Quando viene a mancare un grande uomo si rischia immancabilmente di cadere, se non addirittura affondare, nella retorica, ricordandone le eccelse qualità umane e – in questo specifico caso – artistiche.
All’alba di oggi Luciano Pavarotti, tenore tra i più grandi del nostro tempo, è ritornato alla Casa del Padre. Ho avuto la fortuna di conoscerlo, di dialogare con lui, a Bari in occasione di un suo concerto alla Corte del Catapano diversi anni fa e poi, nel 1983 a Salisburgo, dopo un Idomeneo mozartiano superlativo. Ricordo bene il suo gioviale (emilianissimo) approccio alle persone, un sorriso indimenticabile, il gusto per le battute folgoranti, la bellezza seducente della sua voce, ma soprattutto la sua meravigliosa semplicità. In tanti anni di frequentazione del mondo della musica lirica e classica poche altre volte mi era capitato di incontrare artisti di così straordinaria grandezza, eppure così alla mano, così a "misura d'uomo", così disponibili al confronto con gli altri.
Addio Big Luciano, ci mancherai terribilmente!
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