Il «Barocco
Festival Leonardo Leo» chiude la XIX
edizione con «La canzone napoletana…
prima della canzone napoletana». Un tema classico per la rassegna che
saluta il pubblico, in viaggio dopo il “check-in” d’imbarco, nel Chiostro dei Domenicani a San Vito dei Normanni, martedì 6 settembre alle ore 21. Il concerto vocale e strumentale dell’ensemble «Festa Rustica», diretto dal virtuoso del flauto a becco, Giorgio Matteoli, ci porta alla
scoperta delle radici delle tradizioni popolari napoletane.
L’origine della canzone napoletana risale
al XIII secolo e alla diffusione della
poesia che a quel tempo era quasi sempre musicata. Le invocazioni corali del
popolo sottolineavano già allora le contraddizioni
tra le bellezze naturali e culturali della città e le difficoltà oggettive di
chi ci viveva. Quando nel Quattrocento
la lingua napoletana divenne più strutturata assumendo una propria identità e
dignità, molti musicisti, ispirandosi proprio ai cori popolari, iniziarono a
comporre farse, frottole, ballate, villanelle, che dal Cinquecento al Settecento
si diffusero in Italia prima, e poi in tutta
Europa. Si trattava, allora come oggi, di un’espressione artistica
popolare, piena di contenuti positivi. Racconti di vita comuni a tutti, quale
che fosse il contesto sociale, come le
passioni e le vicende d’amore.
Nel periodo barocco, il genio popolare contamina la commedia in musica
insinuandosi come un virus nelle forme colte fino a diventare, in opposizione
alla musica di corte e della nobiltà, il linguaggio
preferito della classe borghese. Rispetta la regola l’aria «T’aggio voluto bene» di Gaetano Latilla, che tiene fede alla
forma classica e all’ispirazione popolare, finanche nella strumentazione: l’espressività delle parti recitate
e l’orecchiabilità delle melodie delle cantate diviene il tratto unico di un linguaggio musicale easy.
La genialità compositiva delle arie e la bellezza melodica
delle sonate si intrecciano con gli accenti delle villanelle alla napoletana, dal sapore popolaresco. In effetti, originariamente, le villanelle erano eseguite in lingua
napoletana dal popolo nelle strade, e ogni giorno piazza Castello diventava il centro musicale di Napoli: poeti
e musicisti si riunivano per comporre nuovi brani che il popolo faceva suoi e poi
cantava nelle feste. I canti e i suoni nella Napoli del Cinquecento si diversificavano a seconda della loro
origine e provenienza, ma la villanella
riuscì a conservare
l’ispirazione poetico-musicale delle origini, quando gli autori attingevano
alla tradizione del canto contadino. Più tardi le villanelle furono tradotte dai musici, trascritte e composte su
righe musicali, manipolate dai trascrittori, eseguite a più voci divenendo un
genere musicale in grado di affrontare il cammino
fuori dai confini del Regno.
L’ensemble «Festa Rustica» è specializzato nel
repertorio tardo rinascimentale, barocco e galante su copie di strumenti
antichi. Particolarmente attivo in ambito concertistico, in Italia e all’estero,
l’ensemble dedica grande attenzione anche al repertorio barocco napoletano, come testimoniano le incisioni
discografiche prodotte. Il trio strumentale è accompagnato dal soprano Enrica Mari, alle spalle una intensa
attività concertistica con vari gruppi da camera e orchestre, oltre a diversi
ruoli operistici. In caso di pioggia il
concerto si terrà sotto i portici del chiostro.
Martedì
6 settembre ore 21.00 - San Vito
dei Normanni, Chiostro dei Domenicani
LA CANZONE NAPOLETANA ... PRIMA DELLA CANZONE NAPOLETANA
Le cantate, le arie e le villanelle nella Napoli barocca
Enrica Mari soprano
ensemble Festa Rustica
Matteo Scarpelli violoncello
Giorgio Spolverini cembalo
Giorgio Matteoli flauti diritti e direttore di concerto
LA CANZONE NAPOLETANA ... PRIMA DELLA CANZONE NAPOLETANA
Le cantate, le arie e le villanelle nella Napoli barocca
Enrica Mari soprano
ensemble Festa Rustica
Matteo Scarpelli violoncello
Giorgio Spolverini cembalo
Giorgio Matteoli flauti diritti e direttore di concerto
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