Confesso a tutti voi, amici vicini e lontani, che non ne posso proprio più. Il 21 marzo dovrebbe andare in scena la Turandot di Puccini al Petruzzelli di Bari, ma intanto nuove nubi si affacciano e c'è ancora una volta il rischio che slitti l'ennesima inaugurazione. Il teatro barese, secondo alcune indiscrezioni raccolte dai giornali in questi giorni, sarebbe inagibile per almeno 22 motivi (e perchè non 44...).
Non è bastato evidentemente per i vigili del fuoco seguire, come mi è stato confidato, passo dopo passo i lavori dell'impresa appaltatrice da circa cinque mesi per scongiurare la beffa finale di questa storia assurda e kafkiana.
No, a questo punto il disegno è chiaro, il teatro non deve e non può riaprire per altre ragioni o almeno con l'attuale Amministrazione Comunale, guidata dal Sindaco Michele Emiliano.
Mi chiedo: ma se a vincere le elezioni di giugno fosse di nuovo l'attuale primo cittadino e non l'aspirante ex sindaco Simeone Di Cagno Abbrescia cosa accadrebbe? Dovremmo forse aspettare altri cinque anni per sperare di rientrare al Petruzzelli? O dovremmo "gufare" (si tratta quasi di uno sport nazionale, ormai) sul presidente del consiglio Silvio Berlusconi per avviarne l'esproprio con legge ordinaria?
Dentro di me penso però ai tanti giovani che il Petruzzelli non sanno cosa sia, non ne conoscono le emozioni che sa sprigionare e sento una grande, profonda tristezza. Vorrei sinceramente scappare da una città, che guarda con indifferenza a ciò che sta accadendo. Una città prigioniera del silenzio persino degli intellettuali più autorevoli, che sino a dicembre hanno esternato senza tregua su giornali e tv e oggi malinconicamente tacciono. Qui non si ribella nessuno di fronte allo scandalo della chiusura ad libitum di un teatro pronto da mesi. Nessuno scende o scenderà mai in piazza per la Bellezza e per la Cultura. Almeno a Bari e in Italia. C'è davvero da vergognarsi. Sul Corriere del Mezzogiorno di oggi leggo dichiarazioni persino "allarmate" dello stesso Di Cagno Abbrescia: "Alla stragrande maggioranza dei baresi della riapertura del Teatro Petruzzelli non interessa un bel nulla". Sarà pur vero, caro Simeone, ma una città priva del Teatro è una città senz'anima, senza identità, senza futuro. Ed è un vero, grande peccato di presunzione che la maggioranza dei baresi questo non l'abbia compreso.
Nessun commento:
Posta un commento