mercoledì 25 febbraio 2015
Il "Vascello Fantasma" da Londra: un grande spettacolo di scena e musica.
"Chi non conosce la leggenda del Vascello Fantasma? si tratta di un vascello che non può mai pigliar porto e va errando in alto mare da tempo immemorabile". Con questa frase Heinrich Heine inizia nel Salon del 1834 poi confluito nei Reisebilder, il racconto da cui Richard Wagner trae la trama per il proprio libretto.
Ieri sera lo abbiamo ascoltato in diretta via satellite dalla Royal Opera House di Londra in una bella sala dello Showville di Mungivacca, quartiere periferico di Bari, proiettato su grande schermo. Una grandissima edizione, sia per la direzione precisa ed energica di Andris Nelsons, sia per gli eccellenti interpreti vocali, e per la strepitosa prova dell'Orchestra e del Coro del Covent Garden.
L'unico neo, ci è parsa la resa acustica, assai problematica, sin dall'inizio dell'opera. Con sbalzi di volume e vetrose distorsioni negli acuti potenti del soprano Adrianne Pieczonka. Ma l'interprete ideale del ruolo del protagonista maschile, almeno ai giorni nostri, il c.d Olandese Volante, alias Bryan Terfel, voce di splendido metallo, capace anche di raffinate mezze voci e di una scena attoriale da incorniciare. La storia dell'"Olandese" wagneriano è affascinante e macabra al contempo. Due ore e mezza di musica sublime, senza intervallo, che richiede molta attenzione e concentrazione agli spettatori.
L'Olandese è reduce da una terrificante tempesta, che Wagner genialmente riporta con effetti caleidoscopici e accecanti sonorità degli ottoni e delle percussioni nella meravigliosa ouverture, e approda, secondo la leggenda, ogni sette anni in una terra, per sposare una donna che sappia essergli fedele, e lo redima. Tentativi illusori che lui ha già compiuto, tutti miseramente naufragati.
Nella nostra storia, l'Olandese incontra un avido mercante, Daland che viste le ricchezze e i gioielli posseduti dall'Olandese, vuole opportunamente dargli la figlia Senta in sposa. L'opera è costruita come un tutt'uno, senza intervallo alcuno, da Wagner.
Pur essendo una delle prime opere del compositore, dove è agile riconoscere un polistilismo variegato, con riferimenti chiari ed evidenti al melodramma italiano (Donizetti e Bellini, in primis), è già ben definito il suo linguaggio. Weber, Padre della Drammaturgia tedesca dell'epoca è un altro punto di riferimento significativo.
L'opera è stata, come sempre, preceduta dalla disinvolta e scorrevole guida all'ascolto della dottoressa Barbara Mangini, che di volta in volta, ha offerto spunti di riflessione preziosi ed adeguati sulla bellezza indubitabile del capolavoro wagneriano.
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