sabato 21 gennaio 2012
Standing ovation al Petruzzelli per Lorin Maazel protagonista di una Carmen da ricordare
"La Carmen di Bizet è l'epifania ottocentesca di uno dei pensieri cardine della cultura borghese a partire dalla fine del Settecento: la libertà è un bene da godere e percepire in modo assoluto ed individuale senza grandi vincoli o impedimenti; in questo si può realizzare il percorso dell'uomo nel mondo." A scrivere queste significative parole nel porgramma di sala è Giandomenico Vaccari, sovrintendente della Fondazione Petruzzelli in scadenza di mandato (anche se la riconferma pare ormai questione di ore).
Un pensiero il suo che ci trova pienamente d'accordo dopo aver seguito (da un palco di seconda fila laterale) l'inaugurazione proprio con Carmen ieri sera della stagione d'opera e balletto al Petruzzelli. Teatro strapieno ed esaurito da giorni per tutte e cinque le repliche. Carmen al pari di Tosca, Bohème, Butterfly, Aida, si sa, è opera popolarissima e amatissima dal pubblico. Ieri è stato un trionfo per Maazel, interprete di una direzione magistrale, per l'Orchestra ed il Coro del Politeama barese in forma eccellente, oltre che per i protagonisti del cast internazionale, tutti cantanti più o meno giovani ma di sicuro talento. In particolare, degna di nota la prova vocale di Ekaterina Metlova, un giovane mezzosoprano russo di notevoli qualità e che potrebbe diventare la Carmen di riferimento di un prossimo futuro. Quello che non ha personalmente convinto chi scrive è stata invece la regia di William Kerley. Poco importa se l'ambientazione storica della vicenda è spostata alla fine della guerra civile spagnola sul finire degli anni Trenta del secolo scorso. Ci può anche stare. Ma perchè non sfruttare meglio la profondità del palcoscenico del Petruzzelli? La realistica scenografia di Tom Rogers (autore anche dei costumi) ci è parsa infatti eccessivamente compressa nell'affollato primo atto, dove ottanta persone tra coro e comparse erano davvero troppe per potersi muovere con la naturalezza necessaria. Non ci sono poi sigaraie, ma operaie di una fabbrica di esplosivi: perchè questa scelta arbitraria? Eleganti e plastiche le coreografie di Domenico Iannone. Da ricordare l'ultimo atto: dalla smagliante festa sino allo struggente pathos del disperato duetto finale tra Don Josè e Carmen, accompagnato da Maazel e dall'orchestra con raro trasporto e calda espressività. Standing ovation meritatissima per il grande maestro americano, che ad ottant'anni suonati sembra aver ritrovato la freschezza e l'energia dei tempi migliori. A Febbraio lo aspetta una tournèe in Scandinavia e Stati Uniti con i mitici Wiener Philarmoniker...Roba da "Cocoon"!
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Grazie,Alessandro, delle belle parole Che hai pronunciato qui per me. Ekaterina
RispondiEliminaGrazie,Alessandro, delle belle parole Che hai pronunciato qui per me. Ekaterina
RispondiEliminaPrego Ekaterina: parole sincere. In bocca al lupo anche per il tuo futuro; diventerai una grande cantante, ci scommetto!
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