La Fondazione Petruzzelli di Bari ha chiuso al Teatro Piccinni con “La bohème” di Giacomo Puccini (la foto è di Vito Mastrolonardo) la stagione 2007-2008. Il foltissimo pubblico (tutto esaurito per le tre recite in programma) ha tributato un convincente successo a tutti gli interpreti del cast vocale, al direttore d’orchestra Fabio Mastrangelo e al regista Boris Stetka, che insieme allo scenografo Tommaso Lagattolla, autore anche dei deliziosi costumi, hanno confezionato una Bohème dal taglio cinematografico dentro una Parigi non oleografica, ma ottocentesca, eppure già segnata dalla pubblicità, provata dall’avvento dell’industria, abitata da folle realiste e da segni più che da architetture riconoscibili. Anche la scena, di solito coloratissima, del secondo atto è stata rivissuta dalla regia di Stetka senza la plateale e talora volgare enfasi regalataci dalla tradizione. Una bohème anche arricchita dalle luci puntuali e suggestive di Valerio Alfieri (fedele collaboratore, come lo stesso Stetka, del regista Daniele Abbado). Eccellente la direzione di Mastrangelo, al debutto operistico nella sua città natale, che ha prediletto le nuances impressionistiche e alcuni preziosi ritardandi, nei duetti tra i due protagonisti, all’acceso sentimentalismo veristico di altre riletture del capolavoro pucciniano, seguendo, peraltro, sempre con docile attenzione orchestra e cantanti in scena. Buona la prova dell’Orchestra della Provincia di Bari, preparata a puntino dal maestro barese, pur con i ben noti limiti derivanti da una "buca", quella del Piccinni, inadeguata per il denso organico pucciniano: conseguente, dunque, la distribuzione nei palchi di proscenio di alcuni strumentisti (in special modo percussionisti e trombonisti).
Tra i cantanti spiccava la splendida Mimì di Svetla Vassileva, qui davvero a suo agio – sia vocalmente che scenicamente – nei panni della tenera fioraia; ancora un po’ acerbo e di scarso peso timbrico per il ruolo, il Rodolfo del giovane Francesco Demuro, pur dotato, va detto, di voce lineare, fresca e ben impostata. Ottimi tutti gli altri, a cominciare dal vibrante e appassionato Marcello di Vincenzo Taormina, e poi ben delineati lo Schaunard di Gianfranco Cappelluti e il Colline di Andrea Patucelli. Esemplari, infine, le prove del Coro della Fondazione Petruzzelli e di quello di Voci Bianche del Conservatorio “N. Piccinni”, preparati rispettivamente da Franco Sebastiani e da Emanuela Aymone. Domani alle 20.30 c’è l’ultima recita. Si aspetta adesso con fiducia la prossima stagione che si svolgerà interamente (e fortunatamente) nel Teatro Petruzzelli ricostruito; dopo diciassette anni di immeritato “Purgatorio”, Bari tornerà a contare nel mondo dello spettacolo nazionale e internazionale. Ne siamo certi.
Tra i cantanti spiccava la splendida Mimì di Svetla Vassileva, qui davvero a suo agio – sia vocalmente che scenicamente – nei panni della tenera fioraia; ancora un po’ acerbo e di scarso peso timbrico per il ruolo, il Rodolfo del giovane Francesco Demuro, pur dotato, va detto, di voce lineare, fresca e ben impostata. Ottimi tutti gli altri, a cominciare dal vibrante e appassionato Marcello di Vincenzo Taormina, e poi ben delineati lo Schaunard di Gianfranco Cappelluti e il Colline di Andrea Patucelli. Esemplari, infine, le prove del Coro della Fondazione Petruzzelli e di quello di Voci Bianche del Conservatorio “N. Piccinni”, preparati rispettivamente da Franco Sebastiani e da Emanuela Aymone. Domani alle 20.30 c’è l’ultima recita. Si aspetta adesso con fiducia la prossima stagione che si svolgerà interamente (e fortunatamente) nel Teatro Petruzzelli ricostruito; dopo diciassette anni di immeritato “Purgatorio”, Bari tornerà a contare nel mondo dello spettacolo nazionale e internazionale. Ne siamo certi.
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