Lunedì scorso sono stato nella Sala Giuseppina del Kursaal Santalucia di Bari ad ascoltare un concerto del giovane pianista tedesco Markus Kreul organizzato dal Coretto. Nello stimolante programma, di recente proposto anche a Lecce, campeggiavano i "Cinque Commentari" (2002 - 2004) del compositore Biagio Putignano in prima esecuzione assoluta (presente il compositore), mentre la seconda parte era occupata interamente dalle Waldszenen di Schumann. Un confronto interessante quello tra un'antologia di cinque "omaggi" ad altrettanti Maestri della musica contemporanea come Schoenberg, Gentilucci, Cage, Stockhausen e Fedele e lo "sperimentatore" forse più importante e progressivo del pianismo romantico. Ciò che di indubbiamente arduo, ma coivolgente per noi, può rappresentare il viaggio sonoro nella complessa percezione dello stile compositivo di Putignano, è probabile che l'abbiano vissuto gli ascoltatori dell'epoca di Schumann nello scoprire le sue ermetiche scene della foresta. Bravo Markus Kreul nell'immedesimarsi in entrambi gli autori sfoderando buona tecnica e aderenza espressiva, pur in presenza, va detto, di un pianoforte notoriamente inadeguato per una sala da concerto. Pubblico scarso ma tanto calore. Altra musica, altre sensazioni nella serata che ho passato in Vallisa, sempre a Bari, sabato scorso. La stagione è quella di Vallisagiovani, confezionata e curata dal pianista Pietro Laera. Di scena c'era il Brasseries, un quintetto di ottoni (due trombe, un corno, un trombone, Basso tuba, più percussioni) di recente costituito in cui suonano per lo più musicisti dell'Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari: Michele Ventrella, Michele Rivellini, Stefano Danisi, Francesco Tritto, Daniele Volpicella e Giuseppe Tria. In programma pagine divertenti e arcinote come, tra l'altro, un brano dalla colonna sonora "Otto e mezzo" di Nino Rota, la "Pantera rosa" di Henry Mancini, e la celeberrima "Cumparsita" di Rodriguez.
Ne è venuta fuori una serata divertente condita dalle esilaranti mini-guide all'ascolto del trombonista Francesco Tritto, una via di mezzo tra Teo Mammuccari e Roberto Benigni e dalla verve clownesca dei sei bravi musicisti in scena. Pubblico folto e contagiato.
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