Il programma era decisamente allettante (Prima Sinfonia di Brahms e Concerto in Sol per pianoforte e orchestra di Ravel) e sebbene non amiamo lo Showville di Mungivacca nella sua veste di auditorium, siamo andati ugualmente ad ascoltare il concerto dell'Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari diretta dal maestro di Bratislava Petr Feranec, attuale direttore della Czech Chamber Orchestra e del Janacek National Theatre di Brno, con un recentissimo passato alla guida musicale del Teatro Mikhailovsky di San Pietroburgo.
In sostanza un direttore d'orchestra dalle credenziali interessanti e da cui ci si aspettava un concerto significativo. Al contrario, la serata è partita francamente male con un'esecuzione frettolosa e superficiale di una sinfonia, peraltro notissima, come la Prima di Johannes Brahms.
A voler analizzare anche la lettura dell'Orchestra della Provincia siamo rimasti impressionati dallo scarso impegno dei professori nella sinfonia brahmsiana (eseguita assai meglio in precedenti occasioni): poca coesione tra le sezioni, scarsa concentrazione, ma soprattutto si aveva l'impressione che i tempi del maestro Feranec, improntati più ad una ricerca della velocità a tutti i costi, che del tipico respiro lirico brahmsiano, rendessero ancor più palpabili le attuali difficoltà della compagine barese.
Sappiamo bene che l'orchestra non sta vivendo un momento facile, tutt'altro. A giugno prossimo si rischia di chiudere, visti i tagli verticali della cosiddetta "Spending Review" e se non interverranno fatti nuovi. D'altro canto prove così poco incoraggianti, non fanno che dar ragione a chi vorrebbe sciogliere definitivamente questa storico complesso del territorio pugliese, nato nel 1968 (mica ieri) per volontà di autorevoli personaggi della città come Vitantonio Barbanente e il notissimo maestro Gabriele Ferro.
A complicare le cose c'è anche la situazione, a dir poco scandalosa, dei lavori (rinviati e procrastinati continuamente e che avrebbero dovuto concludersi già a dicembre 2012) per la ricostruzione dell'Auditorium Nino Rota - chiuso ormai da più di vent'anni. Situazione che ha pesato e pesa come un macigno per il rilancio effettivo dell'orchestra. Se del resto non ci sono nemmeno le risorse per mantenere una stagione sinfonica, quale senso avrebbe - ci chiediamo - anche il recupero dell'Auditorium? Quale orchestra ci suonerà se si scioglie questa? Aspettiamo su questi temi risposte urgenti quanto esaustive.
Tornando alla serata di venerdì, è andata un po' meglio con il concerto di Ravel, dove è stato eccellente protagonista il pianista Emanuele Arciuli, vincitore alcuni anni fa del prestigioso "Premio Abbiati" della critica musicale italiana e da tempo lanciatissimo nel panorama mondiale.
Nonostante venerdì sera fosse debilitato dall'influenza, Arciuli ha dato ulteriore prova della sua maturità interpretativa e del suo coraggio in un concerto, quello in Sol di Ravel, che allinea nella sua copiosa discografia interpreti semplicemente favolosi come, per citarne solo un paio, Arturo Benedetti Michelangeli e Martha Argerich. L'orchestra si è in parte riscattata, anche grazie ad una più attenta concertazione di Feranec, ma è stato soprattutto Arciuli a dar vita ad una interpretazione cristallina e cesellatissima dell'arduo concerto raveliano, in particolare nel secondo e terzo movimento, dove dallo struggente, delicato lirismo in chiave mozartiana si passa improvvisamente al pirotecnico ritmo jazzato della rutilante conclusione. Pubblico non numerosissimo, ma partecipe.
Nessun commento:
Posta un commento