Maria Cristina Caldarola, docente del Conservatorio Nicolò Piccinni di Bari, mi segnala questa lettera appena pubblicata dalla Gazzetta del Mezzogiorno. Lettera contenente un episodio a dir poco allucinante accaduto all'interno dell'Istituto didattico barese che lascio alla vostra valutazione.
"Gentile Direttore,
le scrivo questa lettera per sottoporre all’attenzione di tutti i lettori del suo quotidiano l’evento verificatosi nel Conservatorio “N. Piccinni” di Bari.
Fra sabato 14 Marzo e lunedì 16, la mano di un vandalo ha distrutto un pianoforte a coda in una delle nostre aule.
È un episodio di violenza inaudita, mai verificatosi nel nostro istituto, perpetrato a titolo gratuito, come tutti gli atti vandalici, su uno strumento che per tutti noi ha una memoria storica, uno strumento che come tale è, appunto, uno strumento di lavoro per tutti noi.
E allora le scrivo:
perché nessuno pensi che l’evento mi lasci indifferente;
perché alla mia vista i colpi inferti sulla tastiera potevano essere tranquillamente quelli di una mitragliatrice e il risultato sarebbe stato lo stesso;
perché quei tasti così devastati hanno devastato la mia vista che non ha retto;
perché quei colpi sono ferite inferte su di me che mi chiedo come possa aver contribuito, anche se involontariamente, a far covare tanto rancore;
perché ancora non ho avuto il coraggio di telefonare al collega che per primo ha constatato lo scempio e per condividere il suo dolore;
perché è negli occhi di tutti noi studenti, collaboratori e docenti la commozione al solo raccontarlo;
perché questo atto è frutto di un pensiero che viene da molto lontano, frutto di frustrazioni, rabbia e violenza accumulata;
perché il mio si alzi come grido di dolore di fronte allo scempio e che sia dolore nei confronti di questa persona.
La ringrazio tanto."
le scrivo questa lettera per sottoporre all’attenzione di tutti i lettori del suo quotidiano l’evento verificatosi nel Conservatorio “N. Piccinni” di Bari.
Fra sabato 14 Marzo e lunedì 16, la mano di un vandalo ha distrutto un pianoforte a coda in una delle nostre aule.
È un episodio di violenza inaudita, mai verificatosi nel nostro istituto, perpetrato a titolo gratuito, come tutti gli atti vandalici, su uno strumento che per tutti noi ha una memoria storica, uno strumento che come tale è, appunto, uno strumento di lavoro per tutti noi.
E allora le scrivo:
perché nessuno pensi che l’evento mi lasci indifferente;
perché alla mia vista i colpi inferti sulla tastiera potevano essere tranquillamente quelli di una mitragliatrice e il risultato sarebbe stato lo stesso;
perché quei tasti così devastati hanno devastato la mia vista che non ha retto;
perché quei colpi sono ferite inferte su di me che mi chiedo come possa aver contribuito, anche se involontariamente, a far covare tanto rancore;
perché ancora non ho avuto il coraggio di telefonare al collega che per primo ha constatato lo scempio e per condividere il suo dolore;
perché è negli occhi di tutti noi studenti, collaboratori e docenti la commozione al solo raccontarlo;
perché questo atto è frutto di un pensiero che viene da molto lontano, frutto di frustrazioni, rabbia e violenza accumulata;
perché il mio si alzi come grido di dolore di fronte allo scempio e che sia dolore nei confronti di questa persona.
La ringrazio tanto."
Maria Cristina Caldarola
(Docente del Conservatorio “N. Piccinni”
di Bari)
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