mercoledì 9 aprile 2014

"Castellitto al Petruzzelli: tra simpatici aneddoti e profonde riflessioni" di Alessandra Savino


Proseguono le affollatissime file mattutine all’ingresso del Petruzzelli per assistere alle “Lezioni di Cinema” del Bif&st. Dopo l’atteso arrivo in teatro del neo vincitore del Premio Oscar, Paolo Sorrentino, la scorsa domenica, a salire lunedì sul palco del politeama barese è stato invece Sergio Castellitto (nella foto). Noto per la sua duplice fama di attore e regista, quest’ultimo ha varcato le soglie dell’elegante Petruzzelli con alcuni minuti di ritardo, facendo crescere il fermento e la curiosità tra il pubblico che animava palchi e platea.
E ad un tratto, mentre la folla era distratta a scambiarsi commenti ed opinioni in merito al film “Non ti muovere” la cui proiezione era appena terminata, Castellitto è apparso all’ingresso, alle spalle del pubblico ed ha attraversato la platea sollevando il braccio per salutare amichevolmente tutti. Giunto poi sul palcoscenico, i giornalisti si sono subito precipitati alle prime file per fotografarlo ma lui li ha sorpresi, con un gesto che lo ha reso ai nostri occhi umile e spiritoso allo stesso tempo, invitandoli a mettersi in posa per poi scattare loro una foto con il proprio cellulare.

A dialogare con Sergio Castellitto è stato il giornalista Franco Montini che come sempre, attraverso precise e mirate domande, ha permesso al pubblico di conoscere da vicino una delle personalità di spicco di un Cinema impegnato su tutti i fronti.
La Lezione si è aperta con una riflessione sul ruolo dell’attore e sulle forti emozioni che lo assalgono ad ogni debutto in teatro. La paura e il panico sono sentimenti utili alla recitazione.  Con queste parole Castellitto ha tranquillizzato i numerosi  giovani che erano presenti al Petruzzelli lunedì mattina e che sognano di recitare su un importante palcoscenico, pur essendo sopraffatti dal timore di esibirsi di fronte ad un pubblico. Alle domande di Montini sul rapporto tra tecnica a talento, il regista di “Non ti muovere” ha poi risposto citando Anton Čechov secondo il quale talento è scrivere una pagina al giorno. Ed è proprio sul concetto di ‘talento’ e sulla consapevolezza che esso non sempre porti al successo che Castellitto si è soffermato durante l’intervista presso il Petruzzelli. Attori si scopre di esserlo…ma credo che da qualche parte lo si nasca - ha affermato - il  talento può stare dappertutto, non ha importanza da dove provenga…riconoscere il talento, questo è  l’importante. Ed infine, la sua riflessione sull’amara realtà: L’equazione talento-successo non è sempre automatica.
È poi tornato più volte a parlare di quella paura che assale l’attore prima di andare in scena, soprattutto se ci si deve confrontare con interpreti del calibro di Marcello Mastroianni al cui fianco Castellitto recitò  in “Il Generale dell’armata morta” di Luciano Tovoli.
Ma non si è discusso solo di cinema e, d’altra parte bisognava aspettarselo da un personaggi la cui carriera ha sempre abbracciato, oltre il grande scremo, anche il teatro e la televisione. A quest’ultima Castellitto riconosce il merito, stando a quanto ci ha raccontato durante la sua “Lezione di cinema”, di avergli permesso di realizzare film che hanno segnato un passaggio di coscienza. Come ha sottolineato Franco Montini, tuttavia, egli non è rimasto legato, come accade invece a molti attori, ad un personaggio televisivo in particolare, sebbene l’attenzione si sia subito soffermata, durante l’intervista, sulle interpretazioni che Castellitto ha dato a Padre Pio e Don Milani per il piccolo schermo.  Entrambi sacerdoti, ma molto diversi tra loro con i quali il regista di “Venuto al mondo” si è dovuto confrontare avvalendosi di metodi di immedesimazione differenti. Don Milani l’ho capito in contrapposizione, ho dovuto giocare sui controcampi – ci ha rivelato a riguardo del primo personaggio mentre ha sottolineato che il lavoro svolto attorno alla figura di padre Pio si è basato sul tentativo dell’attore di provare la sofferenza fisica che affliggeva il frate. In che modo? Nel modo più semplice, ovvero sopportando il dolore di grossi spilloni posti sotto la pianta del piede. Un metodo che, se a molti è apparso eccessivo, dimostra in realtà la grande serietà e professionalità di una artista come Sergio Castellitto che ha dichiarato: Sono sempre stato dalla parte dei film che facevo. Affermazione che denota la coerenza di chi veste i panni di personaggi dalle storie non sempre facili facendosi portavoce di valori condivisi.
Ma Castellitto è noto anche per quella verve comica che non ha mancato di mostrare lunedì mattina al Petruzzelli quando dinanzi ad un teatro affollatissimo ha simpaticamente scherzato sul tifo calcistico dichiarando apertamente il suo ‘amore giallorosso’ ed, ironizzando sul capitano della Roma, ha affermato – Totti sarebbe stato un ottimo attore neorealista – strappando a tutti un sorriso.
Non si poteva poi non tirar in ballo il concetto di ‘famiglia’ dal momento che gli ultimi successi di Castellitto molto devono al sodalizio artistico che lo lega ,oltre che sentimentalmente, anche professionalmente alla moglie, Margaret Mazzatini. Sul consolidato rapporto tra i libri da lei scritti e i film di Castellitto ad essi ispirati si è focalizzata, infatti, l’ultima parte della “Lezione di Cinema”. Siamo sempre stati la sentinella l’uno dell’altra – sono state le parole dell’attore e regista a riguardo. E ad una giornalista piuttosto curiosa che gli ha chiesto che tipo di relazione avessero nel quotidiano lui ha risposto semplicemente: Siamo di una normalità devastante! L’attenzione si è subito spostata dal piano privato a quello professionale non appena Castellito, spinto da Montini, ha descritto l’esperienza che l’ha portato a ricavare il film, proiettato quella stessa mattina al Petruzzelli alle ore 9.00, dall’omonimo libro “Non ti muovere” della Mazzantini. Io ho avuto il privilegio di leggerlo per primo – ha giustamente sottolineato – La scrittura di Margaret è fluviale…è una scrittura molto visiva, fatta di parole che si fanno guardare.
Che dire?! Credo siano sufficienti queste frasi a farci capire la stima che Castellitto nutre nei confronti della moglie e la motivazione che lo ha condotto a tradurre in immagini le pagine del suo romanzo. Ho scritto la sceneggiatura, poi ho immaginato i volti – ha continuato a raccontare rivelandoci, inoltre, che in un primo momento non pensava di recitare in quel film. Riteneva che il personaggio di Timoteo avesse bisogno dell’interpretazione di un attore più anglosassone, volendo citare le parole di Castellitto. Più precisamente aveva pensato di affidare il ruolo all’americano John Malkovich, ma successivamente si era reso conto di voler essere lui Timoteo. L’ha definita alla fine un’avventura tosta e gratificante nella quale uno straordinario contributo, sottolinea Montini, è stato dato anche da Claudia Gerini nei panni di Elsa, moglie di Timoteo. Ma l’incontro della Mazzantini con la trasposizione cinematografica del suo libro si concretizza solo nell’ultima scena del film, nel momento in cui la scrittrice appare come passante incrociando Castellitto fuori dall’ospedale. A riguardo il regista ci racconta che il giorno delle ultime riprese la Mazzantini si era presentata sul set e lui le aveva chiesto di passare davanti alla telecamera indossando un camice bianco. Ma Margaret è molto vanitosa – prendendo in giro scherzosamente sua moglie ci ha rivelato che  aveva preferito apparire elegantemente vestita di nero. Una scena di grande impatto in cui, ha  evidenziato Castellitto, lo scrittore incontra i suoi personaggi…incrocia il fantasma che ha scritto. Un libro, dunque, una storia definita un ‘fantasma’ che prende forma attraverso personaggi in carne ed ossa. Stesso iter seguito, per il successivo romanzo di successo della Mazzantini, “Venuto al mondo”, tradotto dal marito in uno straordinario film che vede nuovamente tra i protagonisti Penelope Cruz. In questa seconda trasposizione cinematografica il regista ha, invece, lasciato il segno della presenza della scrittrice sullo schermo attraverso il volto di Pietro Castellitto, giovanissimo figlio dei due artisti, frutto del loro legame che ancora una volta ha costituito la ricetta, a mio avviso, per un ottimo film.
Gli ultimi venti minuti dell’incontro con questo grande ospite del Bif&st sono stati, come sempre, dedicati, alle domande del pubblico, composto perlopiù da giovani aspiranti attori ansiosi di ricevere consigli da esperte personalità del mondo del Cinema. Ed ai loro timori ed incertezze su tecniche e metodi di recitazione  Castellitto ha risposto narrando un simpaticissimo aneddoto di cui era stato protagonista da ragazzo. Era in ritardo per un’ importante prova generale e decise di rubare, questo il termine che ironicamente utilizza, la macchina di suo padre, una ottocentocinquanta beige, per poter arrivare in tempo. Non trovando parcheggio, la abbandonò in seconda fila a corse alle prove dove d attenderlo c’era il cast furioso per il suo ritardo. Ma cosa centra tutto questo con le tecniche di recitazione?! Castellitto ci ha rivelato che per un’ora e un quarto aveva recitato pensando alla macchina in doppia fila, ossessionato dal timore che giungesse il carro attrezzi  portandola via, ed ai ‘sonori rimproveri’ che avrebbe ricevuto da padre. Cosa sorprendente fu che al termine della sua interpretazione durante le prove generali ricevette i complimenti di tutti. Questo dimostra ancora una volta quanto la paura sia il vero segreto, secondo Castellitto, di un’eccellente recitazione. D’altra parte il cinema si basa sempre su forti emozio poiché,  il regista di “Venuto al mondo” lo ha ribadito lunedì mattina, o ci fa piangere o ci fa ridere. E con sorriso Castellitto ha concluso la sua Lezione al Petruzzelli, scattando un’altra foto alla platea che applaudiva già in piedi per correre a chiedergli l’autografo.



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