Dieci minuti di applausi convinti, con standing ovation finale, hanno decretato un successo (quasi) trionfale alla messinscena di “Die Walküre” di Wagner curata dalla Fondazione Petruzzelli al Padiglione 7 della Fiera del Levante di Bari, quale attesa inaugurazione ufficiale del Festival del Maggio Barese.
L’esecuzione dell’opera che costituisce la prima giornata, dopo il prologo dell’Oro del Reno realizzato nel giugno 2008 al Piccinni, della maestosa Tetralogia wagneriana, cominciata alle 19.50 precise ed è terminata a mezzanotte e un quarto, per oltre quattro ore di musica.
L’esecuzione dell’opera che costituisce la prima giornata, dopo il prologo dell’Oro del Reno realizzato nel giugno 2008 al Piccinni, della maestosa Tetralogia wagneriana, cominciata alle 19.50 precise ed è terminata a mezzanotte e un quarto, per oltre quattro ore di musica.
Nei prossimi anni saranno date "Sigfrido" e "Crepuscolo degli Dei", a completamento del primo “Ring des Nibelungen” (Anello del Nibelungo) barese in lingua originale. Valchiria, delle quattro opere che compongono la tetralogia è probabilmente la più coinvolgente e drammatica; un autentico capolavoro dove le parole e la musica di Richard Wagner (“un fiume in piena di melodie e armonie avvolgenti ed indimenticabili”) sanno fondersi meravigliosamente regalando in chi ascolta, in chi guarda tale spettacolo emozioni a ripetizione.
L’allestimento barese si è avvalso della preziosa regia di Walter Pagliaro, con le scene e i costumi di Luigi Perego e la direzione musicale di Stefan Anton Reck a capo dell’Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari. La regia si è fatta apprezzare oltre che per l’asciuttezza ed essenzialità estrema (anche troppo…) della scenografia, soprattutto per il calibrato gioco delle luci e la recitazione esemplare di tutti i cantanti impegnati.
Ed è proprio sul magnifico scavo introspettivo e sulle eccellenti capacità attoriali dei suoi cantanti che Walter Pagliaro (e insieme con lui il sovrintendente Giandomenico Vaccari) ha puntato vincendo una “scommessa” che sembrava impossibile da vincere: allestire cioè un’opera di tale complessità e durata in un padiglione fieristico, pur debitamente attrezzato, anziché nel Nuovo Teatro Petruzzelli ancora chiuso per le note ragioni che ormai tutti conoscono.
Il palcoscenico è una sorta di grande ferro di cavallo, un’ellissi che dà quasi l’idea di un girone infernale dantesco percorso in lungo e in largo dai personaggi e al cui centro sono schierati l’orchestra ed il suo direttore. I costumi non rispettano un’epoca precisa, alcuni sono addirittura “senza tempo” (quelli di Siegmund e Sieglinde), altri ottocenteschi e dunque d’epoca wagneriana, altri appartengono alla mitica tradizione nibelungica come quelli di Hunding, Brunhilde e delle altre otto Valchirie, nonchè di Wotan, loro padre e dio supremo del Walhalla, il grande tempio delle divinità germaniche che sovrasta il mondo terreno.
Di notevole impatto anche l’esecuzione musicale che ha visto in Stefan Anton Reck, a pieno titolo uno dei migliori direttori wagneriani in circolazione, straordinario trascinatore di orchestra e cantanti tutti.
Dopo un primo atto, dove ha adottato tempi prudenti e una scansione ritmica attenta e certosina degli equilibri tra “buca” (si fa per dire) e voci, nel secondo e terzo atto (da ricordare, in particolare la celebre scena dell’incantesimo del fuoco) ha saputo far crescere la prestazione dell’orchestra barese a livelli di rado ascoltati negli ultimi anni. La sua è stata un’interpretazione di incandescente espressività, senz’altro molto coinvolgente.
Esemplari, dicevamo anche le prove dei cantanti, tutti specialisti del repertorio wagneriano nei loro rispettivi ruoli. Segnaliamo, in particolare, lo stupendo Siegmund di Christian Elsner, la stentorea vocalità e presenza scenica di Adrienne Dugger (Brünnhilde) e del Wotan del giovane Ralf Lukas (abituale frequentatore dei più importanti palcoscenici del mondo, Bayreuth incluso), senza dimenticare la viscerale Sieglinde di Anna-Katarina Behnke e la potente Fricka di Jessie Raven. Tra le otto valchirie, positive le prove di due cantanti pugliesi come Sara Allegretta (Waltraute) e Mariagrazia Pani (Seigrune).
L’allestimento barese si è avvalso della preziosa regia di Walter Pagliaro, con le scene e i costumi di Luigi Perego e la direzione musicale di Stefan Anton Reck a capo dell’Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari. La regia si è fatta apprezzare oltre che per l’asciuttezza ed essenzialità estrema (anche troppo…) della scenografia, soprattutto per il calibrato gioco delle luci e la recitazione esemplare di tutti i cantanti impegnati.
Ed è proprio sul magnifico scavo introspettivo e sulle eccellenti capacità attoriali dei suoi cantanti che Walter Pagliaro (e insieme con lui il sovrintendente Giandomenico Vaccari) ha puntato vincendo una “scommessa” che sembrava impossibile da vincere: allestire cioè un’opera di tale complessità e durata in un padiglione fieristico, pur debitamente attrezzato, anziché nel Nuovo Teatro Petruzzelli ancora chiuso per le note ragioni che ormai tutti conoscono.
Il palcoscenico è una sorta di grande ferro di cavallo, un’ellissi che dà quasi l’idea di un girone infernale dantesco percorso in lungo e in largo dai personaggi e al cui centro sono schierati l’orchestra ed il suo direttore. I costumi non rispettano un’epoca precisa, alcuni sono addirittura “senza tempo” (quelli di Siegmund e Sieglinde), altri ottocenteschi e dunque d’epoca wagneriana, altri appartengono alla mitica tradizione nibelungica come quelli di Hunding, Brunhilde e delle altre otto Valchirie, nonchè di Wotan, loro padre e dio supremo del Walhalla, il grande tempio delle divinità germaniche che sovrasta il mondo terreno.
Di notevole impatto anche l’esecuzione musicale che ha visto in Stefan Anton Reck, a pieno titolo uno dei migliori direttori wagneriani in circolazione, straordinario trascinatore di orchestra e cantanti tutti.
Dopo un primo atto, dove ha adottato tempi prudenti e una scansione ritmica attenta e certosina degli equilibri tra “buca” (si fa per dire) e voci, nel secondo e terzo atto (da ricordare, in particolare la celebre scena dell’incantesimo del fuoco) ha saputo far crescere la prestazione dell’orchestra barese a livelli di rado ascoltati negli ultimi anni. La sua è stata un’interpretazione di incandescente espressività, senz’altro molto coinvolgente.
Esemplari, dicevamo anche le prove dei cantanti, tutti specialisti del repertorio wagneriano nei loro rispettivi ruoli. Segnaliamo, in particolare, lo stupendo Siegmund di Christian Elsner, la stentorea vocalità e presenza scenica di Adrienne Dugger (Brünnhilde) e del Wotan del giovane Ralf Lukas (abituale frequentatore dei più importanti palcoscenici del mondo, Bayreuth incluso), senza dimenticare la viscerale Sieglinde di Anna-Katarina Behnke e la potente Fricka di Jessie Raven. Tra le otto valchirie, positive le prove di due cantanti pugliesi come Sara Allegretta (Waltraute) e Mariagrazia Pani (Seigrune).
* (Pubblicato venerdì 8 maggio da LSDmagazine.com)
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