giovedì 7 febbraio 2008
Un memorabile Libetta in concerto per la Camerata Musicale Barese
E’ nato da una riflessione sul tema “La nascita del pittoresco nello spirito della Musica” lo stimolante e ben impaginato percorso musicale proposto nel concerto di martedì scorso dal pianista, compositore e direttore d’orchestra salentino Francesco Libetta. Una serata dunque, quella promossa nell’ambito della stagione della Camerata Musicale Barese, di particolare interesse, anche perché l’excursus compiuto dal Maestro prendeva l’avvio da pagine di significativi musicisti pugliesi e lucani del Sei e Settecento come Francesco Nicola Fago, Giovanni Maria Trabaci, Leonardo Leo, Giovanni Paisiello e Giuseppe Saverio Mercadante (qui “trascritto” per pianoforte addirittura da un “certo” Franz Liszt) accostandole ad altrettanti piccoli e grandi lavori di compositori, invece, ancora oggi celebratissimi come Mozart (6 variazioni in fa maggiore sull’aria “Salve tu Domine” K. 398 dall’operina “I filosofi immaginari” di Paisiello), Beethoven (con la famosa Sonata “Al chiar di luna”), Chopin-Sgambati (Canzone lituana), Schumann (Albumblatt) e dello stesso Liszt (la trascinante “Tarantella”, tratta dal supplemento del secondo libro degli Anni di Pellegrinaggio). Non mancavano poi raffinate chicche come “Se taci” di Franco Alfano (noto ai più per il completamento della Turandot pucciniana) e la “Danza viennese” di Gartner/Friedman o l’impressionante, pirotecnica “Islamey” di Balakirev. Un programma così lungo e composito come capita davvero di rado di ascoltare al giorno d’oggi, almeno in Italia e che ha mostrato appieno non solo la camaleontica duttilità tecnica ed interpretativa di questo straordinario musicista salentino, ma anche la sua fine sensibilità di musicologo sempre alla ricerca di preziosi tesori musicali nascosti. Peccato che un concerto così bello non abbia però potuto godere, nè di una sala più appropriata (il cinema Nuovo Palazzo non è, d’altra parte, peggiore di altre), né di un’adeguata cornice di pubblico. A parte il virtuosismo funambolico di cui ancora una volta ha offerto magnifica conferma (valga per tutti l’acrobatica e mostruosa velocità con cui ha suonato – prendendo rischi incredibili - la “Tarantella” di Liszt), ho notato in lui rispetto ad altre precedenti esibizioni anche una maggiore maturità nella cura dei passaggi cantabili, nella levigata liquidità del tocco e soprattutto una singolare aderenza stilistica per ciascuno dei lavori eseguiti. Pur in una così ampia e caleidoscopica gamma armonica e timbrica, Libetta ha cioè offerto di ciascuna composizione da lui interpretata una lettura di rara profondità e naturale consapevolezza. Non pago di aver poi terminato il concerto (in modo peraltro strepitoso) con l’Islamey di Balakirev, egli ha anche trovato la forza di eseguire un “Notturno” ed un “Valzer” di Chopin. Successo scontato, nonostante i soliti quattro, cinque maleducati che non hanno ancora imparato a spegnere o almeno ad insonorizzare i loro fastidiosi cellulari durante i concerti. Certe volte penso proprio che bisognerebbe sequestrarglieli all’ingresso…
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