giovedì 28 aprile 2011

Il tributo a Fabio Vacchi dell'Accademia dei Cameristi


Da ieri mattina Fabio Vacchi è diventato il primo compositore "in residence" di una Fondazione lirico-sinfonica italiana, quella del Petruzzelli di Bari. Lo sarà sino al 2016, impegnandosi a scrivere almeno una composizione all'anno. Una consuetudine, quella del "compositore in residence" diffusa in numerosi teatri e festival europei e americani, ma non in Italia, dove c'è ancora molta, troppa resistenza nei confronti della Musica di oggi, come ha confidato ai giornalisti lo stesso compositore ieri mattina, durante la significativa conferenza stampa di presentazione della sua opera "Lo stesso mare" che va in scena tra poche ore in prima mondiale nel Politeama barese.
Da alcune settimane il notissimo compositore bolognese è a Bari per seguire di persona le prove dell'opera in teatro. Complice la sua prestigiosa presenza si sono pertanto susseguiti una serie di incontri, in vari luoghi del capoluogo pugliese (Casa Giannini, la Libreria Feltrinelli e lo stesso Foyer del Petruzzelli) e si è avuta anche l'occasione di ascoltare alcuni dei suoi lavori cameristici più interessanti.
In particolare, martedì sera presso la Vallisa di Bari è stata eseguita, nell'ambito della splendida stagione dell'Accademia dei Cameristi, "Orna buio ciel" per violino, violoncello e pianoforte, scritta da Vacchi in occasione del 75° compleanno del maestro Luciano Berio (il titolo infatti è l'anagramma del suo nome). Si tratta di una breve composizione a struttura "circolare" che ben evidenzia le eccellenti qualità artistiche di un creatore di suoni e suggestioni, oltre che profondo conoscitore del "mestiere" e di tutta la grande storia della musica globalmente intesa. Esemplare la lettura offerta dai tre ammirevoli musicisti impegnati nel concerto: Mariarosaria D'Aprile al violino, Nicola Fiorino al violoncello e Francesco Basanisi al pianoforte. Di rilievo anche le interpretazioni degli altri due pezzi in programma: l'arduo, bellissimo Mythes - tre Poemi per violino e pianoforte del polacco Karol Szymanowski, dove la giovane D'Aprile ha sciorinato appieno la sua strepitosa tecnica violinistica, accompagnata peraltro da un'encomiabile espressività, anche grazie all'ottimo supporto di Basanisi al pianoforte; infine, nella seconda parte, è stato Franz Schubert a farla da padrone con uno dei suoi sublimi capolavori cameristici: il celebre Trio per violino, violoncello e pianoforte in si bemolle maggiore D.898. Di rara bellezza all'ascolto l'intima quanto godibile intesa raggiunta in questa immortale pagina schubertiana da D'Aprile, Fiorino e Basanisi, soprattutto nel meraviglioso "andante un poco mosso". Successo caloroso e meritato.

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