Nell’ ambito della presente edizione del BIF&ST, chi vi
scrive si imbatte nel film di Francesco Rosi “ Il Caso Mattei”, per la pochezza
estrema della edizione del 2014, in cui, per far rivivere un po’ di cinema nel
vero senso della parola, si deve ricorrere ad un-non di certo adamantino quanto
a qualità- passato.
In nome di questo passato retrocediamo negli anni ed
incontriamo una delle icone del film denuncia, cui è co-dedicato questo
festival edizione 2014, il buon Gian Maria Volontè, ovvero il profeta dell’
impegno in celluloide, che pervase il periodo a cavallo tra il quart’ultimo ed
il terz’ultimo decennio del millennio che fu.
Ed infatti, sembrano passati quasi mille anni da quel
periodo, la prospettiva di quel passato ed i bicchieri li lascio o li faccio
più o meno svotare a voi.
Per quel che mi riguarda, da osservatore, figlio di Goldrake
e della postideologicità, delle Rote della Fortuna-con vezzo toscano- e del
mega riflusso “storico-dialettico” di tutto quello che di poco storico e di
molto dialettico c’era in quegli anni di Rosi e Volontè, le righe seguenti vi
danno semplicemente la mia ciabattesca opinione.
Il taglio documentaristico, che pareva descrivere la verità
di quegli eventi e di quei momenti di incipiente- e ladrone-boom economico, la
apparente accuratezza dei fatti ivi descritti, in realtà frammista ad errori e
presappocchismi giustizialistici, non
solleva dal disinteresse lo spettatore e questo è un merito.
La militanza, che da sempre avvolge il moloch culturale
italiano, che proprio in quegli anni assumeva la foggia inquietante ed anche un
po’ stolida e fine a se stessa del monolite di Kubrick, è la benzina ed il
limite di tutte queste operazioni ed in un momento in cui si discute di gas di
Scisto, che proprio a quella America, da sempre ritenuta la colpevole della
palla di fuoco in cui si ridusse il giocattolo a getto del presidentissimo sui
cieli pavesi, sta fornendo nuove e straordinarie possibilità, capacità
produttiva ed estrattiva di una nuova generazione di idrocarburi, rende
terribilmente ed amarissimamente passato ed inutile interrogarsi sul perché di
questi eventi e di queste morti.
Le sette sorelle son tornate a pompare ed a estrarre, sul
proprio territorio, miliardi di barili e di metri cubi di petrolio e gas “shale”
e lo sviluppo di nuove tecnologie di rigassificazione a disposizione di tutti i
suoi possibili fuitori, rendono del tutto inutile il “terzomondismo” un po’
peloso di molti, troppi moralisti economici e non solo.
Un merito, però, c’è:
se il timido spettatore nascosto dal buio della sala può riflettere, con la
testa del 2014, su una nuova politica energetica che sappia di indipendenza
economica dai vari cesari e/o dittatorelli, beh, anche Rosi e Volontè hanno
raggiunto il loro obiettivo di servizio, se il cinema è anche servizio e non,
come crede il vostro ingenuo scrivente, principalmente Arte di “distrazione” di
massa.
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