lunedì 12 dicembre 2011
Piace e diverte il concerto lirico-sinfonico diretto da Daniel Oren al Petruzzelli
E' stato, almeno per chi lo segue da (molti) anni, il solito spassosissimo "OREN SHOW" fatto di salti vertiginosi sul podio, cantabili miagolii e qualche grugnitello di troppo. Ma lui è così: prendere o lasciare. O lo ami o lo detesti. Parliamo dell'ormai mitico maestro israeliano Daniel Oren, da tempo ormai uno dei più acclamati direttori d'opera le mondo, alle prese al Petruzzelli con un nuovo concerto dal variegato impaginato nazional-popolare, o da Arena di Verona se preferite. Giusto, perchè non si possono eseguire "solo" Brahms, Wagner, Bruckner e Mahler. E allora: Sinfonia dal "Nabucco" con annessi i cori "Gli arredi festivi" e l'immancabile "Va pensiero" e poi le arie più celebri da "Tosca" e "Bohème" di Puccini, "Luisa Miller" e "Macbeth" di Verdi e la Casta diva dalla Norma di Bellini e il lacerante intermezzo della Manon Lescaut. Strepitoso Oren, bravi i cantanti a seguirlo alla lettera. Loro erano il già celebre Fabio Sartori, voce calda e stentorea e la giovane, tecnicamente abile e sicura Maria Agresta: entrambi si sono disimpegnati con intelligenza interpretativa ed apprezzabile vocalità nelle arie loro assegnate; bravo anche il coro della Fondazione Petruzzelli, splendidamente preparato da Sebastiani; e poi, non dimentichiamo l'Orchestra della Fondazione Petruzzelli, che non si fa certo distrarre dall'agitato quanto tormentato Maestro e tira fuori soprattutto nei primi tre movimenti dell'irresistibile "Settima" di Beethoven l'ennesima prova maiuscola della stagione.
Teatro pieno (ma non esaurito) per questo primo appuntamento di Dicembrinmusica. La vera sorpresa, almeno per chi scrive, dell'applaudita serata, è stata la camera acustica montata ad arte sul palcoscenico. Finalmente anche in platea abbiamo ascoltato, come si deve, lo splendido SOUND dell'Orchestra. Alla fine della serata incessanti richieste di bis dal pubblico in piedi, ma il buon Oren non ha voluto esser generoso come in altre occasioni. Tutti a casa allor, ma con la consapevolezza di aver assistito ad un bel concerto. E non è poco, almeno di questi tempi.
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