Una chiusura di stagione all'insegna della musica strumentale francese; quella, per intenderci, a cavallo tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento: musica che rimanda la memoria a paralleli riferimenti letterari, pittorici e teatrali. Così, nel segno di un omaggio ad uno dei fil rouge che da sempre contraddistinguono le sue raffinate (e mai scontate) stagioni, ha chiuso martedì scorso la sua quattordicesima stagione il collegium Musicum di Bari diretto da Rino Marrone.
Si partiva con la frizzante "Serènade pour petite orchestre" per proseguire poi con uno dei più celebri capolavori raveliani "Ma mère l'oye" - nell'elegante trascrizione in miniatura del 1992 per soli 14 strumenti di David Walter - e ancora, la delicata "Petite suite" di Debussy, per concludere infine con "Divertissement" di strepitosa allegria firmato nel 1928 da Jacques Ibert e bissato a furor di popolo.
Programma molto leggero dunque, che invitava alla danza e al divertimento. Eseguito con puntuale rigore dal valido ensemble barese sotto l'attenta direzione di Marrone. In questi tempi di crisi generalizzata, in cui, da un lato, ci sono teatri ricostruiti a regola d'arte che rischiano di non aprire mai (vedi il Petruzzelli), dall'altro teatri vecchiotti che rischiano, a breve, per i più svariati motivi di chiudere per un bel po' (come il Piccinni e lo stesso Kursaal Santalucia) meglio ridere che...piangere.
Questo almeno sembrerebbe il non troppo "metaforico" messaggio lanciato dal palco del Kursaal martedì scorso.
Speriamo solo che qualcuno ne abbia preso doverosamente nota.
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