lunedì 7 febbraio 2011
Renato Palumbo dirige al Petruzzelli una memorabile "Patetica" ciakovskiana
E' noto ai più che le preferenze musicali di Ciaikovskij si orientarono nel corso della sua vita verso i francesi (Bizet, Massenet e Delibes, in particolare) e solo alcuni tedeschi del geniale calibro di Mendelssohn-Bartholdy e Schumann; ma fu soprattutto la sua sconfinata passione per il "Divino Salisburghese", Wolfgang Amadeus Mozart, che egli venerava quasi come fosse un Dio, ad indurlo a scrivere pagine che a lui si ispiravano quale modello sommo e insuperabile (si pensi alla Suite n. 4 per orchestra, detta non a caso "Mozartiana"). Ecco perchè nell'impaginazione di numerosi programmi sinfonici è agevole trovare accostati i nomi di Mozart e Ciaikovskij. Al Petruzzelli di Bari non si è fatta eccezione. La Fondazione ha affidato alla bacchetta più "operistica" che "sinfonica" di Renato Palumbo, alla guida dell'orchestra del teatro, un programma dal percorso fascinoso ed intrigante: si partiva con l'ouverture dal "Don Giovanni", pagina di grande modernità, anticipatrice com'è del sentire romantico, per poi passare al più bel concerto per corno e orchestra (il quarto) sempre del Salisburghese e concludere, infine, con la sinfonia "Patetica", testamento estetico e musicale di Ciaikovskij completato ed eseguito pochi giorni prima della morte (suicidio o avvelenamento? Un mistero non ancora completamente svelato).
Palumbo, ottimamente coadiuvato dall'Orchestra della Fondazione Petruzzelli (in forma davvero smagliante), ha saputo offrire un'interpretazione di raro pathos e grande energia della sinfonia ciaikovskiana, nella multiforme ricchezza delle febbrili vibrazioni timbriche ed espressive di cui è ricca la superba pagina, nella concertazione precisa ed elegante (si pensi all'apparentemente salottiero secondo movimento), nell'osservanza certosina delle complesse dinamiche previste in partitura per l'orchestra. Nella prima parte c'era stato il positivo debutto di Martina Repetto, giovane primo corno della compagine barese,che si è ben disimpegnata nel concerto mozartiano. Successo caloroso tributato (anche a scena aperta dopo il rutilante "Allegro molto vivace") a direttore ed orchestra da un pubblico, va detto, meno numeroso del solito. Non ci resta che dire: Un vero "peccato" per gli assenti.
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