E’ stato un successo annunciato il concerto del
virtuoso e giovanissimo pianista russo Alexander Panfilov e presentato nell’Auditorium
Tatà di Taranto giovedì 6 marzo, nell’ambito della 70ª Stagione Concertistica
degli Amici della Musica.
Panfilov, vincitore del 51° International Piano
Competition “Arcangelo Speranza” organizzato a Taranto dagli Amici della Musica
lo scorso maggio, in quella occasione, aveva messo d’accordo negli unanimi
giudizi positivi, sia gli addetti ai lavori - fra i quali il prestigioso Presidente della Commissione Bruno Canino
- che il pubblico presente in sala durante la serata conclusiva del concorso
(attraverso il Premio del Pubblico “Rosa Logrieco”).
Nel concerto che lo ha visto solista giovedì scorso,
Panfilov ha inanellato una serie di perle della musica pianistica di
grandissima presa, di alto livello compositivo che, spesso, richiedono capacità
esecutive e interpretative fuori dall’ordinario.
Ma Alexander, moscovita dal curriculum invidiabile
già a ventidue anni di età, vincitore di molti primi premi internazionali (fra
i più recenti, quello assegnato dalla Brant
Competition di Birmingham), ha mostrato tutti i tratti di una notevole
maturità artistica: tocco preciso, essenziale ma deciso, comprensione profonda
delle partiture, capacità di sostenere armonizzazioni complesse e
virtuosistiche, gesto mai eccessivo o ridondante, ma utile all’esecuzione.
La prima parte dello spettacolo, tutta dedicata a
Ludwig van Beethoven, principia con la Fantasia
in sol minore op. 77, le cui caratteristiche improvvisative, coniugate con
una atmosfera delicata e a tratti gioiosa, sono utili al pianista russo per
introdurre il proprio “fare” musicale al pubblico del Tatà, di cui si segnala
una grande attenzione ai silenzi e, più in generale, agli aspetti della
timbrica. Segue la bellissima, nostalgica, struggente Sonata in fa minore “Appassionata” op. 57, uno dei monumenti
beethoveniani al pianoforte romantico, dedicata al conte Franz Brunsvik de
Korompa.
L’appellativo della Sonata, come è noto, non è stato
attribuito dal compositore di Bonn ma successivamente. Dei tre intensi
movimenti, il primo Allegro assai inizia
con un breve motivo oscuro all’unisono, per poi essere caratterizzato da
continui cambi tonali, saldamente d’area romantica, che conducono all’Andante con moto, ancora più ferale,
dove Panfilov mostra un grande autocontrollo, soprattutto nei diversi e
difficoltosi “attacchi”. Il finale Allegro
ma non troppo, Presto mostra un muscolare e inquieto impeto compositivo,
segno della grande arte di Beethoven nel costruire un discorso musicale
coerente e entusiasmante. Intensa, anche se forse un tantino velocizzata, l’interpretazione del
giovane pianista.
Tutta la seconda parte è dedicata alla Russia,
patria del giovane pianista, e a uno dei suoi massimi compositori del ‘900,
Sergej Vasil’evic Rachmaninov, con i suoi straordinari 9 Études-Tableaux op. 39 (1917). Come dice il titolo, si tratta di
una serie di studi per lo strumento, ognuno in una tonalità diversa (solo il do
minore e il la minore si ripetono) e chiaramente virtuosistici (alcuni
presentano notevoli difficoltà esecutive), costruiti citando il tema del Dies Irae gregoriano, ma ognuno
articolandosi in modo differente e autonomo dagli altri, dall’irruento e
difficoltoso n. 1 in do minore al più romantico n. 2 in la minore, dai tratti
più romantici e giocati articolati sulla timbrica, per proseguire con
l’altamente difficoltoso (e breve) n. 3 in fa diesis minore, dai frequenti
incroci di mani, o al n. 5 in mi bemolle minore, stabilito su una serie di note
ribattute e dal bellissimo e delicato finale in dissolvenza, fino al “potente”
n. 8 in re minore e allo sfolgorante ultimo Étude-Tableau,
in cui si assiste a una alternanza fra “pieni” e momenti più raccolti e intimi,
fino all’apoteosi finale.
Meravigliosi i due bis regalati da Panfilov al
pubblico entusiasta: due bellissimi, delicati, preziosi Preludes di Rachmaninov op. 32, il primo in sol maggiore, l’altro,
in sol diesis minore, il quale ha molto colpito per il carattere “nordico”, in
cui si avverte lo spirito della Grande Russia madre.
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