phrygian Gates” di John Adams. Al posto di Debussy era inizialmente prevista la Sonata n. 2 “Concord” di Charles Ives, per un omaggio (a trazione integrale) alla musica americana. Invece, la scelta di Emanuele di proporre un “classico” della letteratura pianistica come i Preludi di Debussy invece della Sonata di Ives, ci è parsa più giusta, anche per gustare quanto il geniale compositore francese del primo Novecento sia stato tra i chiari modelli di riferimento di alcuni tra i maggiori compositori americani nati agli inizi del secolo scorso.
Arciuli è stato in grado di cogliere proprio queste preziose analogie anche tra Debussy e gli altri due compositori in programma, attraverso una lettura emozionante dei Preludi, restituiti con classe cristallina e in tutta l’articolata gamma dinamica e agogica prevista dall’autore; senza dimenticare la pura bellezza di quei colori che diventano, poco a poco, sonorità incancellabili nella memoria di chi sa ascoltare con il cuore, più che con la testa, queste sublimi pagine pianistiche. Divertenti i tre lavori di Wyner, mentre grande impressione ha poi suscitato l’esemplare interpretazione di Phrygian Gates in cui il minimalista Adams ha saputo combinare l’arcaico “modo” frigio con una struttura logica, il “gate”, mutuata dall’informatica. Per cui, a tratti il pianoforte pare quasi trasformarsi, soprattutto nell’inarrestabile accelerato finale, in un sintetizzatore. Successo calorosissimo per Arciuli, giustamente poi condito da alcuni preziosi bis.
giovedì 21 giugno 2007
Le feste fiesolane della musica
Il 21 giugno, si sa, è già da diversi anni il giorno in cui si “festeggia” la musica. Appuntamenti e concerti si accavalleranno nella giornata di oggi in Italia e in Europa. Anche a Fiesole naturalmente si fa festa. Prendono infatti il via oggi le consuete Feste fiesolane della Musica. “Si tratta della ventitreesima edizione di una manifestazione che rappresenta nel miglior modo possibile il vero spirito della Scuola, fatto di entusiasmo, dedizione totale alla musica e un grande senso della libertà conquistata attraverso una rigorosa disciplina. Quest’anno la festa avrà però dimensioni contenute, perché continuiamo ad avere il piacere di programmare una cospicua fetta di attività al Teatro Puccini, grazie al sostegno della Regione Toscana. Proprio al Puccini si svolgerà oggi alle ore 21.00 il concerto per la Festa europea della Musica con protagonista l’Orchestra dei Ragazzi sotto la direzione di Edoardo Rosadini. Il solista vincitore del concorso è il violista Leonardo Papa. L’apertura della nostra Festa del 24 giugno, che ha preceduto di ben otto anni le consorelle europee, è affidata ad un nuovissimo gruppo che ha già raccolto l’ammirazione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e della sua Signora; si tratta de I Piccoli Musici, un ensemble formato da sessanta bambini fra i cinque e i dieci anni guidati dall’indomita Brigitte Mancini, straordinaria animatrice. I Piccoli sono così bravi da essersi guadagnati in questo 2007 uno sponsor tutto per loro, La Fondiaria SAI Spa. I Piccoli Musici avvieranno la festa alle 10.00 sul grande palco di fronte alla villa. Si avvicenderanno, poi, i giovanissimi fiati di Fiesole Harmonie, l’originale creazione del dipartimento di fiati. Oltre ai consueti luoghi all’interno di Villa la Torraccia la festa sarà ospitata dagli amici della Badia Fiesolana dove, grazie alla gentilezza di Padre Sereni, vi abbiamo potuto collocare tutte o quasi le produzioni vocali, ma soprattutto quelle corali. Chiuderà la Badia intorno alle 20.00 il concerto della nostra Schola Cantorum diretta da Fabio Lombardo con un programma, come sempre, di grande spessore culturale e musicale dedicato a Bach ieri e oggi. Gli amici di lontano quest’anno vengono davvero da molte migliaia di miglia… Infatti, sono rappresentati da un gruppo di giovani musicisti statunitensi guidati da una discendente della prolifica scuola del grande maestro Piero Farulli (nella foto), Tea Vismara Hoffman. Il gruppo diretto e fondato da Tea e sponsorizzato dal dipartimento del College-Conservatory of Music dell’Università di Cincinnati è formato da nove musicisti tutti adolescenti dai 13 ai 17 anni e ospita nel sue file il Concertmeister della Cincinnati Youth Orchestra. Daranno vita a un simpatico e vario programma di musica da camera che sarà presentato nelle ore centrali del pomeriggio in Auditorium Latini. Altri due momenti “straordinari” sono la presentazione del Trio vincitore la borsa di studio intitolata a Ildebrando Pizzetti, creata dalla nipote, Signora Maria Braibanti Valletti, e destinata al Trio Caravaggio, ovvero i due mitici fratelli Cerrato e il pianista Paolo Gilardi vincitori lo scorso anno del terzo premio al Concorso Internazionale “V. Gui”. Il Caravaggio, oltre ad offrirci la rara occasione di riascoltare il Trio di Pizzetti, chiuderà la festa al Sinopoli con il Trio di Ravel. L’altro momento è quello dedicato al Quartetto Feguš che darà il suo addio al periodo di apprendistato a Fiesole con l’esecuzione del Primo Quartetto di Smetana. Anche i quattro fratelli Feguš si sono avviati nella difficile strada del concertismo, diventando uno dei complessi di punta nella loro musicalissima patria, la Slovenia, dopo aver passato a Fiesole svariati anni della loro vita studiando con i maestri Škampa, Farulli e Nannoni. Una piccola curiosità: se scrutate con attenzione i nomi dei pianisti accompagnatori; potrete trovare un “certo” Andrea Lucchesini che accompagna un giovane violoncellista di nome Paolo. Spetta all’Orchestra dei Ragazzi, con il concerto finale sul palco, la conclusione all’incirca alle 22.00. Per inciso l’orchestra è ormai diventata una “star” internazionale impegnata com’è fra la Spagna, Ischia e la Fondazione Walton, Bardonecchia con il Festival Musica d’Estate e il concorso internazionale di Portogruaro “Il piccolo violino magico”. Come sempre la grande abbuffata concluderà questa bella giornata dedicata alla musica, ai giovani e al piacere di stare insieme.
Infine i ringraziamenti non formali a quegli Enti ed Istituzioni che hanno continuato a sostenerci negli anni: la Regione Toscana, l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, una sorta di polmone di riserva per la Scuola tutta e per l’OGI, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Grazie al Comune di Fiesole e al suo Sindaco Fabio Incatasciato, al Comune e alla Provincia di Firenze che con l’accordo pluriennale, sottoscritto insieme alla regione, ci consentono una programmazione meno miope, meno a corto raggio. Un affettuoso ringraziamento alla Fondazione OMINA Freundeshilfe, amici sinceri della Scuola che da più di dieci anni ci sostengono con costante generosità. Last but not least, grazie all’Associazione Amici e alla sua battagliera presidente, Anna Bucciarelli, che non perde mai occasione per spendersi a favore della Scuola, della musica e dei giovani. E grazie al nostro Consiglio di Amministrazione che per puro spirito di servizio, assieme al nostro Presidente Lucio Lussu, si addossa la non lieve responsabilità di questo grande alveare della musica.” Info: tel. 055.597851 - http://www.scuolamusica.fiesole.fi.it/
Infine i ringraziamenti non formali a quegli Enti ed Istituzioni che hanno continuato a sostenerci negli anni: la Regione Toscana, l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, una sorta di polmone di riserva per la Scuola tutta e per l’OGI, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Grazie al Comune di Fiesole e al suo Sindaco Fabio Incatasciato, al Comune e alla Provincia di Firenze che con l’accordo pluriennale, sottoscritto insieme alla regione, ci consentono una programmazione meno miope, meno a corto raggio. Un affettuoso ringraziamento alla Fondazione OMINA Freundeshilfe, amici sinceri della Scuola che da più di dieci anni ci sostengono con costante generosità. Last but not least, grazie all’Associazione Amici e alla sua battagliera presidente, Anna Bucciarelli, che non perde mai occasione per spendersi a favore della Scuola, della musica e dei giovani. E grazie al nostro Consiglio di Amministrazione che per puro spirito di servizio, assieme al nostro Presidente Lucio Lussu, si addossa la non lieve responsabilità di questo grande alveare della musica.” Info: tel. 055.597851 - http://www.scuolamusica.fiesole.fi.it/
Partirà il 15 luglio la quarta edizione del Bitonto Opera Festival
Ieri mattina nella Sala Giunta della Provincia di Bari è stata presentata alla stampa la IV edizione del Bitonto Opera Festival, che dal 15 luglio al 12 agosto animerà la cittadina barese con una rassegna caratterizzata da ben due opere liriche, tre concerti per pianoforte, un concerto lirico sinfonico e un balletto classico.
Erano presenti, tra gli altri, e sono direttamente intervenuti alla conferenza stampa, l’Assessore alla Cultura della Provincia di Bari Vittorino Curci, il Sindaco di Bitonto Nicola Pice, l’Assessore alla Solidarietà Sociale, sempre del comune bitontino, Francesco Ricci, il maestro barlettano Sergio Monterisi (nella foto), direttore musicale del festival, impegnato da tempo anche nel prestigioso incarico di direttore musicale aggiunto all'Opera di Nizza e la regista Rosanna Amati. Aprirà la rassegna il concerto per pianoforte di Gabriella Sanna (15 luglio) e si proseguirà poi il 22 e il 24 luglio con l'opera lirica “La Traviata” di Giuseppe Verdi, con la direzione dello stesso Monterisi e la regia di Rosanna Amati. A seguire ci sarà un concerto lirico-sinfonico dell’Orchestra e del Coro Città di Bitonto (25 luglio); spazio inoltre anche alla danza con le celebri “Quattro stagioni” di Vivaldi accostate a quelle di Astor Piazzolla (6 agosto) sul palcoscenico allestito nel chiostro dell'Istituto del Sacro Cuore di Bitonto, in compagnia dell’Altradanza di Domenico Iannone. “La Bohème” di Giacomo Puccini chiuderà infine la rassegna il 10 e 12 agosto. Il progetto Bitonto Opera Festival è nato all'interno dell'Associazione "La Macina", che già da alcuni anni è presente nella Provincia di Bari, occupandosi meritoriamente del recupero e del reinserimento sociale dei minori residenti nel centro storico di Bitonto. Ed è, oltre all’indiscussa qualità dei prodotti artistici realizzati in quest’ultimo periodo, proprio questo il dato più significativo. C’è – mi chiedo - da qualche parte in Italia un modo analogo di operare? La vicina Bari che da anni conduce un’ardua battaglia per combattere la delinquenza minorile nei quartieri più a rischio (penso a Bari Vecchia, al San Paolo e a Enziteto, in primis) dovrebbe a mio avviso saggiamente “importare” un tale modello di solidarietà attiva. Lo ribadisce con convinzione Anna Lacassia coordinatrice dell'associazione socio-culturale La Macina ed eccellente soprano ella stessa, che insieme al maestro Monterisi, al ben noto direttore del coro Emanuela Aymone (presente anche lei alla conferenza stampa) e ad altri validi collaboratori dell’associazione, è impegnata nel divulgare la grande musica e regalare soprattutto - se non la possibilità di diventare musicisti professionisti - almeno una sana e importante passione che possa arricchire e sensibilizzare l’animo umano. In chi vive condizioni sociali di estremo disagio e degrado questo sarebbe già un bel passo in avanti. Infotel: 080.9903129 / http://www.bitontooperafestival.it/
mercoledì 20 giugno 2007
Presentato questa mattina a Lecce il Miami International Piano Festival
Si è svolta questa mattina, nella Sala Giunta di Palazzo Carafa, la conferenza stampa di presentazione della terza edizione del Miami International Piano Festival in Lecce, che vivrà domani, in concomitanza con il giorno della festa europea della musica, la sua serata inaugurale all’interno della suggestiva cornice del Chiostro dell’ex Monastero dei Teatini (inizio ore 21.30), con la prima esibizione pubblica dell’Orchestra di fiati del Master del Conservatorio “T. Schipa” di Lecce diretta dallo statunitense William Noll. Al pianoforte, si alterneranno quattro solisti d’eccezione: Ratimir Martinovic, Valeria Vetruccio, Emanuele Arciuli e Jorge Luis Prats.
Eraldo Martucci, responsabile organizzativo del Festival e consulente alla direzione artistica, ha presentato l’evento. “Questa edizione del Miami Piano Festival a Lecce è la più corposa. Ci aspettano quindici giorni densissimi di appuntamenti con undici concerti serali al Paisiello più quelli pomeridiani e le tre serate a Gallipoli, nate dal gemellaggio con la rassegna dell’Istituto Mendelssohn, dove, oltre a Grigory Sokolov e Francesco Libetta, il 2 luglio si esibirà l’Orchestra del Festival di Miami”.
Il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, ha ringraziato l’Associazione Nireo e la Fondazione “Patrons of Exceptional Artists” per aver scelto, nel 2003, il capoluogo salentino per ospitare l’edizione europea del Miami Piano Festival. “Grazie per averci dato la possibilità – ha detto – di diventare il palcoscenico di questa splendida manifestazione. Noi vogliamo che Lecce si distingua per essere città di eventi e al Miami parteciperanno artisti di primo livello provenienti da ogni parte del mondo. Apprezzo, poi, il connubio con alcuni dei nostri più affermati artisti locali”.
Antonio Corvino, direttore generale di Confindustria Lecce, ha spiegato la ragione per cui il Miami International Piano Festival è stato inserito fra le iniziative per gli 80 anni dalla fondazione dell’Associazione degli Industriali. “Abbiamo accolto questa proposta – ha affermato Corvino – con entusiasmo. L’obiettivo di Confindustria Lecce è quello di sradicare il Salento dalla sua condizione periferica. Vogliamo che Lecce diventi ombelico del mondo e il Festival di Miami è un’occasione importante perché in America si parli di Lecce e della nostra economia. Noi crediamo che la cultura sia una leva straordinaria per lo sviluppo complessivo del territorio”.
Giselle Brodsky, presidente della Fondazione ““Patrons of Exceptional Artists” e direttore artistico dell’edizione americana, ha fatto eco alle parole di Corvino. “Con il Festival di Miami a Lecce, è il mondo stesso che scopre a che livello Lecce può presentarsi. Il 6 maggio scorso, il New York Times – ha rivelato la Brodsky – ha pubblicato in prima pagina un lungo articolo proprio sulla capitale barocca del Salento”.
Il direttore artistico, Francesco Libetta, ha illustrato, infine, i punti di forza di questa ricca edizione del Festival, soffermandosi, fra le altre cose, sulle due serate speciali che la chiuderanno: quella del 3, con il Balletto del Sud di Fredy Franzutti e la partecipazione di Maria Luisa Bene, presente alla conferenza stampa, che reciterà Leopardi, e quella finale del 4 luglio, con lo straordinario concerto di sedici pianoforti suonati a quattro mani sotto le arcate dei Teatini.
“Nella serata del 3 luglio, in cui il Balletto del Sud – ha spiegato Libetta – porterà in scena Les Sylphides, atto unico su libretto di Mikhail Fokine e musiche di Fryderyk Chopin, con le coreografie di Fredy Franzutti, abbiamo voluto esaltare i legami strettissimi fra Chopin e Giacomo Leopardi, le cui liriche saranno recitate da Maria Luisa Bene, simbolo della cultura teatrale che guarda alla musica. L’ultima serata, poi, rappresenta un evento, credo, irripetibile: sedici pianoforti suonati a quattro mani che, a un certo punto, diventeranno addirittura ventiquattro. Fra i pianisti che suoneranno il 4 luglio, ci sono nomi di altissimo livello come Riccardo Risaliti, Stefano Fiuzzi, Roberto Prosseda, solo per citare alcuni di quelli italiani, ma, in questo festival, è rappresentato davvero tutto il mondo. In questo senso, il nostro è un investimento culturale. Il cervello umano funziona con i paragoni. Solo guardandosi attorno, riesce ad approfondire”. Per informazioni http://www.nireo.it/ .
Eraldo Martucci, responsabile organizzativo del Festival e consulente alla direzione artistica, ha presentato l’evento. “Questa edizione del Miami Piano Festival a Lecce è la più corposa. Ci aspettano quindici giorni densissimi di appuntamenti con undici concerti serali al Paisiello più quelli pomeridiani e le tre serate a Gallipoli, nate dal gemellaggio con la rassegna dell’Istituto Mendelssohn, dove, oltre a Grigory Sokolov e Francesco Libetta, il 2 luglio si esibirà l’Orchestra del Festival di Miami”.
Il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, ha ringraziato l’Associazione Nireo e la Fondazione “Patrons of Exceptional Artists” per aver scelto, nel 2003, il capoluogo salentino per ospitare l’edizione europea del Miami Piano Festival. “Grazie per averci dato la possibilità – ha detto – di diventare il palcoscenico di questa splendida manifestazione. Noi vogliamo che Lecce si distingua per essere città di eventi e al Miami parteciperanno artisti di primo livello provenienti da ogni parte del mondo. Apprezzo, poi, il connubio con alcuni dei nostri più affermati artisti locali”.
Antonio Corvino, direttore generale di Confindustria Lecce, ha spiegato la ragione per cui il Miami International Piano Festival è stato inserito fra le iniziative per gli 80 anni dalla fondazione dell’Associazione degli Industriali. “Abbiamo accolto questa proposta – ha affermato Corvino – con entusiasmo. L’obiettivo di Confindustria Lecce è quello di sradicare il Salento dalla sua condizione periferica. Vogliamo che Lecce diventi ombelico del mondo e il Festival di Miami è un’occasione importante perché in America si parli di Lecce e della nostra economia. Noi crediamo che la cultura sia una leva straordinaria per lo sviluppo complessivo del territorio”.
Giselle Brodsky, presidente della Fondazione ““Patrons of Exceptional Artists” e direttore artistico dell’edizione americana, ha fatto eco alle parole di Corvino. “Con il Festival di Miami a Lecce, è il mondo stesso che scopre a che livello Lecce può presentarsi. Il 6 maggio scorso, il New York Times – ha rivelato la Brodsky – ha pubblicato in prima pagina un lungo articolo proprio sulla capitale barocca del Salento”.
Il direttore artistico, Francesco Libetta, ha illustrato, infine, i punti di forza di questa ricca edizione del Festival, soffermandosi, fra le altre cose, sulle due serate speciali che la chiuderanno: quella del 3, con il Balletto del Sud di Fredy Franzutti e la partecipazione di Maria Luisa Bene, presente alla conferenza stampa, che reciterà Leopardi, e quella finale del 4 luglio, con lo straordinario concerto di sedici pianoforti suonati a quattro mani sotto le arcate dei Teatini.
“Nella serata del 3 luglio, in cui il Balletto del Sud – ha spiegato Libetta – porterà in scena Les Sylphides, atto unico su libretto di Mikhail Fokine e musiche di Fryderyk Chopin, con le coreografie di Fredy Franzutti, abbiamo voluto esaltare i legami strettissimi fra Chopin e Giacomo Leopardi, le cui liriche saranno recitate da Maria Luisa Bene, simbolo della cultura teatrale che guarda alla musica. L’ultima serata, poi, rappresenta un evento, credo, irripetibile: sedici pianoforti suonati a quattro mani che, a un certo punto, diventeranno addirittura ventiquattro. Fra i pianisti che suoneranno il 4 luglio, ci sono nomi di altissimo livello come Riccardo Risaliti, Stefano Fiuzzi, Roberto Prosseda, solo per citare alcuni di quelli italiani, ma, in questo festival, è rappresentato davvero tutto il mondo. In questo senso, il nostro è un investimento culturale. Il cervello umano funziona con i paragoni. Solo guardandosi attorno, riesce ad approfondire”. Per informazioni http://www.nireo.it/ .
Nel segno di Mozart e Saint Saens l''Eurorchestra di Lentini chiude la sua stagione
Si chiude questa sera alle 20.30 presso l'Hotel Sheraton Nicolaus di Bari la stagione musicale dell'Eurorchestra, fondata e diretta da Francesco Lentini (nella foto). In programma il concerto per due pianoforti e orchestra K.365 di Mozart e il Carnevale degli animali Saint Saens. Ad esibirsi con l'ensemble barese ci saranno le pianiste Angela Montemurro e Rosanna Giove. Nel corso della serata è previsto anche un intervento del popolare attore e comico locale Gianni Ciardo.
Infotel. 080.5744559
Infotel. 080.5744559
martedì 19 giugno 2007
E' a Lucerna il più grande festival estivo di musica classica del mondo (10 agosto - 16 settembre 2007)
L'amico Michele Paparone, attuale viceresponsabile delle pubbliche relazioni del Festival di Lucerna, mi ha gentilmente inviato la presentazione della prestigiosa rassegna svizzera che partirà il prossimo 10 agosto. A mio sommesso parere si tratta del festival di musica classica più importante del mondo. Basterebbe, per rendersene conto, scorrere le straordinarie bacchette, le orchestre e i solisti - tutti o quasi di livello stellare - che lo animano per cinque settimane. Eppure, cari amici, pensate che il suddetto festival gode soltanto del 3% di sovvenzioni pubbliche. Tutto il "grosso" del budget che serve necessariamente alla manifestazione arriva dalla vendita dei biglietti e dall'ineludibile contributo di importanti aziende sponsor come, per citarne solo alcune, il Credit Suisse, l'Honda e la Roche. Il filo conduttore che attraversa il programma di quest'anno è dato dal tema: «Origini». E cioè la possibilità di riflettere su determinate opere della storia della musica da un particolare punto di vista. Ciò può avvenire nel senso di un ricordo, di un richiamo agli inizi o alle origini o nella prospettiva del nostro presente e del nostro futuro; quesiti che conducono infine all'interrogativo degli interrogativi: Da dove veniamo? Dove andiamo?
Il tema della «Origini» è presente in opere musicali che si occupano di patria, giovinezza, storia, maestri e ideali, ed in modo particolare anche in quelle ispirate dalla musica popolare, come "Sacre du Printemps" di Igor Strawinsky o il "Concerto per Orchestra" di Béla Bartòk. Radici di musica popolare ungherese caratterizzano le opere del «composer-in-residence» Peter Eötvös come pure quelle di Sándor Veress e György Kurtág. Temi di canti popolari influenzano anche la Prima e la Terza Sinfonia di Gustav Mahler. L'esecuzione concertante dell'"Oro del Reno" presenta per eccellenza la prima parte del dramma della «Provenienza»: l'anello di Richard Wagner.
Un contributo importante al tema «Origini» del festival sarà dato dal grande violoncellista di provenienza cinese Yo-Yo Ma. Nel 1998 fondò il Silk Road Project che documenta l'eccezionale correlazione tra le correnti musicali della strada della seta, permettendo di scorgere affascinanti visioni culturali tra oriente e occidente.
Claudio Abbado, la LUCERNE FESTIVAL ORCHESTRA ed i solisti Melanie Diener, Anna Larsson, Jonas Kaufmann e Reinhard Hagen aprono il festival con la monumentale Nona Sinfonia di Beethoven. Nei giorni successivi i solisti della LUCERNE FESTIVAL ORCHESTRA suonano quattro concerti di musica da camera ed un concerto Late Night. La Terza Sinfonia di Gustav Mahler con la solista Anna Larsson, l'Arnold Schoenberg Chor Wien ed il Tölzer Knabenchor chiude poi la residenza dell'orchestra sotto la direzione di Claudio Abbado.
I Berliner Philharmoniker con Simon Rattle vengono a Lucerna per due concerti sinfonici, di cui si attende con particolare curiosità la prima assoluta del secondo concerto per violino di Sofia Gubaidulina con la violinista Anne-Sophie Mutter. Come «orchestras-in-residence» saranno ospiti: la Mahler Chamber Orchestra (per la prima volta sotto la guida dello svizzero Philippe Jordan e Pierre-Laurent Aimard), la Boston Symphony Orchestra (con James Levine), i Bamberger Symphoniker (con Jonathan Nott), i Wiener Philharmoniker (con Daniel Barenboim e Gustavo Dudamel) nonché la San Francisco Symphony Orchestra (con Michael Tilson Thomas).
«Artistes étoiles» di quest'anno saranno il pianista Pierre-Laurent Aimard ed il direttore Jonathan Nott. Ambedue gli artisti sono noti per interpretazioni ad altissimo livello del repertorio classico-romantico come pure di quello moderno e si dedicheranno soprattutto all'opera di György Ligeti.
Pierre-Laurent Aimard presenta la sua produzione artistica riccamente sfaccettata in sei concerti, come solista, esecutore di musica da camera, come direttore d'orchestra dal pianoforte ed in due récitals. Jonathan Nott, ben noto a Lucerna come ex direttore capo della Luzerner Sinfonieorchester, darà tre concerti con i suoi Bamberger Symphoniker ed uno con l'Ensemble Intercontemporain, quest'ultimo in comune con Pierre-Laurent Aimard.
Il compositore e direttore d'orchestra ungherese Peter Eötvös è «composer-in-residence», a lui viene dedicata una importante retrospettiva delle sue opere. Da segnalare, a tal proposito, la prima assoluta dell'opera commissionata Seven, Memorial for the Columbia Astronauts, opera per violino a solo ed orchestra che sarà tenuta a battesimo dalla LUCERNE FESTIVAL ACADEMY ORCHESTRA e dalla violinista Akiko Suwanai sotto la direzione di Pierre Boulez.
Il compositore di Basilea Roland Moser sarà presentato in due concerti e con la prima assoluta del lavoro teatrale "Rahel und Pauline" (con la regia Peter Schweiger). La seconda serata di teatro musicale, anch'essa una prima assoluta dal titolo "A a clear view of heaven" di The Matteis Project Ensemble (con la regia Joachim Schlömer) ci trasporta nel mondo del barocco.
Un grande omaggio sarà giustamente dedicato a György Ligeti, scomparso nel 2006, con nove opere ed altre manifestazioni collaterali. La sua malattia gli impedì negli ultimi anni di compiere un'opera già commissionata dal Festival di Lucerna ed invece della prevista residenza del grande compositore ci sarà ora appunto un omaggio.
La LUCERNE FESTIVAL ACADEMY 2007 ed il suo direttore artistico Pierre Boulez si dedicano di nuovo intensivamente al repertorio del 20esimo e del 21esimo secolo. Saranno eseguiti tra altro un programma con opere di Pierre Boulez (sur Incises, Le Marteau sans Maître), Gruppen per tre orchestre di Karlheinz Stockhausen, e nel concerto di chiusura oltre alla prima assoluta del concerto per violino di Peter Eötvös, Der Wunderbare Mandarin di Béla Bartók, Stele di György Kurtág e Lontano di György Ligeti. La LUCERNE FESTIVAL Percussion Group inizia la sua seconda stagione con opere commissionate per complesso di percussione a dodici esecutori.
Nella serie «Debut» si potranno sentire e scoprire un quartetto d'archi, giovani solisti, nonché la vincitrice del «Prix Credit Suisse Jeunes Solistes», Aniela Frey. Di nuovo i programmi di «Children’s Corner» invitano i più giovani all'ascolto e alla partecipazione, e anche quest'anno ci sarà un Festival di musicanti girovaghi nel centro storico di Lucerna.
Anche un festival ha la sua provenienza: un'esposizione per il 50esimo dalla morte ci ricorda Arturo Toscanini, il direttore del concerto di fondazione ed uno dei padri più importanti della fondazione del festival e dell' orchestra del festival. Una seconda esposizione fotografica ritrae adeguatamente l'attuale continuazione dell'idea della fondazione: la LUCERNE FESTIVAL ORCHESTRA. Nel quadro di collaborazioni la LUCERNE FESTIVAL ACADEMY suona all'esposizione Vis-à-vis. Bacon & Picasso; allo stattkino sarà presentata una serie di film musicali e di Tarkowskij. Al visionario regista russo Andrej Tarkowskij, cui Claudio Abbado si sente legato come uomo e come artista, è dedicato un omaggio con tutti i suoi film ed un «Late Night» in occasione del ventesimo anno dalla morte.La vendita per iscritto dei biglietti singoli del festival è iniziata con la pubblicazione del programma dettagliato il 2 aprile scorso. La vendita telefonica di biglietti è iniziata il 30 maggio 2007 al numero +41 (0) 41 226 44 80.La vendita allo sportello della KKL inizia il 6 agosto 2007. Informazioni dettagliate su tutti concerti (e quant'altro) sono naturalmente anche sul website: www.lucernefestival.ch/
Il tema della «Origini» è presente in opere musicali che si occupano di patria, giovinezza, storia, maestri e ideali, ed in modo particolare anche in quelle ispirate dalla musica popolare, come "Sacre du Printemps" di Igor Strawinsky o il "Concerto per Orchestra" di Béla Bartòk. Radici di musica popolare ungherese caratterizzano le opere del «composer-in-residence» Peter Eötvös come pure quelle di Sándor Veress e György Kurtág. Temi di canti popolari influenzano anche la Prima e la Terza Sinfonia di Gustav Mahler. L'esecuzione concertante dell'"Oro del Reno" presenta per eccellenza la prima parte del dramma della «Provenienza»: l'anello di Richard Wagner.
Un contributo importante al tema «Origini» del festival sarà dato dal grande violoncellista di provenienza cinese Yo-Yo Ma. Nel 1998 fondò il Silk Road Project che documenta l'eccezionale correlazione tra le correnti musicali della strada della seta, permettendo di scorgere affascinanti visioni culturali tra oriente e occidente.
Claudio Abbado, la LUCERNE FESTIVAL ORCHESTRA ed i solisti Melanie Diener, Anna Larsson, Jonas Kaufmann e Reinhard Hagen aprono il festival con la monumentale Nona Sinfonia di Beethoven. Nei giorni successivi i solisti della LUCERNE FESTIVAL ORCHESTRA suonano quattro concerti di musica da camera ed un concerto Late Night. La Terza Sinfonia di Gustav Mahler con la solista Anna Larsson, l'Arnold Schoenberg Chor Wien ed il Tölzer Knabenchor chiude poi la residenza dell'orchestra sotto la direzione di Claudio Abbado.
I Berliner Philharmoniker con Simon Rattle vengono a Lucerna per due concerti sinfonici, di cui si attende con particolare curiosità la prima assoluta del secondo concerto per violino di Sofia Gubaidulina con la violinista Anne-Sophie Mutter. Come «orchestras-in-residence» saranno ospiti: la Mahler Chamber Orchestra (per la prima volta sotto la guida dello svizzero Philippe Jordan e Pierre-Laurent Aimard), la Boston Symphony Orchestra (con James Levine), i Bamberger Symphoniker (con Jonathan Nott), i Wiener Philharmoniker (con Daniel Barenboim e Gustavo Dudamel) nonché la San Francisco Symphony Orchestra (con Michael Tilson Thomas).
«Artistes étoiles» di quest'anno saranno il pianista Pierre-Laurent Aimard ed il direttore Jonathan Nott. Ambedue gli artisti sono noti per interpretazioni ad altissimo livello del repertorio classico-romantico come pure di quello moderno e si dedicheranno soprattutto all'opera di György Ligeti.
Pierre-Laurent Aimard presenta la sua produzione artistica riccamente sfaccettata in sei concerti, come solista, esecutore di musica da camera, come direttore d'orchestra dal pianoforte ed in due récitals. Jonathan Nott, ben noto a Lucerna come ex direttore capo della Luzerner Sinfonieorchester, darà tre concerti con i suoi Bamberger Symphoniker ed uno con l'Ensemble Intercontemporain, quest'ultimo in comune con Pierre-Laurent Aimard.
Il compositore e direttore d'orchestra ungherese Peter Eötvös è «composer-in-residence», a lui viene dedicata una importante retrospettiva delle sue opere. Da segnalare, a tal proposito, la prima assoluta dell'opera commissionata Seven, Memorial for the Columbia Astronauts, opera per violino a solo ed orchestra che sarà tenuta a battesimo dalla LUCERNE FESTIVAL ACADEMY ORCHESTRA e dalla violinista Akiko Suwanai sotto la direzione di Pierre Boulez.
Il compositore di Basilea Roland Moser sarà presentato in due concerti e con la prima assoluta del lavoro teatrale "Rahel und Pauline" (con la regia Peter Schweiger). La seconda serata di teatro musicale, anch'essa una prima assoluta dal titolo "A a clear view of heaven" di The Matteis Project Ensemble (con la regia Joachim Schlömer) ci trasporta nel mondo del barocco.
Un grande omaggio sarà giustamente dedicato a György Ligeti, scomparso nel 2006, con nove opere ed altre manifestazioni collaterali. La sua malattia gli impedì negli ultimi anni di compiere un'opera già commissionata dal Festival di Lucerna ed invece della prevista residenza del grande compositore ci sarà ora appunto un omaggio.
La LUCERNE FESTIVAL ACADEMY 2007 ed il suo direttore artistico Pierre Boulez si dedicano di nuovo intensivamente al repertorio del 20esimo e del 21esimo secolo. Saranno eseguiti tra altro un programma con opere di Pierre Boulez (sur Incises, Le Marteau sans Maître), Gruppen per tre orchestre di Karlheinz Stockhausen, e nel concerto di chiusura oltre alla prima assoluta del concerto per violino di Peter Eötvös, Der Wunderbare Mandarin di Béla Bartók, Stele di György Kurtág e Lontano di György Ligeti. La LUCERNE FESTIVAL Percussion Group inizia la sua seconda stagione con opere commissionate per complesso di percussione a dodici esecutori.
Nella serie «Debut» si potranno sentire e scoprire un quartetto d'archi, giovani solisti, nonché la vincitrice del «Prix Credit Suisse Jeunes Solistes», Aniela Frey. Di nuovo i programmi di «Children’s Corner» invitano i più giovani all'ascolto e alla partecipazione, e anche quest'anno ci sarà un Festival di musicanti girovaghi nel centro storico di Lucerna.
Anche un festival ha la sua provenienza: un'esposizione per il 50esimo dalla morte ci ricorda Arturo Toscanini, il direttore del concerto di fondazione ed uno dei padri più importanti della fondazione del festival e dell' orchestra del festival. Una seconda esposizione fotografica ritrae adeguatamente l'attuale continuazione dell'idea della fondazione: la LUCERNE FESTIVAL ORCHESTRA. Nel quadro di collaborazioni la LUCERNE FESTIVAL ACADEMY suona all'esposizione Vis-à-vis. Bacon & Picasso; allo stattkino sarà presentata una serie di film musicali e di Tarkowskij. Al visionario regista russo Andrej Tarkowskij, cui Claudio Abbado si sente legato come uomo e come artista, è dedicato un omaggio con tutti i suoi film ed un «Late Night» in occasione del ventesimo anno dalla morte.La vendita per iscritto dei biglietti singoli del festival è iniziata con la pubblicazione del programma dettagliato il 2 aprile scorso. La vendita telefonica di biglietti è iniziata il 30 maggio 2007 al numero +41 (0) 41 226 44 80.La vendita allo sportello della KKL inizia il 6 agosto 2007. Informazioni dettagliate su tutti concerti (e quant'altro) sono naturalmente anche sul website: www.lucernefestival.ch/
Un omaggio di Roberto Abbado al padre Marcello con l'OSN della Rai
Il penultimo concerto della Stagione 2006/2007 (20 e 21 giugno all'Auditorium della Rai in Piazza Rossaro a Torino) dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai si apre con un omaggio del direttore d’orchestra Roberto Abbado (nella foto) al padre, il compositore Marcello Abbado, a sua volta fratello maggiore del grande Claudio. In programma una nuova versione di Costruzioni, un brano del 1963, appena rivisitato da Marcello per l'occasione e intitolato "Costruzioni…e Ricostruzioni 2007", per orchestra. Il concerto proseguirà con il violinista Nikolaj Znaider che eseguirà un classico del repertorio violinistico romantico: il Concerto per violino di Mendelssohn. “Festeggiato ed applaudito il violinista danese Nicolaj Znaider, che ha suonato il Concerto di Brahms con grande classe, un meraviglioso Stradivari, cantabilità molto tesa e filante, brillantezza e perfetta sicurezza nelle acrobazie”. Così ha scritto il critico e musicologo Paolo Gallarati su “La Stampa” del 5 novembre 2005 a proposito dell'applaudito concerto di Znaider della stagione scorsa. Chiude il programma un autentico monumento del sinfonismo del tardo ottocento: la Prima Sinfonia “Titano” di Gustav Mahler. Il concerto sarà integralmente trasmesso in diretta su Rai Radio Tre alle 20.30 il 21 giugno. Da non perdere.
"Lunga vita alla Vita" in Vallisa a Bari
Alla Vallisa di Bari il cantore ebreo Prof. David Meghnagi e i musicisti arabi Saleh Tawil e Mohamed Abdalla canteranno ed eseguiranno insieme musiche della tradizione libica. Ecco di seguito una riflessione del maestro Francesco Lotoro, curatore del ciclo di concerti organizzato dalla Camerata Musicale Barese. "La convivenza tra Ebrei e Arabi nei Paesi di cultura, tradizione e religione islamica non è mai stata facile. Nella antica, tradizionale visione dell’Islam gli Ebrei avevano diritto di protezione ma non uguaglianza giuridica. Nella Libia coloniale italiana ci pensò il regime fascista a complicare la situazione degli Ebrei di Tripoli e Bengasi. Nel piano di italianizzazione forzata di usi e costumi nelle colonie, il governatore Italo Balbo impose agli Ebrei libici l’apertura dei negozi nel giorno di Sabato, pena la frustazione nelle pubbliche piazze. A causa delle leggi razziali italiane, gli Ebrei libici furono cacciati da scuole e amministrazioni pubbliche, persino interdetti gli autobus.
L’arrivo delle truppe inglesi in Tripolitania e Cirenaica (Gennaio 1943) e della Brigata Ebraica incorporata nell’8a Armata britannica rasserenò il clima e accese gli entusiasmi degli Ebrei libici, quasi tutti di lingua italiana. Le notizie degli stermini di Ebrei in Campi nazisti erano ancora vaghe e imprecise nella Libia del ’43 (anche se circa 300 Ebrei libici con passaporto britannico furono già deportati dai tedeschi durante la campagna africana). Nacquero circoli sportivi di Maccabi, gruppi di scouts degli Zofim e associazioni giovanili di Hechalutz.
Tuttavia lo scenario postbellico riservò un’amara sorpresa agli Ebrei di Libia. Il fantasma del “complotto sionista” agitò le masse arabe, l’odio antisraeliano cominciò a serpeggiare in tutti i Paesi nordafricani, notizie di disordini e pogrom antiebraici provenivano dal Cairo e Alessandria d’Egitto, gruppi nazionalisti arabi segnavano con il gesso negozi e abitazioni ebraiche. L’esercito britannico interveniva spesso a disordini terminati, cerimonie–farsa di riconciliazione tra autorità libiche e comunità ebraiche locali si alternavano a scontri frontali (talora con coltelli e pistole) all’ingresso dei quartieri ebraici di Tripoli e Bengasi. Il nascente Stato d’Israele coagulò nazionalismo arabo, antisionismo e spinte anticolonialiste del Medio Oriente.
L’indipendenza libica coincise con la fase più buia degli Ebrei di Libia: preclusione di impiego nell’amministrazione pubblica, controllo dei beni ebraici e confisca di immobili inasprirono le tensioni. Agli Ebrei libici era interdetto il business dell’industria petrolifera mentre i servizi postali con Israele erano interrotti e il nome stesso di Israele risultava cancellato dalle mappe geografiche scolastiche; sino all’umiliazione subita dai commerciati ebrei obbligati a versare un contributo in denaro alla Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), il cui scopo dichiarato era la distruzione dello Stato d’Israele.
Tutto ciò non impediva la crescita culturale, artistica, musicale e religiosa degli Ebrei di Put (l’antico nome ebraico della Libia). Frequentatissimi erano gli studi di Talmud e Zohar, le sinagoghe tripoline erano stracolme nei giorni di festa e risuonavano di canti nei quali l’ebraico si mescolava al makam della musica araba. Per le strade di Tripoli capitava di sentirsi domandare “Chif halk?” (in arabo tripolino: come stai?) e sentirsi indifferentemente rispondere in arabo e in ebraico “Hamdu L’lla” o “Baruch ‘Shem” (bene, grazie a Dio).
Il 5 giugno 1967 scoppiò la Guerra che sarà ricordata come quella dei Sei Giorni. Terrore di pogrom e notizie di numerosi eserciti arabi che accerchiavano lo Stato ebraico chiusero nel silenzio e nell’angoscia gli Ebrei libici. In alcune sinagoghe fu proclamato il digiuno, Radio Cairo annunciava che Tel Aviv e Haifa erano appena state distrutte (notizie false ma utili alla propaganda). A nulla valse un telegramma di solidarietà della comunità ebraica libica al re Idris nel quale ci si dichiarava neutrali e fedeli alla persona del re.
Tuttavia, l’iniziale entusiasmo panarabista cedette gradualmente il posto a un senso generale di panico: l’esercito israeliano sconfiggeva uno dopo l’altro quelli arabi, i carri armati israeliani scorazzavano nel Sinai e sul Golan, correva voce che l’aviazione israeliana si accingesse a bombardare la Libia. Nell’immaginario collettivo Israele era invincibile e pronto a ripagare con la stessa moneta le efferatezze compiute contro la popolazione ebraica indifesa.
La vittoria d’Israele portò allo scontro finale di Ebrei e Arabi di Libia. Masse di contadini (i quali avevano fornito la maggior parte dei volontari nella guerra contro Israele) marciarono su Tripoli con l’intenzione di cacciare tutti gli Ebrei dalla città. Alcuni Ebrei tripolini commisero l’imprudenza di riaprire i propri negozi e furono linciati, alcune donne ebree che indossarono il velo arabo per recarsi al mercato a procurarsi del pane furono tradite dall’accento e uccise sul posto.
Gli Ebrei di Libia bussarono all’Italia; dopo lunghe ed estenuanti trattative il governo libico decise di rilasciare un visto turistico di 3 mesi agli Ebrei che ne avessero fatto richiesta. L’esodo degli Ebrei libici fu organizzato mediante voli aerei per Roma. Il resto è storia dei nostri giorni.
David Meghnagi, nato a Tripoli nel 1949, aveva 18 anni quando scoppiò la Guerra dei Sei Giorni e ben ricorda il trauma dei suoi familiari e i giorni concitati dell’esodo verso l’Italia. Oggi insegna Psicologia Clinica all’Università di Roma Tre ed è coordinatore del Master Internazionale in Didattica della Shoah presso la stessa Università. Meghnagi è tra i più importanti fautori della conservazione della Hazanuth ossia il patrimonio musicale e vocale degli Ebrei di Libia e dei Paesi arabi mediterranei; lui stesso era un’eccellente Hazan in una delle numerose sinagoghe di Tripoli.
Il canto degli Ebrei di Libia è di raro fascino, intriso della memoria dell’esilio, capace di “confondere” piacevolmente canto ebraico e melos arabo.
Quest’anno cade il 40esimo anniversario non solo della Guerra arabo–ebraica del ’67 ma anche della cacciata degli Ebrei di Libia a seguito di tale guerra. Il panorama internazionale e lo scacchiere mediorientale sono profondamente mutati; occorre ricucire, uno strappo alla volta. Oggi tocca allo strappo libico e la musica può costituire quel filo dorato capace di ricomporre ciò che si dava ormai definitivamente lacerato. 2 anni fa il figlio del premier libico Gheddafi disse che occorre mostrare rispetto per il popolo della Shoah, uno studioso arabo ha aperto un sito molto ben documentato sull’Olocausto e il sito in lingua persiana dello Yad Vashem è visitato ogni settimana da migliaia di studenti iraniani. La pace non può prescindere dalla verità storica.
Martedì 19 Giugno alle 20,45 presso l’Auditorium La Vallisa di Bari, a conclusione del ciclo “Lunga vita alla vita” a cura della Camerata Musicale Barese, David Meghnagi canterà le musiche degli Ebrei di Libia accompagnato all’oud (strumento cordofono in legno della tradizione araba) dal siriano Saleh Tawil (nato a Homs e apprezzato virtuoso di oud) e al flauto dall’egiziano Mohamed Abdalla (nato ad Alessandria d’Egitto).
La Musica può giungere laddove la Storia non è stata capace di arrivare, avvicinare popoli che per secoli hanno condiviso il medesimo patrimonio di cultura e civiltà mediterranea e tradizione abramitica e che gli eventi umani hanno non solo diviso ma anche messo l’un contro l’altro.
Come recita un antico detto ebraico,“chi vive in un’isola deve farsi amico il mare”. Dialogo e amicizia tra Ebrei e Arabi, rispettivamente isola e mare del Medio Oriente (nel senso demografico, territoriale e degli equilibri socio–politici), non sono soltanto necessari: sono inevitabili, irrinunciabili. E un concerto di musiche tripoline eseguite da un cantore ebreo e due strumentisti arabi può essere un buon inizio. Il concerto di martedì 19 giugno si chiama “Shiru Shir”: cantami un canto. Che sia il canto della pace?" Francesco Lotoro
(pianista e curatore del ciclo musicale “Lunga vita alla Vita”)
L’arrivo delle truppe inglesi in Tripolitania e Cirenaica (Gennaio 1943) e della Brigata Ebraica incorporata nell’8a Armata britannica rasserenò il clima e accese gli entusiasmi degli Ebrei libici, quasi tutti di lingua italiana. Le notizie degli stermini di Ebrei in Campi nazisti erano ancora vaghe e imprecise nella Libia del ’43 (anche se circa 300 Ebrei libici con passaporto britannico furono già deportati dai tedeschi durante la campagna africana). Nacquero circoli sportivi di Maccabi, gruppi di scouts degli Zofim e associazioni giovanili di Hechalutz.
Tuttavia lo scenario postbellico riservò un’amara sorpresa agli Ebrei di Libia. Il fantasma del “complotto sionista” agitò le masse arabe, l’odio antisraeliano cominciò a serpeggiare in tutti i Paesi nordafricani, notizie di disordini e pogrom antiebraici provenivano dal Cairo e Alessandria d’Egitto, gruppi nazionalisti arabi segnavano con il gesso negozi e abitazioni ebraiche. L’esercito britannico interveniva spesso a disordini terminati, cerimonie–farsa di riconciliazione tra autorità libiche e comunità ebraiche locali si alternavano a scontri frontali (talora con coltelli e pistole) all’ingresso dei quartieri ebraici di Tripoli e Bengasi. Il nascente Stato d’Israele coagulò nazionalismo arabo, antisionismo e spinte anticolonialiste del Medio Oriente.
L’indipendenza libica coincise con la fase più buia degli Ebrei di Libia: preclusione di impiego nell’amministrazione pubblica, controllo dei beni ebraici e confisca di immobili inasprirono le tensioni. Agli Ebrei libici era interdetto il business dell’industria petrolifera mentre i servizi postali con Israele erano interrotti e il nome stesso di Israele risultava cancellato dalle mappe geografiche scolastiche; sino all’umiliazione subita dai commerciati ebrei obbligati a versare un contributo in denaro alla Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), il cui scopo dichiarato era la distruzione dello Stato d’Israele.
Tutto ciò non impediva la crescita culturale, artistica, musicale e religiosa degli Ebrei di Put (l’antico nome ebraico della Libia). Frequentatissimi erano gli studi di Talmud e Zohar, le sinagoghe tripoline erano stracolme nei giorni di festa e risuonavano di canti nei quali l’ebraico si mescolava al makam della musica araba. Per le strade di Tripoli capitava di sentirsi domandare “Chif halk?” (in arabo tripolino: come stai?) e sentirsi indifferentemente rispondere in arabo e in ebraico “Hamdu L’lla” o “Baruch ‘Shem” (bene, grazie a Dio).
Il 5 giugno 1967 scoppiò la Guerra che sarà ricordata come quella dei Sei Giorni. Terrore di pogrom e notizie di numerosi eserciti arabi che accerchiavano lo Stato ebraico chiusero nel silenzio e nell’angoscia gli Ebrei libici. In alcune sinagoghe fu proclamato il digiuno, Radio Cairo annunciava che Tel Aviv e Haifa erano appena state distrutte (notizie false ma utili alla propaganda). A nulla valse un telegramma di solidarietà della comunità ebraica libica al re Idris nel quale ci si dichiarava neutrali e fedeli alla persona del re.
Tuttavia, l’iniziale entusiasmo panarabista cedette gradualmente il posto a un senso generale di panico: l’esercito israeliano sconfiggeva uno dopo l’altro quelli arabi, i carri armati israeliani scorazzavano nel Sinai e sul Golan, correva voce che l’aviazione israeliana si accingesse a bombardare la Libia. Nell’immaginario collettivo Israele era invincibile e pronto a ripagare con la stessa moneta le efferatezze compiute contro la popolazione ebraica indifesa.
La vittoria d’Israele portò allo scontro finale di Ebrei e Arabi di Libia. Masse di contadini (i quali avevano fornito la maggior parte dei volontari nella guerra contro Israele) marciarono su Tripoli con l’intenzione di cacciare tutti gli Ebrei dalla città. Alcuni Ebrei tripolini commisero l’imprudenza di riaprire i propri negozi e furono linciati, alcune donne ebree che indossarono il velo arabo per recarsi al mercato a procurarsi del pane furono tradite dall’accento e uccise sul posto.
Gli Ebrei di Libia bussarono all’Italia; dopo lunghe ed estenuanti trattative il governo libico decise di rilasciare un visto turistico di 3 mesi agli Ebrei che ne avessero fatto richiesta. L’esodo degli Ebrei libici fu organizzato mediante voli aerei per Roma. Il resto è storia dei nostri giorni.
David Meghnagi, nato a Tripoli nel 1949, aveva 18 anni quando scoppiò la Guerra dei Sei Giorni e ben ricorda il trauma dei suoi familiari e i giorni concitati dell’esodo verso l’Italia. Oggi insegna Psicologia Clinica all’Università di Roma Tre ed è coordinatore del Master Internazionale in Didattica della Shoah presso la stessa Università. Meghnagi è tra i più importanti fautori della conservazione della Hazanuth ossia il patrimonio musicale e vocale degli Ebrei di Libia e dei Paesi arabi mediterranei; lui stesso era un’eccellente Hazan in una delle numerose sinagoghe di Tripoli.
Il canto degli Ebrei di Libia è di raro fascino, intriso della memoria dell’esilio, capace di “confondere” piacevolmente canto ebraico e melos arabo.
Quest’anno cade il 40esimo anniversario non solo della Guerra arabo–ebraica del ’67 ma anche della cacciata degli Ebrei di Libia a seguito di tale guerra. Il panorama internazionale e lo scacchiere mediorientale sono profondamente mutati; occorre ricucire, uno strappo alla volta. Oggi tocca allo strappo libico e la musica può costituire quel filo dorato capace di ricomporre ciò che si dava ormai definitivamente lacerato. 2 anni fa il figlio del premier libico Gheddafi disse che occorre mostrare rispetto per il popolo della Shoah, uno studioso arabo ha aperto un sito molto ben documentato sull’Olocausto e il sito in lingua persiana dello Yad Vashem è visitato ogni settimana da migliaia di studenti iraniani. La pace non può prescindere dalla verità storica.
Martedì 19 Giugno alle 20,45 presso l’Auditorium La Vallisa di Bari, a conclusione del ciclo “Lunga vita alla vita” a cura della Camerata Musicale Barese, David Meghnagi canterà le musiche degli Ebrei di Libia accompagnato all’oud (strumento cordofono in legno della tradizione araba) dal siriano Saleh Tawil (nato a Homs e apprezzato virtuoso di oud) e al flauto dall’egiziano Mohamed Abdalla (nato ad Alessandria d’Egitto).
La Musica può giungere laddove la Storia non è stata capace di arrivare, avvicinare popoli che per secoli hanno condiviso il medesimo patrimonio di cultura e civiltà mediterranea e tradizione abramitica e che gli eventi umani hanno non solo diviso ma anche messo l’un contro l’altro.
Come recita un antico detto ebraico,“chi vive in un’isola deve farsi amico il mare”. Dialogo e amicizia tra Ebrei e Arabi, rispettivamente isola e mare del Medio Oriente (nel senso demografico, territoriale e degli equilibri socio–politici), non sono soltanto necessari: sono inevitabili, irrinunciabili. E un concerto di musiche tripoline eseguite da un cantore ebreo e due strumentisti arabi può essere un buon inizio. Il concerto di martedì 19 giugno si chiama “Shiru Shir”: cantami un canto. Che sia il canto della pace?" Francesco Lotoro
(pianista e curatore del ciclo musicale “Lunga vita alla Vita”)
lunedì 18 giugno 2007
Presentata a Torino la nuova stagione dell'Orchestra Sinfonica della Rai
Nelle Sale di rappresentanza dell'Auditorium Rai di Torino, il Direttore del Centro di produzione TV di Torino Tommaso Genisio e il Direttore artistico dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai Lorenzo Fasolo, alla presenza di Fiorenzo Alfieri, Assessore alla Cultura della Città di Torino,e di Gianni Oliva, Assessore alla Cultura della Regione Piemonte hanno presentato il programma dei "Concerti 2007-2008 dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai". La nuova Stagione propone ventiquattro concerti, articolati nei due consueti turni Rosso (il giovedì con inizio alle ore 20.30) e Blu (il venerdì alle 21.00). Si parte il 4 ottobre 2007 con il celebre maestro francese Georges Prêtre e si chiude il 20 giugno 2008, con il Direttore onorario dell'OSN Rai Jeffrey Tate in compagnia del talentuoso violoncello di Gautier Capuçon. A gennaio la consueta interruzione dedicata alla musica contemporanea con la quinta edizione di Rai NuovaMusica. Come di consueto tutti i concerti saranno trasmessi da Radio3, mentre solo alcuni andranno in onda in tv su Rai Tre. Una scelta, a mio sommesso parere che continuerà a portare ben poca visibilità all'unica Orchestra Rai, ormai rimasta per la "musica colta". Se proprio i palinsesti televisivi dei cosiddetti canali "generalisti" non hanno spazio per l'intera programmazione, non sarebbe il caso di proporre invece questi concerti nell'ampia offerta di canali satellitari targati Rai? Anche perchè grandi interpreti si alterneranno, come ogni anno, sul palco dell'Auditorium Rai di Torino. Tra i solisti Martha Argerich, Victoria Mullova (nella foto), Maria-João Pires, Alexander Lonquich, Boris Belkin, Kolja Blacher, Jean-Guihen Queyras, Marc-André Hamelin, Rudolf Buchbinder. Sul podio nomi illustri quali Gerd Albrecht, Trevor Pinnock, Vladimir Fedoseev, Juanjo Mena, Pascal Rophé, John Storgårds, Daniel Kawka, Peter Rundel, e direttori emergenti ma già presenti nel panorama internazionale come Tugan Sokhiev, Giampaolo Bisanti, Tomas Netopil, Juraj Valcuha, Michail Guettler.
Le formule di abbonamento manterranno l'articolazione in turni, serie e carnet: 12 concerti per Serie arancio e lilla, 22 concerti per la Serie argento nel settore coro, carnet da 8 concerti a scelta; per i giovani nati a partire dal 1978, anche quest'anno condizioni di abbonamento molto vantaggiose (carnet da 8 concerti a 38 euro, abbonamento completo a tutti e 24 i concerti a 95 euro). I rinnovi si potranno effettuare a partire dal 12 giugno, mentre i nuovi abbonamenti saranno acquistabili da martedì 11 settembre.
Il concerto fuori abbonamento del 20 dicembre 2007, intitolato "Da Vienna a Broadway", si svolgerà in un'unica serata: un originale percorso attraverso valzer e musical affidato alla voce di Barbara Hendricks e alla bacchetta di Lawrence Foster. Il prezzo unico del biglietto è di 10 Euro, per ogni ordine di posti; gli abbonati avranno diritto di prelazione nell'acquisto, fino al 4 dicembre, data a partire dalla quale saranno messi in vendita i biglietti rimanenti. Informazioni: Biglietteria dell'Auditorium Rai - piazza Rossaro - Torino. Tel. 011.8104653 - 8104961 / Fax 011.888300
dal martedì al sabato - orario 10.00 - 18.00
e-mail biglietteria.osn@rai.it website: http://www.orchestrasinfonica.rai.it/
Le formule di abbonamento manterranno l'articolazione in turni, serie e carnet: 12 concerti per Serie arancio e lilla, 22 concerti per la Serie argento nel settore coro, carnet da 8 concerti a scelta; per i giovani nati a partire dal 1978, anche quest'anno condizioni di abbonamento molto vantaggiose (carnet da 8 concerti a 38 euro, abbonamento completo a tutti e 24 i concerti a 95 euro). I rinnovi si potranno effettuare a partire dal 12 giugno, mentre i nuovi abbonamenti saranno acquistabili da martedì 11 settembre.
Il concerto fuori abbonamento del 20 dicembre 2007, intitolato "Da Vienna a Broadway", si svolgerà in un'unica serata: un originale percorso attraverso valzer e musical affidato alla voce di Barbara Hendricks e alla bacchetta di Lawrence Foster. Il prezzo unico del biglietto è di 10 Euro, per ogni ordine di posti; gli abbonati avranno diritto di prelazione nell'acquisto, fino al 4 dicembre, data a partire dalla quale saranno messi in vendita i biglietti rimanenti. Informazioni: Biglietteria dell'Auditorium Rai - piazza Rossaro - Torino. Tel. 011.8104653 - 8104961 / Fax 011.888300
dal martedì al sabato - orario 10.00 - 18.00
e-mail biglietteria.osn@rai.it website: http://www.orchestrasinfonica.rai.it/
venerdì 15 giugno 2007
"Stresa for New Orleans" : una maratona musicale per non dimenticare
Una lunga maratona musicale che inizierà alle 19,30 e si concluderà intorno a mezzanotte, aprirà il cartellone del più importante festival europeo dedicato al jazz classico e tradizionale. Infatti, per la prima volta nella sua storia "Jazz Ascona New Orleans & Classics" proporrà un'anteprima del festival fuori dai confini nazionali, con l'iniziativa "Stresa for New Orleans", in programma nella celebre località turistica italiana del Lago Maggiore, idealmente gemellata con Ascona in nome della solidarietà con la Città del Jazz, devastata nell'agosto 2005 dall'uragano Katrina. "Stresa for New Orleans" si svolgerà nell'immediata vigilia del festival, e farà da prestigioso antipasto e opening act di JazzAscona, che quest'anno - altra importante novità - prenderà il via giovedì 21 giugno e non più di venerdì. Il ricco programma della serata in Piazza Marconi e Piazza Cadorna a Stresa prevede 4 concerti open-air, sfilate di brass band sul lungolago e raccolta di fondi pro New Orleans, con la partecipazione di grandi nomi del jazz Usa ed europeo come Dr. Michael White con la sua New Orleans Liberty Jazz Band, gli scatenati Hurricane Brass Band, la talentuosa cantante siciliana Marilia Vesco & Band, l'astro nascente del jazz francese Guillaume Nouaux con il suo quintetto in cui spicca il trombettista di New Orleans Leroy Jones, e la formazione swing italiana delle Boop Sisters.
Due band suoneranno a partire dalle ore 19.00 nel centro storico di Stresa. Le altre due suoneranno a partire dalle 21.15 in piazza Marconi (Imbarcadero). La Brass Band partirà con il battello da Verbania alle 20.30 e sbarcherà a Stresa attorno alle 21.15 per poi dirigersi sul lungolago e nelle vie cittadine.
Verranno proposte agli spettatori delle collane e dei medaglioni di New Orleans il cui ricavato verrà devoluto a SOS New Orleans (musicisti colpiti dall'uragano Katrina). I concerti sono ad ingresso gratuito e in caso di cattivo tempo si svolgeranno al PalaCongressi di Stresa. L'evento è organizzato dalla Città di Stresa in collaborazione con JazzAscona, Stresa Eventi, Provincia del V.C.O., Regione Piemonte, Fondazione BPN per il Territorio e Banca Popolare di Intra.
Per informazioni al pubblico: Ufficio Turistico Stresa 0323/30.150 – 0323/31.308 / e-mail : proloco.stresa@libero.it
Due band suoneranno a partire dalle ore 19.00 nel centro storico di Stresa. Le altre due suoneranno a partire dalle 21.15 in piazza Marconi (Imbarcadero). La Brass Band partirà con il battello da Verbania alle 20.30 e sbarcherà a Stresa attorno alle 21.15 per poi dirigersi sul lungolago e nelle vie cittadine.
Verranno proposte agli spettatori delle collane e dei medaglioni di New Orleans il cui ricavato verrà devoluto a SOS New Orleans (musicisti colpiti dall'uragano Katrina). I concerti sono ad ingresso gratuito e in caso di cattivo tempo si svolgeranno al PalaCongressi di Stresa. L'evento è organizzato dalla Città di Stresa in collaborazione con JazzAscona, Stresa Eventi, Provincia del V.C.O., Regione Piemonte, Fondazione BPN per il Territorio e Banca Popolare di Intra.
Per informazioni al pubblico: Ufficio Turistico Stresa 0323/30.150 – 0323/31.308 / e-mail : proloco.stresa@libero.it
giovedì 14 giugno 2007
Il Conservatorio di Bari presenta il Peer Gynt di Grieg alla Cittadella della Cultura
Si rinnova, come ogni anno, l’appuntamento musicale con il Concerto Sinfonico della Classe di Direzione d’Orchestra del Conservatorio di Bari. Dopo l’ottima riuscita delle scorse edizioni, la Classe di Direzione d’Orchestra, docente il M° Rino Marrone (nella foto) del Conservatorio “N. Piccinni”, con l’ausilio dell’Assessorato alla Cultura e del Comune di Bari, nella persona del Dott. Nicola Laforgia, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dell’Archivio di Stato e della Biblioteca Nazionale “Sagarriga Visconti Volpi”, propongono quest’anno un’iniziativa oltremodo interessante. Il programma musicale del concerto intende celebrare, infatti, la ricorrenza del centenario dalla morte del grande compositore norvegese Edvard Grieg (Bergen, 15 Giugno 1843 – 4 Settembre 1907), con l’esecuzione del Peer Gynt op. 23, ossia delle celebri musiche di scena che il compositore scrisse per il dramma omonimo in cinque atti di Henrik Ibsen (Skien 1828 – Oslo 1906). Il concerto avrà luogo presso la Cittadella della Cultura, in Via Pietro Oreste n. 45, Martedì 19 Giugno 2007, alle 20.30. L’ingresso è libero.
“Henrik Ibsen scrisse Peer Gynt, nell’estate del 1867, tra Casamicciola sull’isola d’Ischia e Sorrento, pensando ad un poema in versi che facesse da contraltare e da completamento al suo più recente lavoro poetico “Brand” (1866). Nel 1874 decise di adattare il testo per il teatro e in una lettera da Dresda chiese a Edvard Grieg, che aveva conosciuto personalmente a Roma nel 1866 e che a quell’epoca era il maggior compositore norvegese, di collaborare scrivendo le musiche di scena. Ibsen riteneva che la musica fosse un elemento essenziale e imprescindibile per una rappresentazione teatrale del Peer Gynt. L’invito fatto al compositore non solo sosteneva tale convinzione con motivazioni estetiche, ma forniva anche suggerimenti precisi circa la sua funzione nel testo rielaborato per la scena. Lavorando a intermittenza su quel dramma, che riteneva “il meno musicale di tutti i soggetti”, Grieg giunse a terminare la partitura nell’agosto del 1875. L’opera andò in scena la prima volta al Teatro di Christiania il 24 febbraio 1876, riscuotendo un notevole successo: 37 rappresentazioni fino al gennaio 1877. In queste musiche di scena Grieg lascia vivere la sua genuina vena melodica, fiorita di brevi illuminazioni appena increspate dall’ombra di un’armonia assolutamente raffinata, e sempre tendente a denotare un clima: con risultati specialmente notevoli nei momenti di ripiegamento lirico, ossia quando nell’azione intervengono le figure femminili di Aase e Solvejg, nei passi più introspettivi di Peer, o ancora nelle evocazioni di paesaggi naturali. Ma anche negli episodi sinfonici, nei quali Grieg raggiunge, nella rappresentazione del diabolico e del demoniaco, vertici per lui inconsueti di ebbrezza sonora.”(Sergio Sablich)
Il concerto si avvarrà della collaborazione di Teresa Ludovico nel ruolo di voce narrante, e di Anna Maria Stella Pansini, nel ruolo di soprano. L’Orchestra Sinfonica del Conservatorio “N.Piccinni”, sarà diretta da tre giovani musicisti, formatisi nella classe di direzione d’orchestra del M° Rino Marrone: Giuseppe Bini, Marco Grasso e Claudio Ribezzo.
La realizzazione di questo concerto sarà possibile grazie all’iniziativa sinergica tra l’Assessorato alla cultura del Comune di Bari, la Classe di Direzione d’Orchestra del M° Rino Marrone, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, l’Archivio di Stato e la Biblioteca Nazionale “Sagarriga Visconti Volpi, che ospiterà l’evento; ed è segno di come le collaborazioni tra Istituzioni non possono che sfociare in una positiva promozione del territorio, delle sue risorse culturali e nella nascita di tali pregevoli iniziative.
“Henrik Ibsen scrisse Peer Gynt, nell’estate del 1867, tra Casamicciola sull’isola d’Ischia e Sorrento, pensando ad un poema in versi che facesse da contraltare e da completamento al suo più recente lavoro poetico “Brand” (1866). Nel 1874 decise di adattare il testo per il teatro e in una lettera da Dresda chiese a Edvard Grieg, che aveva conosciuto personalmente a Roma nel 1866 e che a quell’epoca era il maggior compositore norvegese, di collaborare scrivendo le musiche di scena. Ibsen riteneva che la musica fosse un elemento essenziale e imprescindibile per una rappresentazione teatrale del Peer Gynt. L’invito fatto al compositore non solo sosteneva tale convinzione con motivazioni estetiche, ma forniva anche suggerimenti precisi circa la sua funzione nel testo rielaborato per la scena. Lavorando a intermittenza su quel dramma, che riteneva “il meno musicale di tutti i soggetti”, Grieg giunse a terminare la partitura nell’agosto del 1875. L’opera andò in scena la prima volta al Teatro di Christiania il 24 febbraio 1876, riscuotendo un notevole successo: 37 rappresentazioni fino al gennaio 1877. In queste musiche di scena Grieg lascia vivere la sua genuina vena melodica, fiorita di brevi illuminazioni appena increspate dall’ombra di un’armonia assolutamente raffinata, e sempre tendente a denotare un clima: con risultati specialmente notevoli nei momenti di ripiegamento lirico, ossia quando nell’azione intervengono le figure femminili di Aase e Solvejg, nei passi più introspettivi di Peer, o ancora nelle evocazioni di paesaggi naturali. Ma anche negli episodi sinfonici, nei quali Grieg raggiunge, nella rappresentazione del diabolico e del demoniaco, vertici per lui inconsueti di ebbrezza sonora.”(Sergio Sablich)
Il concerto si avvarrà della collaborazione di Teresa Ludovico nel ruolo di voce narrante, e di Anna Maria Stella Pansini, nel ruolo di soprano. L’Orchestra Sinfonica del Conservatorio “N.Piccinni”, sarà diretta da tre giovani musicisti, formatisi nella classe di direzione d’orchestra del M° Rino Marrone: Giuseppe Bini, Marco Grasso e Claudio Ribezzo.
La realizzazione di questo concerto sarà possibile grazie all’iniziativa sinergica tra l’Assessorato alla cultura del Comune di Bari, la Classe di Direzione d’Orchestra del M° Rino Marrone, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, l’Archivio di Stato e la Biblioteca Nazionale “Sagarriga Visconti Volpi, che ospiterà l’evento; ed è segno di come le collaborazioni tra Istituzioni non possono che sfociare in una positiva promozione del territorio, delle sue risorse culturali e nella nascita di tali pregevoli iniziative.
Parte da oggi la prevendita per il Miami International Piano Festival a Lecce
Inizia oggi presso la sede del Balletto del Sud (Via Biasco, 10) la prevendita dei biglietti per i concerti del Miami International Piano Festival di Lecce, giunto alla sua terza edizione. Per due settimane, dal 21 giugno al 4 luglio, il capoluogo salentino si trasformerà nella capitale del concertismo internazionale, ospitando i virtuosi di tutto il mondo, grazie alla collaborazione fra l’associazione Nireo, la Fondazione “Patrons of Exceptional Artists”, il Comune di Lecce e Confindustria Lecce – che ha inserito il festival nei festeggiamenti per gli 80 anni della sua fondazione.
I prezzi dei concerti del Festival, che vanta la direzione artistica di Francesco Libetta (nella foto) e quella organizzativa del critico musicale Eraldo Martucci, si differenziano in tre fasce, tutte assolutamente accessibili: 20 € costerà il biglietto per assistere alle tre serate speciali che si svolgeranno nel chiostro dell’ex Monastero dei Teatini (la serata d’apertura del 21 giugno con quattro concerti per pianoforte e la prima esibizione pubblica dell’Orchestra di fiati del Master del Conservatorio Schipa di Lecce, la serata del 3 luglio per due pianoforti e balletto – il Balletto del Sud con le coreografie di Fredy Franzutti – e quella finale del 4 luglio, trasmessa in diretta su TeleRama e Puglia Channel, con sedici pianoforti, suonati a quattro mani, che eseguiranno l’ouverture del “Tannhäuser” di Wagner nella storica versione ottocentesca di Louis Moreau Gottskalk); 10 € costerà, invece, il biglietto per assistere a tutti i concerti serali in programma al Teatro Paisiello (il 22, 23, 24, 25, 26, 28, 30 giugno e 1 luglio), mentre il costo dei concerti pomeridiani, previsti al Paisiello e nella pinacoteca del Museo Castromediano, sarà di soli 3 €.
Sarà possibile effettuare anche un abbonamento per tutti i concerti che si svolgeranno a Lecce al costo di 60 €.
Discorso a parte va fatto per i tre concerti che si terranno al Teatro Italia di Gallipoli, in collaborazione con l’Istituto Mendelsshon, dove suoneranno due fra i più grandi pianisti attualmente attivi sulla scena musicale internazionale: Grigori Sokolov (il 27 giugno) e Francesco Libetta (il 29 giugno). Una terza serata, quella del 3 luglio, sarà dedicata a tre concerti per pianoforte e orchestra.
Il costo del concerto di Sokolov è di 27 € (inclusa prevendita), mentre quello degli altri due concerti è di 15 € (sempre prevendita inclusa). Anche in questo caso, è prevista la possibilità di un abbonamento: tutti e tre i concerti potranno essere acquistati al costo di 40 €.
I biglietti per i concerti gallipolini sono già disponibili presso il Teatro Italia e presso Basile Strumenti Musicali a Taranto.
Dal 22 giugno, tutti i biglietti, sia quelli dei concerti a Lecce sia quelli dei concerti a Gallipoli, potranno essere acquistati anche al botteghino del Teatro Paisiello. Info: http://www.nireo.it/
I prezzi dei concerti del Festival, che vanta la direzione artistica di Francesco Libetta (nella foto) e quella organizzativa del critico musicale Eraldo Martucci, si differenziano in tre fasce, tutte assolutamente accessibili: 20 € costerà il biglietto per assistere alle tre serate speciali che si svolgeranno nel chiostro dell’ex Monastero dei Teatini (la serata d’apertura del 21 giugno con quattro concerti per pianoforte e la prima esibizione pubblica dell’Orchestra di fiati del Master del Conservatorio Schipa di Lecce, la serata del 3 luglio per due pianoforti e balletto – il Balletto del Sud con le coreografie di Fredy Franzutti – e quella finale del 4 luglio, trasmessa in diretta su TeleRama e Puglia Channel, con sedici pianoforti, suonati a quattro mani, che eseguiranno l’ouverture del “Tannhäuser” di Wagner nella storica versione ottocentesca di Louis Moreau Gottskalk); 10 € costerà, invece, il biglietto per assistere a tutti i concerti serali in programma al Teatro Paisiello (il 22, 23, 24, 25, 26, 28, 30 giugno e 1 luglio), mentre il costo dei concerti pomeridiani, previsti al Paisiello e nella pinacoteca del Museo Castromediano, sarà di soli 3 €.
Sarà possibile effettuare anche un abbonamento per tutti i concerti che si svolgeranno a Lecce al costo di 60 €.
Discorso a parte va fatto per i tre concerti che si terranno al Teatro Italia di Gallipoli, in collaborazione con l’Istituto Mendelsshon, dove suoneranno due fra i più grandi pianisti attualmente attivi sulla scena musicale internazionale: Grigori Sokolov (il 27 giugno) e Francesco Libetta (il 29 giugno). Una terza serata, quella del 3 luglio, sarà dedicata a tre concerti per pianoforte e orchestra.
Il costo del concerto di Sokolov è di 27 € (inclusa prevendita), mentre quello degli altri due concerti è di 15 € (sempre prevendita inclusa). Anche in questo caso, è prevista la possibilità di un abbonamento: tutti e tre i concerti potranno essere acquistati al costo di 40 €.
I biglietti per i concerti gallipolini sono già disponibili presso il Teatro Italia e presso Basile Strumenti Musicali a Taranto.
Dal 22 giugno, tutti i biglietti, sia quelli dei concerti a Lecce sia quelli dei concerti a Gallipoli, potranno essere acquistati anche al botteghino del Teatro Paisiello. Info: http://www.nireo.it/
Si presenta domani il nuovo libro di Egidio Pani sul Teatro Petruzzelli
Domani, alle ore 18, presso la "Sala degli Affreschi" dell'Ateneo barese sarà presentato il volume “LA MASCHERA CADUTA. Il Teatro Petruzzelli di Bari” di Egidio Pani (Levante Editori, Bari 2007). Un libro che sa intrecciare con mirabile intelligenza e un pizzico di sana ironia la storia della città di Bari e del suo teatro più importante. Ne discuteranno Grazia Di Staso, preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bari, Giandomenico Amendola, docente di Sociologia Urbana all’Università di Firenze e Franco Perrelli, docente di Discipline dello Spettacolo all’Università di Torino. Moderatore della serata il dott. Lino Patruno, direttore responsabile della Gazzetta del Mezzogiorno.
mercoledì 13 giugno 2007
Campagna abbonamenti per la prossima stagione concertistica della Fondazione Petruzzelli
E’ partita la campagna abbonamenti per il Cartellone di Musica Sinfonica e Cameristica della “Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari”. Otto gli eventi già presentati in una apposita conferenza stampa, tra cui l'atteso concerto della prestigiosa Israel Philarmonic Orchestra, diretta dal mitico maestro indiano Zubin Metha (nella foto) e il recital del celebre pianista polacco Krystian Zimerman. L'intera prossima stagione della Fondazione dovrebbe essere poi ufficialmente presentata nel mese di luglio.
I vecchi abbonati hanno diritto di prelazione fino al 15 giugno, i nuovi potranno sottoscrivere la tessera a partire dal 18 giugno 2007.
I vecchi abbonati hanno diritto di prelazione fino al 15 giugno, i nuovi potranno sottoscrivere la tessera a partire dal 18 giugno 2007.
Per informazioni e prenotazioni rivolgersi al botteghino del teatro Piccinni, in Corso Vittorio Emanuele 84 a Bari. Infotel: 080.521.24.84
Aspettando l'Auditorium, Bruno Aprea dirige la Sinfonica di Bari in...albergo
Riprende dopo l'eccellente Attila verdiano alla Fiera del Levante la stagione concertistica dell’Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari. Musiche di Bartòk, Debussy e De Falla saranno eseguite nel concerto diretto dal celebre maestro napoletano Bruno Aprea (nella foto), che si terrà domani 14 giugno, alle ore 21.00, nei saloni dell' Hotel Sheraton Nicolaus di Bari (biglietti in vendita domani sera del concerto presso lo Sheraton. Info: 080.5412302 – 291. Lun. – Ven.: ore 8.30 – 14. Mar.: ore 15 – 18). Un "ritorno" allo Sheraton quello dell'orchestra che sembra un passo indietro rispetto a quest'ultimo periodo. Dopo aver "scoperto", va detto, che esistono altre valide alternative a questo pur splendido albergo dalla pessima acustica, per far suonare un' orchestra sinfonica.
L'altra sera, per esempio, grazie alla Fondazione Petruzzelli, un padiglione della Fiera del Levante, adeguatamente attrezzato con una camera acustica, ha offerto ottimi risultati. Lo stesso Auditorium della Guardia della Finanza è sembrato sinora un'alternativa ben più dignitosa di un albergo o una palestra, per i concerti dell'Orchestra barese. Tant'è, aspettando che i benedetti lavori di ristrutturazione dell'Auditorium "Nino Rota" possano almeno cominciare (dopo gli entusiastici squilli di tromba della Politica, a che punto siamo con la gara d'appalto?) bisogna ancora soffrire o, se preferite, accontentarsi.
Per la cronaca la serata di domani si aprirà con l’esecuzione del “Divertimento per archi” di Bèla Bartòk (1881 – 1945). Questa pagina fu scritta in due sole settimane nell’estate del 1939 a Saanen, in Svizzera, dove il compositore si trovava ospite del direttore d’orchestra Paul Sacher. In quelle ore tragiche per il destino dell’Europa, Bartok approfittò della solitudine e della libertà in cui si trovava in Svizzera per disporre di quello che definì “un istante di buon umore”. Questo Divertimento gli venne commissionato dallo stesso Sacher e fu successivamente dedicato alla sua Orchestra da Camera di Basilea, che lo eseguì per la prima volta l’11 giugno del 1940. Caratteristica di questa composizione è di ricollegarsi alla tradizione del Concerto grosso. Il concerto prosegue con “Prélude à l’après-midi d’un faune” di Claude Debussy (1862 - 1918). Pagina orchestrale fra le più note di Debussy, spesso utilizzata per eccellenti realizzazioni coreografiche, questo preludio fu composto nel 1894 su ispirazione di un’egloga del poeta simbolista Stéphane Mallarmé. Questa composizione fu eseguita per la prima volta a Parigi, il 23 dicembre del 1894, sotto la direzione di Gustave Doret, riscuotendo un notevole successo. E non meno fortunata fu la versione ballettistica coreografata dal grande Nijnsky, messa in scena per la prima volta a Parigi dal Balletto Russo il 29 maggio del 1912. Il concerto si chiude con l’esecuzione de “Il cappello a tre punte” 2^ suite di Manuel De Falla (1876 – 1946). Durante il suo soggiorno parigino, De Falla aveva assistito al debutto di diversi allestimenti – fra questi la “Sagra della primavera” di Stravinsky – della Compagnia dei Balletti Russi e pertanto conosceva bene la formazione di Diaghilev. Quest’ultimo, oltretutto, gli aveva già proposto di mettere in scena le “Notti nei giardini di Spagna”: De Falla però non aveva accettato, poiché la sua attenzione era stata attratta da un altro soggetto, intitolato “El Corregidor y la mulinera” di Pedro Alarcòn e che peraltro aveva già ispirato un’opera di Hugo Wolf nel 1895. Il suo amico Martinez Sierra ne aveva ricavato il libretto di un mimodramma con canto il cui debutto si tenne al Teatro Eslava di Madrid il 7 aprile del 1917, sotto la direzione di Joaquin Turina.
Poiché però Diaghilev insisteva per ottenere un balletto su musiche spagnole, De Falla decise di riprendere la partitura del “Corregidor” e la arricchì di ulteriori episodi dopo aver percorso in lungo e in largo l’Andalusia alla ricerca di melodie popolari. La nuova opera nacque pertanto col titolo di “Il cappello a tre punte” e debuttò trionfalmente al teatro Alhambra di Londra il 22 luglio 1919 nell’allestimento dei Balletti Russi. La direzione d’orchestra venne affidata a Ernest Ansermet, le coreografie erano di Leonide Massine, le scene e i costumi di Pablo Picasso, mentre nei ruoli principali vennero impegnati lo stesso Massine e la Karsavina.
L'altra sera, per esempio, grazie alla Fondazione Petruzzelli, un padiglione della Fiera del Levante, adeguatamente attrezzato con una camera acustica, ha offerto ottimi risultati. Lo stesso Auditorium della Guardia della Finanza è sembrato sinora un'alternativa ben più dignitosa di un albergo o una palestra, per i concerti dell'Orchestra barese. Tant'è, aspettando che i benedetti lavori di ristrutturazione dell'Auditorium "Nino Rota" possano almeno cominciare (dopo gli entusiastici squilli di tromba della Politica, a che punto siamo con la gara d'appalto?) bisogna ancora soffrire o, se preferite, accontentarsi.
Per la cronaca la serata di domani si aprirà con l’esecuzione del “Divertimento per archi” di Bèla Bartòk (1881 – 1945). Questa pagina fu scritta in due sole settimane nell’estate del 1939 a Saanen, in Svizzera, dove il compositore si trovava ospite del direttore d’orchestra Paul Sacher. In quelle ore tragiche per il destino dell’Europa, Bartok approfittò della solitudine e della libertà in cui si trovava in Svizzera per disporre di quello che definì “un istante di buon umore”. Questo Divertimento gli venne commissionato dallo stesso Sacher e fu successivamente dedicato alla sua Orchestra da Camera di Basilea, che lo eseguì per la prima volta l’11 giugno del 1940. Caratteristica di questa composizione è di ricollegarsi alla tradizione del Concerto grosso. Il concerto prosegue con “Prélude à l’après-midi d’un faune” di Claude Debussy (1862 - 1918). Pagina orchestrale fra le più note di Debussy, spesso utilizzata per eccellenti realizzazioni coreografiche, questo preludio fu composto nel 1894 su ispirazione di un’egloga del poeta simbolista Stéphane Mallarmé. Questa composizione fu eseguita per la prima volta a Parigi, il 23 dicembre del 1894, sotto la direzione di Gustave Doret, riscuotendo un notevole successo. E non meno fortunata fu la versione ballettistica coreografata dal grande Nijnsky, messa in scena per la prima volta a Parigi dal Balletto Russo il 29 maggio del 1912. Il concerto si chiude con l’esecuzione de “Il cappello a tre punte” 2^ suite di Manuel De Falla (1876 – 1946). Durante il suo soggiorno parigino, De Falla aveva assistito al debutto di diversi allestimenti – fra questi la “Sagra della primavera” di Stravinsky – della Compagnia dei Balletti Russi e pertanto conosceva bene la formazione di Diaghilev. Quest’ultimo, oltretutto, gli aveva già proposto di mettere in scena le “Notti nei giardini di Spagna”: De Falla però non aveva accettato, poiché la sua attenzione era stata attratta da un altro soggetto, intitolato “El Corregidor y la mulinera” di Pedro Alarcòn e che peraltro aveva già ispirato un’opera di Hugo Wolf nel 1895. Il suo amico Martinez Sierra ne aveva ricavato il libretto di un mimodramma con canto il cui debutto si tenne al Teatro Eslava di Madrid il 7 aprile del 1917, sotto la direzione di Joaquin Turina.
Poiché però Diaghilev insisteva per ottenere un balletto su musiche spagnole, De Falla decise di riprendere la partitura del “Corregidor” e la arricchì di ulteriori episodi dopo aver percorso in lungo e in largo l’Andalusia alla ricerca di melodie popolari. La nuova opera nacque pertanto col titolo di “Il cappello a tre punte” e debuttò trionfalmente al teatro Alhambra di Londra il 22 luglio 1919 nell’allestimento dei Balletti Russi. La direzione d’orchestra venne affidata a Ernest Ansermet, le coreografie erano di Leonide Massine, le scene e i costumi di Pablo Picasso, mentre nei ruoli principali vennero impegnati lo stesso Massine e la Karsavina.
Iscriviti a:
Post (Atom)