Alcuni appassionati lettori dell’ORECCHIO DI DIONISO, che ha sorprendentemente – almeno per chi scrive – raggiunto, in poco più di un anno di vita, l’attenzione di circa 20.000 visitatori, mi hanno chiesto dopo aver visionato il precedente post (“Amarcord in salsa barese”) notizie biografiche sul compositore barese Niccolò Piccinni. Di seguito dunque, per accontentarli, traccerò un suo breve profilo.
Niccolò Piccinni (Bari, 1728 – Passy, Parigi 1800) fu uno straordinario personaggio del cosiddetto “secolo dei lumi”, la cui carriera artistica fu caratterizzata da un respiro pienamente europeo. Niccolò era cresciuto in una famiglia di musicisti (il padre Onofrio era maestro di cappella in San Nicola, mentre lo zio materno anch’egli nato a Bari, Gaetano Latilla, fu ai suoi tempi uno dei più affermati operisti italiani) e all’età di 14 anni si trasferì a Napoli, dove completò la sua educazione musicale con i più importanti maestri del tempo (Leo, Durante). Sin dai suoi esordi operistici, Piccinni si rivelò un “riformatore”: lo dimostra già nel 1760 la sua Cecchina o la Buona figliola, su testo di Carlo Goldoni, l’opera capostipite del genere larmoyant e probabilmente suo capolavoro assoluto. La Cecchina divenne anche il primo successo internazionale della storia del teatro musicale, conosciuto in tutta Europa e persino in Russia e Cina.
Un’importante svolta nella carriera del compositore barese fu però determinata dal suo ingresso nell’agone dell’opera francese. Dopo i successi di Roma, Parma e Napoli, Piccinni era giunto a Parigi nel 1776, chiamatovi per essere contrapposto a Christoph Willibald Gluck, uno dei maggiori musicisti del secolo. Ebbe così inizio per Piccinni l’intenso periodo della famosa querelle parigina, a cui – va detto - non furono estranee motivazioni d’ordine politico oltre che estetico.
In questo periodo il compositore barese compose le sue grandi tragédies lyriques, tra cui spiccano almeno l’ Iphigénie en Tauride (1781), opera-simbolo della querelle e la più importante delle sue opere serie, Didon (1783), entrambe rappresentate a Bari in tempi recenti (la prima nel 1986, la seconda nel 2001).
Pressato dai tumultuosi avvenimenti politici francesi, Piccinni decise però di tornare a Napoli e nel 1791 approdò alla corte borbonica, credendo di ritrovarvi il favore e i riconoscimenti che vi aveva raccolto 15 anni prima. Ma le sue aspettative vennero deluse dalla nuova situazione politica. Fortunosamente Piccinni fuggiva quindi nel 1798 dalla Napoli dei Borboni, i quali solo pochi mesi più tardi scateneranno la feroce repressione del ’99. Concretamente aiutato e soccorso dagli amici “Ideologi” e dai musicisti a loro collegati, il compositore rientrò a Parigi nel dicembre del 1798, poi raggiunto dalla sua famiglia. Ma anche questa volta trovò un ambiente musicale del tutto mutato che pur riconoscendogli indubbi meriti lo celebrò alla stregua di un “reperto” di un passato musicale e culturale superato dalle nuove istanze repubblicane. Piccinni morì in uno stato di dignitosa indigenza nel maggio del 1800 a Passy, oggi quartiere parigino e fu sepolto, proprio come Mozart, in una fossa comune. Solo nel 1882, e quindi più di ottant’anni dopo la sua morte, la sua città natale costituì un apposito comitato per onorare il suo maggiore musicista, presieduto dal compositore barese Nicola De Giosa e comprendente altre personalità della cultura artistica nazionale, tra cui si ricordano il compositore altamurano Saverio Mercadante e lo storico e compositore calabrese Francesco Florimo. Tra le iniziative realizzate sin da allora ci furono l’erezione della statua del compositore in Piazza Massari, di fronte al Teatro Comunale, che reca anch’esso il suo nome, e l’apposizione di una lapide di fronte alla casa natale del musicista. Negli anni successivi furono onorate altre ricorrenze celebrative nel 1928 e nel 1950 con concerti ed allestimenti operistici, pubblicazioni di opuscoli e monografie e soprattutto con l’acquisizione di cimeli picciniani e microfilm delle opere del compositore. Nel 1999 si è poi inaugurata, dopo estenuanti lavori di ristrutturazione, la casa natale di Piccinni, trasformata in Centro Ricerche Musicali ed affidata dal Comune di Bari al locale Conservatorio di Musica di Stato intestato a “Niccolò Piccinni” in collaborazione con l’Istituto di Bibliografia Musicale di Puglia.
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