martedì 1 giugno 2010
"L'opera appesa" di Luca Del Fra*
"Soldi pochi interessi molti: dagli insufficienti 420 milioni di euro di quest'anno i finanziamenti dello Stato alle attività culturali nel 2011 crolleranno a 311 milioni di euro, di cui circa il 50% andrebbe ai teatri lirici. Bisogna partire da questo ulteriore taglio di fondi alla cultura del Governo di Berlusconi per capire lo scontro in atto intorno al decreto delle fondazioni lirico-sinfoniche, presentato dal Ministro per i beni e le attività culturali Sandro Bondi come riforma del dispendioso - secondo lui- settore lirico.
In presenza di così esigui finanziamenti per la cultura (solo per l'Opéra de Paris la Francia spende 105 milioni di euro) il vero scontro è tra la produzione culturale e la circuitazione di spettacoli, certo meno dispendiosa ma provinciale e che nasconde non idilliaci interessi.
Privo di un qualsiasi contenuto culturale, che è premessa indispensabile per una riforma, nel colpire l'autonomia dei teatri e i lavoratori, il decreto svuota le fondazioni lirico-sinfoniche, i grandi teatri lirici italiani dalla Scala al San Carlo, dal Maggio Fiorentino al Regio di Torino, trasformandone la maggior parte da centri produttivi in contenitori per la circuitazione.
Il provvedimento concede un potere immenso a quello che appare una équipe di liquidatori: lo stesso Bondi e il suo entourage ministeriale. A loro discrezione l'erogazione dei pochi fondi: la scelta favorirà la creazione del consenso attraverso eventi di circuito possibilmente affidati alla mediazione di agenzie e di amici.
L'opposizione di centrosinistra chiede il ritiro del decreto e con l'ostruzionismo parlamentare spera di far scadere i tempi tecnici della sua approvazione. Alla difesa dei teatri lirici però non corrisponde una proposta concreta. Da anni mancano gli studi sulla reale situazione dei teatri italiani, mentre i dati forniti dal Ministero appaiono opinabili e atti ufficiali come i bilanci sono dubbi: come mai nel nostro Paese ogni volta che si cambia sindaco e sovrintendente nel teatro d'opera della città, salta fuori qualche decina di milioni di euro di deficit? E come funzionano le cose all'estero? Malgrado tutti i malfunzionamenti e la valanga di problemi, merita ricordare che le fondazioni lirico-sinfoniche restano l'unica rete di produzione teatrale estesa su tutto il territorio: con questo decreto saranno appese al potere decisionale di pochi."
*(Giornale della Musica / Giugno 2010 - Luca Del Fra)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento