Un Bach strepitoso, da autentico primo della classe, quello ascoltato martedì scorso al Teatro Piccinni (complice la stagione della Camerata Musicale Barese) da Ramin Bahrami, il già giustamente celebre trentenne pianista iraniano, che ha studiato in Italia e all’estero, con fior di Maestri: da Piero Rattalino, con cui si è diplomato al Conservatorio di Milano alla mitica Rosalyn Tureck e all’altrettanto grande maestro ungherese András Schiff.
Il suo “Viaggio in Italia con Bach” (dall’Adagio in sol maggiore della Sonata BWV 968 al Concerto Italiano BWV 971, passando per la Partita n. 1 in si bemolle maggiore e la Sonata in do maggiore BWV 966)) si è rivelato come un percorso musicale di sorprendente vitalità, grazie alla mostruosa abilità tecnica di Ramin sublimata da uno stile e un approfondimento dei lavori bachiani semplicemente strepitosi.
Ora non sappiamo (e scusate l'ignoranza...) se Bahrami affronti con analoghi risultati altri compositori, ma è certo che tra i pianisti da noi ascoltati a Bari, almeno di recente, lui ha senza dubbio colpito più degli altri, lasciando soprattutto il segno di un’intelligenza ermeneutica fuori dal comune.
Il suo “Viaggio in Italia con Bach” (dall’Adagio in sol maggiore della Sonata BWV 968 al Concerto Italiano BWV 971, passando per la Partita n. 1 in si bemolle maggiore e la Sonata in do maggiore BWV 966)) si è rivelato come un percorso musicale di sorprendente vitalità, grazie alla mostruosa abilità tecnica di Ramin sublimata da uno stile e un approfondimento dei lavori bachiani semplicemente strepitosi.
Ora non sappiamo (e scusate l'ignoranza...) se Bahrami affronti con analoghi risultati altri compositori, ma è certo che tra i pianisti da noi ascoltati a Bari, almeno di recente, lui ha senza dubbio colpito più degli altri, lasciando soprattutto il segno di un’intelligenza ermeneutica fuori dal comune.
Lo attendiamo fiduciosi al cospetto dei capolavori di Mozart, Beethoven, Schubert, Schumann, Chopin, Liszt e altri ancora, sicuri che abbia tutte le carte in regola per diventare presto uno dei grandi pianisti del secolo.
Davvero un peccato che la platea del Piccinni non fosse gremita, mentre nei palchi e negli ordini superiori abbiamo intravisto con gioia (finalmente) affacciarsi numerosi giovani quasi ipnotizzati da questo straordinario artista.
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