Ricordare un uomo come Pinuccio Tatarella, non è un compito facile. Per quanto mi riguarda, sin da bambino condividevo con lui la passione per il mare ed i suoi frutti deliziosi. A Casa Dilonardo, a Rosa Marina, lui ci deliziava con racconti comici e trascinanti. Io ero un ragazzino allora, ma ricordo l'amicizia solida e complice tra lui e Don Mimì (anche loro uniti dalla stessa "passione").
Non mi lega invece il discorso della politica, per quanto lui sia davvero stato un "Ministro dell'Armonia", come lo definì lo stesso Berlusconi, ed era un uomo di grande generosità, quando mi invitò nel 1996 a collaborare con il ROMA, il suo giornale di allora, nella sede di via Putignani a Bari. Ieri sera al Petruzzelli, un'altra storia, un altro tempo. C'era l'Orchestra Metropolitana di Bari, l'ex della defunta Provincia, che protestava vivacemente, attraverso una violinista, per la sua visibilità ed i suoi annosi problemi (mai risolti) di sopravvivenza e di sede. C'era il maestro Paolo Lepore, brillante musicista e aggregatore di persone sensibili all'"Arte dei Suoni", e c'erano anche i talentuosi musicisti dei Conservatori pugliesi, che hanno vinto il Premio "Niccolò Piccinni", assegnato loro da una giuria composta da autorevoli esponenti del mondo musicale barese. Il concerto bello, interessante, mette in luce soprattutto il talento straordinario del virtuoso fisarmonicista ospite, Oleg Veresciaghin (nella foto), impegnato in musiche di Haendel (delicato il suo concerto) Shostakovich e Piazzolla, e assai applaudito dal folto pubblico del Petruzzelli, per le sue funamboliche agilità di virtuoso allo strumento, nel bis della cavatina di Figaro, da lui trascritta per fisarmonica, e in un altro brano bellissimo, dove ritmo e concentrazione si accavallavano con una precisione quasi maniacale.
Buona la direzione di Lepore, e più che dignitosa l'esecuzione dell'Orchestra barese, che ha mostrato le cose migliori in Shostakovich e Piazzolla, dove abbiamo apprezzato le plastiche coreografie di Elisa Barrucchieri, in un elegante "passo a due".
Ci auguriamo che continui davvero a suonare e ad esibirsi; ora l'Auditorium "Nino Rota" c'è, ma è come (purtroppo) se non ci fosse. Servono un bel po' di soldini per chiudere i conti. Che aspettiamo a pagare e a ridare fiato alle trombe?