“Mercoledì 26 novembre era in cartellone per “Il Coretto”, presso il Kursaal Santalucia di Bari, un recital della giovane pianista croata Marina Filjak (nella foto). Dal dépliant illustrativo apprendiamo che è stata una bimba prodigio, ha debuttato all’età di dodici anni con i notissimi Solisti di Zagabria, nel Concerto per pianoforte e orchestra KV 449 di Mozart; si è esibita in formazioni di tutto rilievo (Amsterdam, Bruxelles, Ljubljana, Mosca, Parigi, Sofia, Vienna, Okido [Giappone], Belgrado e altre città); il suo repertorio comprende autori quali Beethoven, Brahms, Rachmaninov, Grieg, Šostakovič, Bartók, Prokofiev, Kabalevskij. Negli anni, la Filjak ha accumulato riconoscimenti da riempire due colonnine del dépliant, l’ultimo lo scorso anno con la vincita del 1° premio al 58° Concorso pianistico Viotti (Vercelli), dove è risultata prima fra 122 candidati di 26 nazioni.
Per la serata erano in programma la Sonata per pianoforte Op. 110, di Beethoven, la bachiana "Ciaccona" in Re minore BWV 1004 nella rielaborazione di Ferruccio Busoni; "Une barque sur l’océan" di Maurice Ravel; il Notturno per la mano sinistra, Op. 9 di Scriabin; le brahmsiane "Variazioni su un tema di Paganini", Op. 35; infine Triana (da Iberia) di Isaac Albéniz.
L’artista non ha deluso le aspettative del pubblico, specie dopo aver letto il nutrito curriculum. Le opere scelte erano impegnative sia sotto l’aspetto virtuosistico (come in Bach/Busoni o Ravel), sia dal lato espressivo (Beethoven e il sognante, struggente Scriabin), sia perché richiedenti comunque una solida tecnica. Il tocco morbido, soffice, sapeva farsi d’improvviso aggressivo, quasi violento; le dita si articolavano sui tasti leggere, sciolte, ultraveloci, in un groviglio apparentemente inestricabile da cui emanavano sonorità e accordi nitidi.
Una prova impegnativa, anche dal punto di vista puramente fisico. Il pubblico – una cinquantina di persone – ha recepito con entusiasmo; il successo è stato completo, la Filjak – che in più vanta un notevole fascino personale – ha raccolto con piacere e ampi sorrisi le ovazioni concedendo un bis, lo splendido Intermezzo in La maggiore, Op. 118, di Johannes Brahms.”
Vittorio Catani
Per la serata erano in programma la Sonata per pianoforte Op. 110, di Beethoven, la bachiana "Ciaccona" in Re minore BWV 1004 nella rielaborazione di Ferruccio Busoni; "Une barque sur l’océan" di Maurice Ravel; il Notturno per la mano sinistra, Op. 9 di Scriabin; le brahmsiane "Variazioni su un tema di Paganini", Op. 35; infine Triana (da Iberia) di Isaac Albéniz.
L’artista non ha deluso le aspettative del pubblico, specie dopo aver letto il nutrito curriculum. Le opere scelte erano impegnative sia sotto l’aspetto virtuosistico (come in Bach/Busoni o Ravel), sia dal lato espressivo (Beethoven e il sognante, struggente Scriabin), sia perché richiedenti comunque una solida tecnica. Il tocco morbido, soffice, sapeva farsi d’improvviso aggressivo, quasi violento; le dita si articolavano sui tasti leggere, sciolte, ultraveloci, in un groviglio apparentemente inestricabile da cui emanavano sonorità e accordi nitidi.
Una prova impegnativa, anche dal punto di vista puramente fisico. Il pubblico – una cinquantina di persone – ha recepito con entusiasmo; il successo è stato completo, la Filjak – che in più vanta un notevole fascino personale – ha raccolto con piacere e ampi sorrisi le ovazioni concedendo un bis, lo splendido Intermezzo in La maggiore, Op. 118, di Johannes Brahms.”
Vittorio Catani
Nessun commento:
Posta un commento