E’ anche probabile che su Bari e il suo Teatro Petruzzelli ancora chiuso, sebbene pronto e funzionante da mesi, aleggi una buona dose di “sfiga”, ma constatare che ieri dopo il forfait di poche settimane fa del noto maestro italiano Gianluigi Gelmetti, sia di colpo venuta meno all’appuntamento con la Turandot di Puccini alla Fiera del Levante, per un improvviso abbassamento di voce, anche la protagonista principale, ossia Paoletta Marrocu, soprano drammatico di indiscutibile valore internazionale, dà veramente da pensare. Per non parlare poi di pioggia, vento, mare in burrasca che nel quasi-primo giorno di primavera sembravano essersi messi d’accordo proprio in coincidenza con l’incipit dell’opera.
Eppure…Eppure…Eppure, nonostante tutto sembrasse remare contro questa inaugurale Turandot, organizzata in pochi giorni nello Spazio 7 della Fiera e non al Petruzzelli come previsto e per le tristemente note ragioni, la serata di ieri sarà ricordata positivamente negli annali della Lirica barese. Merito della prova eccellente di una veterana come Giovanna Casolla (Turandot, nella foto), che del ruolo è padronissima da sempre, basti pensare che ha di recente inaugurato il Nuovo Teatro Lirico di Pechino proprio con il capolavoro pucciniano e ha sfoderato una prova vocale davvero maiuscola, nonostante non sia più, è bene dirlo, una...ragazzina ;-) Non invece alla sua altezza è parso Ian Storey, il recente Tristano scaligero che sarà senza dubbio alcuno un valido “heldentenor” wagneriano con tutti gli acuti a posto (da “Non piangere Liù” al conclusivo “Nessun dorma”), ma per cantar bene Puccini, sia chiaro, occorrono una discreta dizione italiana, caldi e seducenti accenti nel registro centrale della voce e una sufficiente articolazione del fraseggio. Fatta questa premessa sui due principali protagonisti del cast dell'opera, abbiamo poi apprezzato la ragguardevole, a tratti virilissima, prova del Coro della Fondazione Petruzzelli splendidamente preparato da Franco Sebastiani e quello delle Voci Bianche del Conservatorio Piccinni di Bari, sotto la valida guida di Emanuela Aymone.
In "crescendo" poi la direzione del quasi trentenne direttore d'orchestra russo Denis Vlasenko: partito, infatti, con qualche esitazione nel pur difficile primo atto, ha saputo poi emergere con autorevolezza e personalità nel corso dell’opera, anche grazie ad un’orchestra, quella Sinfonica della Provincia di Bari, attenta e concentrata come non mai. Lo spettacolo in forma parzialmente semi-scenica (almeno per quanto osservato nel corso del II atto, dove i tre ministri Ping, Pang e Pong fasciati dai bei costumi di Odette Nicoletti, si abbandonano ai nostalgici ricordi del loro passato) si avvaleva comunque della prestigiosa supervisione del Maestro Roberto De Simone ed è stato, va detto, solo un assaggio di quello che sarà poi allestito al Petruzzelli nel gennaio 2010 con il nuovo finale composto dallo stesso Maestro, quando il teatro - si spera “ardentemente” - sarà già aperto e funzionante da un bel…pezzo (incrociamo comunque le dita…non si sa mai!).
Interessante la disposizione dei due palchi laterali rispetto a quello centrale, riempiti da grandi statue dell’epoca Ming, fedelmente ricostruite nel laboratorio scenotecnico della Fondazione Petruzzelli e da alcuni strumentisti a fiato dell’orchestra diretti da Giuseppe La Malfa. Un’efficace soluzione tecnica che ha regalato nel pur ampio e dispersivo spazio 7 della Fiera la possibilità di un ascolto coinvolgente. Non resta, infine, che lodare gli altri interpreti della serata, a cominciare da Roberta Canzian, una commovente Liù, per poi proseguire con Antonio De Gobbi, credibile Timur, Domenico Colaianni, Cristiano Olivieri e Stefano Pisani, tutti e tre davvero esemplari nel ricoprire sia vocalmente che scenicamente i ruoli dei ministri, l’imperatore ben delineato dal tenore Max Renè Cosotti e il sicuro Mandarino di Gianfranco Cappelluti. Alla fine dell'opera caloroso successo per tutti ed in particolare per la Casolla, avvisata solo poche ore prima dallo staff della Fondazione Petruzzelli. Un piccolo, grande miracolo che ha “salvato” una serata, sin dal suo incipit, velata di tristezza per la mancata riapertura del Petruzzelli e – ripetiamo – anche un po’ sfigata per le succitate ragioni.
Interessante la disposizione dei due palchi laterali rispetto a quello centrale, riempiti da grandi statue dell’epoca Ming, fedelmente ricostruite nel laboratorio scenotecnico della Fondazione Petruzzelli e da alcuni strumentisti a fiato dell’orchestra diretti da Giuseppe La Malfa. Un’efficace soluzione tecnica che ha regalato nel pur ampio e dispersivo spazio 7 della Fiera la possibilità di un ascolto coinvolgente. Non resta, infine, che lodare gli altri interpreti della serata, a cominciare da Roberta Canzian, una commovente Liù, per poi proseguire con Antonio De Gobbi, credibile Timur, Domenico Colaianni, Cristiano Olivieri e Stefano Pisani, tutti e tre davvero esemplari nel ricoprire sia vocalmente che scenicamente i ruoli dei ministri, l’imperatore ben delineato dal tenore Max Renè Cosotti e il sicuro Mandarino di Gianfranco Cappelluti. Alla fine dell'opera caloroso successo per tutti ed in particolare per la Casolla, avvisata solo poche ore prima dallo staff della Fondazione Petruzzelli. Un piccolo, grande miracolo che ha “salvato” una serata, sin dal suo incipit, velata di tristezza per la mancata riapertura del Petruzzelli e – ripetiamo – anche un po’ sfigata per le succitate ragioni.
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