venerdì 25 febbraio 2011
"Dopo 48 anni torna il celebre dittico Cavalleria rusticana e Pagliacci al Pavarotti di Modena" di Grigorij Calcagno*
"Un ritorno atteso ben 48 anni quello di sabato 12 febbraio al Comunale "Luciano Pavarotti" di Modena. Era infatti dalla stagione 1963-1964 che le opere “CAVALLERIA RUSTICANA” di Mascagni e “PAGLIACCI” di Leoncavallo non venivano rappresentate insieme nel teatro emiliano. Il dittico è stato prodotto dalla Fondazione Teatro della Città di Livorno “C. Goldoni” del quale fanno parte l'Orchestra e il Coro.
I due capolavori dei rispettivi compositori, tipicamente veristi, narrano due storie
ambientate nel Meridione d'Italia. La prima, tratta dal famoso romanzo di Giovanni Verga, necessita di un'atmosfera tipicamente siciliana che non sempre un regista riesce sufficientemente a ricreare. Questa è, a mio parere, la difficoltà maggiore di quest'opera per quanto concerne la regia. Per quanto riguarda invece la seconda opera, l'azione si svolge in un paese della Calabria ed è tratta da un avvenimento scioccante realmente accaduto. Il padre di Leoncavallo fu giudice e prese parte nel processo riguardante appunto a quell'efferato fatto di cronaca accaduto negli anni precedenti.
Veniamo ora alla serata modenese. La sala comincia a riempirsi. Si notano facce nuove, non solite venire alle prime, tradizionalmente abitate da un pubblico freddo e restìo nell'applauso, ma assai esperto di musica. Probabilmente la curiosità di ascoltare di nuovo, dopo quasi mezzo secolo, due cosi' celebri capolavori avrà spinto i neo-ascoltatori a recarsi in teatro. Fatto positivo, a mio avviso, dati i tempi. Si spengono le luci, il brusio cessa entra l'Orchestra seguita poi dal maestro JONATHAN WEBB. Ascoltiamo allora un messaggio da parte del teatro. E' un messaggio di protesta nei confronti dei tagli del governo alla cultura e un avviso riguardante le inevitabili ripercussioni sulla prossima stagione. Ottima idea che viene giustamente applaudita a dovere. Segue un messaggio registrato da parte del noto conduttore Maurizio Costanzo che compie un'analisi sui personaggi femminili delle due opere con collegamenti ai fatti di oggi che ben conosciamo e per i quali le donne si stanno battendo. Un intervento fatto bene ma che mi sembra incoerente rispetto al contesto di una serata all'opera. Infatti seguono cenni di disapprovazione (fischi e “buuu”) a mio avviso meritati. Comincia lo spettacolo. Molto buona l'esecuzione dell'Orchestra della Toscana condotta da Webb che esegue in maniera raffinata e puntuale l'intermezzo della Cavalleria.
Positivo anche il coro, che puo' vantare una solida sicurezza nel canto. Discrete le voci bianche nella parte vocale, meglio nell'interpretazione scenica. Buona l'interpretazione della Santuzza di Raffaella Angeletti che si è rivelata anche migliore come Nedda nei Pagliacci. Si fanno notare però nella sua voce alcune incertezze nello sfoggiare gli acuti e un leggero tremolio nel timbro. Il tenore, Mickael Spadaccini, mostra una potenza vocale e volume della voce notevoli e un'ottima presenza scenica, specie per la giovanissima età. Il “vesti la giubba” di Pagliacci non è però di quelli da ricordare, mentre buona la riuscita dell'aria iniziale di Cavalleria, cantata in maniera disinvolta e sicura. Discreta la prova di Kamelia Kader (Lucia), cosi' come quella di Anooshah Golesorkhi (Alfio) e Tonio (a parte la veniale stecca nel prologo della seconda opera). Bella voce da parte di Alessandro Luongo in Silvio e di Ozge Kalelioglu in Lola. Discreto il Peppe di Pelligra che sfoggia acuti di bella emissione, nonostante la sua voce sia poco potente e dal timbro non disprezzabile.
La regia di Alessio Pizzech è, a mio parere, la nota negativa dello spettacolo. In cavalleria è abbastanza suggestiva la scelta delle case diroccate ma totalmente errata la decisione di alcuni costumi, come quello di Lola che sembra (quasi) una escort con gonna stretta e vestitino rosa. Inoltre i carrettieri,comunque dei popolani, sono vestiti con raffinati papillon per la festa di Pasqua. Non mi sono piaciute alcune delle numerose proiezioni sullo sfondo, talvolta a mio parere kitch come altre scelte registiche. Meglio Pagliacci dove c'è l'atmosfera da circo “nomade” che risulta piacevole. Migliori anche le proiezioni...insomma..uno spettacolo di modesto livello che, in tempi di crisi, può comunque passare. La Maria Stuarda del novembre scorso, sempre qui a Modena, con la grande soprano Mariella Devia, è stata decisamente un'altra cosa: un trionfo di perfezione. Alla fine applausi superiori a quanto mi sarei aspettato. Solo una debole contestazione ha accolto al termine il tenore che sembra però non averci nemmeno fatto troppo caso." (La recita qui recensita si è svolta al "PAVAROTTI" DI MODENA il 12 febbraio 2011).
*Ringrazio Grigorij Calcagno, aspirante critico modenese, di soli...13 anni, alla sua prima recensione! AR
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