Un tempo da lupi: pioggia scrosciante, vento forte, mare in tempesta…Erano queste le proibitive condizioni metereologiche da affrontare per raggiungere venerdì scorso, Fasano a una cinquantina di chilometri da Bari. Si apriva la 26esima edizione di Fasanomusica con un concerto significativo. Tre artisti di indiscusso valore come Fabio Mastrangelo, direttore d’orchestra, Emanuele Arciuli e Benedetto Lupo, pianisti. A completare la locandina l’Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari. Insomma, non potevo proprio mancare. Era la prima volta che Lupo e Arciuli, due tra i migliori artisti italiani in circolazione, suonavano nella stessa serata, nello stesso concerto. Qualcuno ha parlato addirittura di sfida. Ridicolo. Le sfide al pianoforte le facevano nel Settecento Mozart e Clementi e nel secolo successivo Liszt, Thalberg e tanti altri. Altri tempi, in cui, va detto, la Musica (quella con la maiuscola) era assai più rispettata e amata di oggi.
Arciuli, Lupo e Mastrangelo sono peraltro tre musicisti baresi cresciuti e maturati alla stessa scuola pianistica, avviati con merito già da diversi anni (Lupo, in primis) ad una carriera luminosa. Oggi, tanto sono amici, che si incontrano e si sentono telefonicamente spessissimo anche a distanza di migliaia di chilometri. E sono, in estrema sintesi, un autentico vanto per tutto il Conservatorio di Bari e la vita musicale pugliese.
Una sorta di Beethoveniade, quella di venerdì sera (Egmont ouverture, Quarto e Quinto concerto per pianoforte) nella quale non sarebbe stato così folle o azzardato, dulcis in fundo, inserire anche una sinfonia ( ai tempi di Beethoven, per esempio, era una consuetudine). A prescindere da questa considerazione, è stato, a mio parere, uno tra i concerti più belli ascoltati negli ultimi anni in Puglia; dagli esiti, almeno a tratti, strepitosi.
Arciuli ha ricamato il Quarto concerto beethoveniano di fioretto, con un lirismo e una profondità di rara intensità espressiva: una visione potremmo dire filologica, che ha saputo prediligere il nerbo ritmico e l’eleganza del gesto alla titanica potenza della tradizione esecutiva. Lupo, dal canto suo, ha sfoderato nel solenne, marziale “Imperatore” l’interpretazione granitica del virtuoso intelligente, del pianista beethoveniano ideale: tocco plastico, ottave di strepitosa lucentezza, sempre calibrate da preziose dinamiche; per non parlare poi di una naturalezza, una musicalità, un dominio della tastiera mostruosi. L’Orchestra galvanizzata da due pianisti di tal fatta e dal bravo maestro Mastrangelo (perfetto nel seguirli entrambi con rara sensibilità e duttilità) ha offerto valide letture di entrambi i concerti e della trascinante ouverture “Egmont” che li ha preceduti. Peccato solo che il rumore della pioggia sul tetto del cineteatro Kennedy abbia in alcuni momenti condizionato l’ascolto. Successo quasi trionfale per i tre protagonisti e un bis a testa (Grieg per Arciuli, Schumann per Lupo). Complimenti, infine, anche alla presidente di Fasanomusica, Mariolina Castellaneta, che da 26 anni colleziona in un territorio, peraltro non facile, proposte sempre di notevole interesse giustamente premiate da un folto numero di abbonati.
Sarebbe bello se tre popolosi centri, geograficamente vicini come Martina Franca (sede del prestigioso Festival del Valle d’Itria) Fasano e Monopoli, sede di un vivace conservatorio di musica, unissero insieme le forze per realizzare il sogno di un moderno e tecnologicamente attrezzato Auditorium.
Perché non provarci?
Arciuli, Lupo e Mastrangelo sono peraltro tre musicisti baresi cresciuti e maturati alla stessa scuola pianistica, avviati con merito già da diversi anni (Lupo, in primis) ad una carriera luminosa. Oggi, tanto sono amici, che si incontrano e si sentono telefonicamente spessissimo anche a distanza di migliaia di chilometri. E sono, in estrema sintesi, un autentico vanto per tutto il Conservatorio di Bari e la vita musicale pugliese.
Una sorta di Beethoveniade, quella di venerdì sera (Egmont ouverture, Quarto e Quinto concerto per pianoforte) nella quale non sarebbe stato così folle o azzardato, dulcis in fundo, inserire anche una sinfonia ( ai tempi di Beethoven, per esempio, era una consuetudine). A prescindere da questa considerazione, è stato, a mio parere, uno tra i concerti più belli ascoltati negli ultimi anni in Puglia; dagli esiti, almeno a tratti, strepitosi.
Arciuli ha ricamato il Quarto concerto beethoveniano di fioretto, con un lirismo e una profondità di rara intensità espressiva: una visione potremmo dire filologica, che ha saputo prediligere il nerbo ritmico e l’eleganza del gesto alla titanica potenza della tradizione esecutiva. Lupo, dal canto suo, ha sfoderato nel solenne, marziale “Imperatore” l’interpretazione granitica del virtuoso intelligente, del pianista beethoveniano ideale: tocco plastico, ottave di strepitosa lucentezza, sempre calibrate da preziose dinamiche; per non parlare poi di una naturalezza, una musicalità, un dominio della tastiera mostruosi. L’Orchestra galvanizzata da due pianisti di tal fatta e dal bravo maestro Mastrangelo (perfetto nel seguirli entrambi con rara sensibilità e duttilità) ha offerto valide letture di entrambi i concerti e della trascinante ouverture “Egmont” che li ha preceduti. Peccato solo che il rumore della pioggia sul tetto del cineteatro Kennedy abbia in alcuni momenti condizionato l’ascolto. Successo quasi trionfale per i tre protagonisti e un bis a testa (Grieg per Arciuli, Schumann per Lupo). Complimenti, infine, anche alla presidente di Fasanomusica, Mariolina Castellaneta, che da 26 anni colleziona in un territorio, peraltro non facile, proposte sempre di notevole interesse giustamente premiate da un folto numero di abbonati.
Sarebbe bello se tre popolosi centri, geograficamente vicini come Martina Franca (sede del prestigioso Festival del Valle d’Itria) Fasano e Monopoli, sede di un vivace conservatorio di musica, unissero insieme le forze per realizzare il sogno di un moderno e tecnologicamente attrezzato Auditorium.
Perché non provarci?
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