E' stato finora il più bel concerto, visto e ascoltato dell'Orchestra del Petruzzelli. E ciò depone a favore di quanti hanno effettivamente creduto nella piccola, grande "rivoluzione", portata a suo tempo dal commissario Carlo Fuortes nei due anni in cui è rimasto a Bari.
Li abbiamo lasciati crescere e maturare pian piano questi giovani, ed oggi sono una delle realtà più significative del nostro Paese. Il concerto diretto ieri da Daniele Rustioni lo ha testimoniato perfettamente. Nonostante qualche critica negativa ricevuta in passato, Rustioni rappresenta il meglio che la direzione in Italia possa immaginare per un'orchestra giovane. Il programma, va detto, era particolarmente complesso e variegato. La stessa ouverture del "Franco cacciatore", pezzo di una bellezza sconvolgente (la versione di riferimento resta quella di Carlos Kleiber!) ma per nulla facile, dove i fantasmi si fanno Musica e gli archi vibrano di una drammaticità ansimante insieme a corni e tromboni, quasi a richiamare il tempestoso uragano wagneriano del Fliegende Hollander .
Rustioni qui ha giocato d'astuzia, mantenendo leggera l'orchestra, ma utilizzando dinamiche di rara potenza con l'esplosione degli ottoni nella parte finale. Una esecuzione davvero eccellente. Splendida anche la doppia apparizione di Giovanni Sollima, violoncellista e compositore ormai di chiara fama, che prima con il concerto di Schumann, riletto con lucida passione e tecnica strabilianti, e poi in duo, con il suo bel pezzo neo-barocco Violoncelles, Vibrez!, suonato insieme al suo venticinquenne allievo Andrea Waccher (nella foto insieme al suo maestro), diplomatosi con lui, a pieni voti lo scorso anno a Santa Cecilia, ha regalato al pubblico barese una serata indimenticabile e due bis folgoranti.
L'autentico "piatto forte" della serata è stato però l'esemplare interpretazione della Sinfonia n.4 "Italiana" di Mendelssohn. Non c'era mai capitato di ascoltare un'" Italiana" più elegante e raffinata di questa offerta da Rustioni. E l'Orchestra, va detto, ha risposto benissimo in tutte le sezioni: dagli archi morbissimi e duttili come non mai, ai fiati ed ai legni con i loro respiri, così ampi e gioiosi. La vena popolare del capolavoro mendelssohniano si trasfigurava nella bellezza mozartiana dello stile "classico", tipico del compositore tedesco. Felix era indubbiamente un enfant prodige , basti pensare a quei gioiellini straordinari che furono le sinfonie per archi composte nell'adolescenza.
Nella quarta sinfonia non c'è mai una nota di troppo, tutto è perfettamente congegnato con equilibrio ed armonia sopraffini. Nel "saltarello" finale tutta la forza e l'energia vengono fuori con lucente brillantezza rossiniana. Ed è proprio questa straordinaria vitalità, che Rustioni riproduce con rara sensibilità e contagioso coinvolgimento. L'Orchestra l'ha seguito benissimo, attenta e concentrata come non mai. Strepitosi i fiati e i legni tutti, oltre ai già succitati archi. Successo più che meritato. Ora per Rustioni c'è la Traviata, un altro capolavoro, con la regia di un grande del cinema come Ferzan Ozpetek, tra pochi giorni al Petruzzelli. Come non augurargli un grosso in bocca al lupo?
La foto è di Carlo Cofano
Bravi. Lunga vita a quest'orchestra che è importante incoraggiare senza stare sempre coi fucili puntati (forse per indebolirla)...
RispondiEliminaSono perfettamente d'accordo. Bari ha due orchestre e DEVE tenersele strette entrambe. Un Auditorium come il "NINO ROTA" non può prescindere da questa preziosa presenza.
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